E’ un vero peccato rinunciare alle osservazioni in un posto tanto remoto e il rammarico diventa sconforto il mattino dopo 25 ottobre, quando Karine ci porta sul posto che era stato destinato alle osservazioni, ovvero Karahunj, chiamato anche Zorats Karer, un sito archeologico a 2000m di quota, costituito da più di 200 megaliti alti fino a 3 metri, una sorta di Stonehenge armena risalente al 5000 a.C e quindi ancora più antica di quella inglese.
Si trattava molto probabilmente di un antico osservatorio astronomico, infatti molte pietre presentano fori che servivano per traguardare gli astri durante equinozi e solstizi. Con Carlo e Claudio ci scambiamo uno sguardo eloquente, qui le foto astronomiche con lo sfondo dei megaliti sarebbero state straordinarie. Pazienza.
Curiosa anche la somiglianza nell’etimologia delle parole Stone e Kara che significano pietra sia in inglese che in armeno e henge e hunj che significano suono. Camminando tra questi antichi megaliti vado con la memoria ad altri siti archeoastronomici visitati in passato come il tumulo di Newgrange in Irlanda nel 1994, della stessa Stonehenge nel 1997 e dell’anello di Brodgar alle isole Orcadi nel 2010.
Affrontiamo quindi il passo Selim ( 2410m) nella nebbia e visitiamo l’omonimo Caravanserraglio costruito nel 1332 come punto di sosta per le carovane dei mercanti lungo la via della seta. L’interno è piuttosto buio, una navata centrale per gli animali e due laterali per i viaggiatori e le loro merci.
Ci fermiamo poi al cimitero di Noraduz in cui si trova la più grande raccolta di croci di pietra ( Katchkar) dell’Armenia, sono oltre 900 e le più antiche risalgono al IX secolo. Qui si racconta che le truppe di Tamerlano fuggirono dopo che gli abitanti della zona misero elmi e spade accanto alle croci facendole assomigliare a giganteschi guerrieri.
Un’altra storia riguarda la tomba del monaco Ter Karapet Hovakimyan , che quando compì 90 anni si fece seppellire vivo poiché non aveva paura della morte. La tradizione vuole che chi beve acqua e rompe il recipiente accanto a questa tomba, anch’egli non avrà più paura. Effettivamnete accanto alla tomba si possono notare moltissimi cocci di vetro.
Dopo un pranzo a base di barbecue di pesce di lago, ci aspetta la salita al monastero di Sevan ( IX secolo ) che offre una splendida vista panoramica sull’omonimo lago e sulle montagne che lo circondano. Verso nord proprio dalle montagne stanno velocemente scendendo nubi minacciose che si appoggiano sul lago e avanzano verso di noi, un fenomeno atmosferico simile allo Stau alpino. E’ il caso di tornare velocemente al pullmino di Seyran.
Difatti poco dopo inizia a piovere e una volta a Dilijan, superato il Sevan Pass, la tremperatura cala ulteriormente. Ci rifugiamo ancora una volta in hotel, il Dilijan Resort, un moderno albergo con enormi vetrate sul panorama boscoso della zona.
Il paesaggio infatti è cambiato e dalle montagne aride siamo passati alle pendici ricche di boschi e fauna del Parco Nazionale di Dilijan. Qui, ci dice Karine ci sono lupi , orsi e linci. Il tempo è effettivamente da lupi e dopo cena ci ritiriamo nelle nostre stanze.