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II Parte
Nella rubrica che curo di mese in mese ci siamo concentrati nell’osservazione della Luna, anche senza l’ausilio di strumenti ottici, ammirandone i molteplici aspetti nei più svariati contesti paesaggistici, oppure utilizzando un semplice binocolo o un piccolo telescopio. Tante sono le strutture superficiali che la Luna ci offre e ci invita a osservare: siamo forse abituati ad ammirare i grandi crateri, le ripide catene montuose, ricche di alti bastioni, e i mari. Ma, di fronte a tanta bellezza, l’osservatore potrebbe chiedersi quanto realmente grandi siano quei dettagli che, all’oculare del telescopio, in fin dei conti, appaiono così minuti.
Di certo, se potessimo librarci in volo sulla superficie selenica, potremmo avere una migliore percezione delle dimensioni di tutte quelle magnifiche strutture…
Questa serie di articoletti si propone di evidenziare una differente e probabilmente più realistica percezione, certamente in alcuni casi un po’ estremizzata, dei dettagli delle strutture superficiali del nostro satellite naturale, se osservate in stretta relazione a elementi naturali o artificiali di analoghe dimensioni esistenti sul nostro pianeta. In tal modo potremo riuscire ad avere immediatamente la giusta percezione delle dimensioni, grazie al paragone con qualcosa che a noi è sicuramente più familiare e vicino.
Dopo aver dato un’idea delle dimensioni dei mari della Luna e del trio di crateri Theophilus, Cyrillus e Catharina, passiamo ora a una delle più spettacolari strutture del nostro satellite, il Sinus Iridum situato sul margine settentrionale del mare Imbrium, come se si trattasse di un enorme golfo con uno sviluppo costiero di circa 500 km lineari.
Considerata la sua conformazione, ho ritenuto plausibile la sovrapposizione alla costa ligure, centrandone l’immagine sulla città di Genova. In questo modo si può constatare la sua estensione verso occidente fino alla località costiera di Frejus, tra Nizza e Tolone, mentre l’estremità orientale si estende fino alla città di Piombino, in Toscana!
Conoscendo abbastanza bene il Sinus Iridum, dopo svariati anni di osservazioni al telescopio, devo ammettere che vedere questa struttura sovrapposta alla costa ligure (pur con gli inevitabili limiti) ha talmente attirato la mia attenzione al punto da osservarla come se mi trovassi all’oculare del telescopio!
A questo punto, potevano mancare gli Appennini lunari?
Assolutamente no, meglio ancora se posti a confronto con gli Appennini terrestri, cioè quelli di casa nostra che costituiscono la spina dorsale della penisola italiana.
Le medesime dimensioni in lunghezza di questa catena montuosa lunare, 650 km, (vedi immagine telescopica a lato) vengono indicate dalla linea retta gialla (estesa all’incirca da Firenze a Crotone) presente sul corrispondente tratto di Appennini terrestri, la cui lunghezza totale raggiunge però di 1200 km.
Per una guida all’osservazione degli Appennini lunari (e alle migliori condizioni di illuminazione del nostro satellite per osservarli) leggi anche la mia:
➜ Guida all’osservazione dei Monti Appennini
Completiamo il terzetto di questa puntata con un’altra eccezionale struttura del nostro satellite: il grande cratere Clavius situato sull’altipiano meridionale della Luna, con un diametro di 231 km.
Per un paragone plausibile di questa struttura geologica lunare rispetto a un ambiente terrestre ho pensato a una virtuale sovrapposizione sul settore più meridionale del mare Tirreno, centrandone l’immagine in corrispondenza del Marsili, il più grande vulcano sottomarino europeo (70 x 30 km, altezza di 3000 metri dal fondo marino ma con la sommità posta a 450 metri sotto il livello del mare).
Pertanto il cratere Clavius andrebbe a occupare un’area (considerate sempre la circonferenza di colore giallo!) a breve distanza dalle zone costiere di Sicilia, Calabria e Campania meridionale.
Immaginare di trovarsi in prossimità di una struttura con le dimensioni del cratere Clavius, 231 km di diametro e pareti alte 4600 metri dalla base del cratere, deve costituire indubbiamente uno spettacolo grandioso, anche ipotizzando questa grande struttura lunare adagiata sul fondo del mare Tirreno: le sue pareti emergerebbero per oltre mille metri sopra al livello del mare!
Forse alcuni ne avrebbero percepita una minore o maggiore estensione una volta sovrapposto sulla corrispondente area del globo terrestre, in questo caso sul mare Tirreno meridionale?
Nella terza parte, saremo alle prese con il più grande cratere esistente sull’emisfero lunare rivolto verso il nostro pianeta, Bailly, e l’eccezionale e spettacolare faglia della Rupes Recta (o Straight Wall). Con quali formazioni terrestri le mettereste a confronto? Provate a indovinare quali sceglieremo su queste pagine…