Rappresentazione artistica del rover Rosalind di ExoMars. Crediti: Esa

All’inizio doveva essere nel 2018. Poi è slittato all’estate del 2020. E il 12 marzo è arrivato l’annuncio ufficiale, da parte dell’Agenzia spaziale europea e della Roscosmos Space Corporation russa, che il lancio di ExoMars è ulteriormente rinviato, questa volta al 2022, fra agosto e ottobre. Un annuncio già nell’aria da tempo, perlomeno da quando sono emerse criticità nei test sui paracadute ai quali spetta il compito di portare sano e salvo a destinazione il rover Rosalind sulla superficie marziana. Criticità probabilmente ancora non risolte con il livello di affidabilità necessario, considerando che i test finali sui paracadute – come anticipato a Media Inaf la settimana scorsa dal direttore delle Attività di scienza dell’Esa, Günther Hasinger – sono in calendario per fine marzo.

Ma non si tratta solo dei paracadute. Ciò su cui Jan WörnerDmitry Rogozin, i direttori generali dell’Esa e di Roscosmos, si sono trovati d’accordo è la necessità di compiere ulteriori test sull’hardware e sul software definitivi del modulo di discesa e del rover. Senza contare, come entrambi hanno dovuto riconoscere, che la fase finale delle attività di ExoMars è compromessa dall’esacerbarsi, nei paesi europei, della situazione epidemiologica sorta a seguito della diffusione del coronavirus. Una situazione, ha detto Rogozin, «che ha praticamente precluso ai nostri esperti la possibilità di viaggiare verso le industrie partner».

«Vogliamo essere sicuri al cento per cento che sia una missione di successo. Non possiamo permetterci alcun margine di errore», ha dichiarato Wörner. «Ulteriori attività di verifica garantiranno un viaggio sicuro e i migliori risultati scientifici su Marte». Prudenza più che comprensibile, soprattutto dopo aver sperimentato – con lo schianto di Schiaparelli del 2016 – quanto sia ardua la sfida di atterrare su Marte. E anche gli scienziati, che da anni attendono di poter vedere i loro strumenti in azione sul Pianeta rosso, approvano rassegnati questo ulteriore posticipo di due anni abbondanti, come prevedono i rigidi slot imposti dalla meccanica celeste per le missioni dirette verso Marte: finestre di lancio relativamente brevi – 10 giorni ciascuna – che si presentano ogni 780 giorni – ovvero circa due anni e due mesi, corrispondenti al periodo sinodico di Marte rispetto alla Terra.

«Sebbene non felici di un rinvio», dice Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica e responsabile scientifico dello strumento Ma_Miss (Mars Multispectral Imager for Subsurface Studies), uno spettrometro miniaturizzato – integrato nel trapano di ExoMars – che permetterà di caratterizzare la composizione del suolo marziano fino alla profondità di due metri, «riteniamo che sia saggio posporre il lancio se questo “garantisce” una missione con i rischi sostanzialmente nulli. Il nostro strumento Ma_Miss, che è stato il primo a essere consegnato e quindi integrato con il trapano ed il resto del veicolo spaziale, ha superato tutti i test previsti. Siamo fiduciosi che il rinvio non porterà a nessun “degrado” delle prestazioni del nostro  strumento. Continueremo a lavorare per Ma_Miss effettuando ulteriori test nei nostri laboratori, e anzi ne approfitteremo per affinare le tecniche osservative ottimizzando la raccolta dati. Inoltre, analizzeremo campioni rappresentativi del sito di atterraggio con i “Ma_Miss di laboratorio” per essere pronti all’interpretazione dei dati che arriveranno, per la prima volta, del sottosuolo di Marte».

Per approfondire

Speciale Marte. Un insieme di articoli sullo stato dell’esplorazione di Marte, pubblicati in occasione dell’arrivo di TGO su Marte e del mancato atterraggio di Schiaparelli, lo stato della ricerca fino a quel momento e una panoramica della missione.

Le Finestre di lancio. Ovvero come mai non possiamo (ancora) partire per un pianeta quando vogliamo.


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