Ci aspetta la prossima tappa di un’intensa tabella di marcia, il monastero di Noravank, al confine con la regione del Nakhchivan, appartenente all’Azerbaigian e cominciamo a salire di quota.
Il colore dominante diventa il giallo ocra e tornante dopo tornante ci infiliamo nella gola dell’Amaghu in un paesaggio molto simile a quello incontrato sui monti dell’Atlante in Marocco.
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Qui, su un fianco della montagna notiamo la Grotta degli Uccelli in cui furono trovati reperti risalenti all’età del Bronzo e poco più avanti ecco il monastero di Noravank (1221), arroccato fra aspre montagne in totale isolamento.
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Sulla facciata della chiesa di Surp Astvarsatsin (Santa Madre di Dio ) sono state ricavate due file di gradini di pietra che si congiungono all’entrata del primo piano. Naturalmente non ci facciamo mancare una foto di gruppo su questi gradini.
Dopo pranzo a base di zuppa di riso, formaggio tipico armeno “lorì”e verdura fritta con uovo, proseguiamo per il monastero di Tatev (IX secolo) superando il passo di Vorotan ( 2344 m) ed entrando nella regione di Syunik. Il cielo si sta un po’ annuvolando mentre ci scorrono di fianco stupendi panorami montuosi e svariati laghetti.
Speravamo di arrivare al monastero con la moderna funivia inaugurata di recente ( Ottobre 2010 ), di fatto la funivia più lunga del mondo ( 5675 m ), ma Karine ci rivela che il lunedi la funivia è chiusa e dovremo quindi affrontare gli strapiombi che conducono al monastero col pullmino.
Questo ci dà tuttavia la possibilità di fare una sosta al “ponte del diavolo”, una formazione naturale a forma di ponte con due piscine termali in cui è possibile immergersi traendo secondo i locali sicuro beneficio.
Noi tuttavia dobbiamo proseguire la strada e arriviamo a Tatev quando il sole sta per tramontare. Questo monastero fortificato si trova a picco sulla profonda valle del fiume Vorotan in posizione altamente scenografica, ma l’atmosfera della sera è lugubre, il cielo è totalmente annuvolato e una nebbia fredda sta salendo dal fondovalle.
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Mentre ammiriamo le bellezze architettoniche inserite in questo scenario così particolare, un solitario monaco con una lunga barba nera compare dalla nebbia e ci offre alcune immaginette sacre di San Gregorio Illuminatore.
Purtroppo le nostre preghiere al santo non hanno effetto e con un clima sempre più infausto dobbiamo dire addio alle osservazioni astronomiche probabilmente per il resto della nostra permanenza, la tanto temuta perturbazione è arrivata!
Intirizziti ci rintaniamo nel nostro hotel Mira a Goris, cittadina al confine col Nagorno Karabakh, un’enclave armena che si è proclamata indipendente dall’Azerbaigian nel ’91 ed è stata teatro di aspri conflitti nel ’94 tra armeni e azeri prima della definitiva autonomia.