Yuri Gagarin con la moglie Valya

Io sono Gagarin.
Per primo ho volato,
e voi volaste dopo di me.
Sono stato donato
per sempre al cielo, dalla terra,
come il figlio dell’umanità.
In quell’ aprile
i volti delle stelle, che gelavano senza carezze,
coperte di muschio e di ruggine,
si riscaldarono
per le lentiggini rossigne di Smolensk
salite al cielo.
Ma le lentiggini sono tramontate.

Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio

Quanto mi è terribile
non restare che un bronzo, che un’ombra,
non poter carezzare né l’erba, né un bambino,
né far scricchiolare il cancelletto d’un giardino.

Da sotto la nera cicatrice del timbro postale
vi sorrido io
con il sorriso ch’è volato via.
Ma osservate bene cartoline e francobolli
e capirete subito:
per l’eternità
io sono in volo.

Mi applaudivano le mani dell’intera umanità.
La gloria tentava di sedurmi,
ma no, non c’è riuscita.

Sulla terra mi sono schiantato,
quella che per primo ho visto tanto piccola,
e la terra non me l’ha perdonata.
Ma io perdono la terra,
sono figlio suo, in spirito e carne,
e per i secoli prometto
di continuare il mio volo.

Io sono Gagarin, figlio della Terra,
figlio dell’umanità:
sono russo, greco e bulgaro,
australiano e finlandese.

Vi incarno tutti
col mio slancio verso i cieli.
Il mio nome è casuale,
ma io non sono stato per caso.

Le mie ali temerarie
ardendo come un rogo, hanno protetto,
voi che foste allora ragazzi,
Aldrin, Collins, Armstrong.

Il trionfo di Yuri Gagarin e la sfilata lungo le strade di Mosca a fianco di Nikita Kruscev

E, sicuro della speranza
che gli uomini sono un’unica famiglia,
dell’equipaggio di Apollo
invisibile io ero.

Mangiammo dai tubetti,
avremmo brindato in viaggio
come sull’Elba,
ci abbracciammo sulla Galassia.

Il lavoro procedeva senza scherzi.
Era in gioco la vita
e con lo stivale di Armstrong
io scesi sulla Luna.

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

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