Giunone scruta sotto le nubi di Giove.

Se vogliamo mantenere in salute il nostro pianeta, unico nel Sistema Solare a poter ospitare la vita, dobbiamo sforzarci di conoscere il più possibile tutti i suoi “fratelli” meno fortunati, gli altri sette pianeti che orbitano intorno al Sole.

Come dei novelli studiosi di una “fisiologia planetaria”, dobbiamo studiare i malati per imparare come mantenerci in salute. È necessario capire come i pianeti si siano evoluti, se mai alcuni di essi siano stati potenzialmente abitabili nel passato, come i quattro più piccoli (Mercurio, Venere, la Terra e Marte) siano stati guidati, nella loro evoluzione, dai quattro giganti (Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Tra questi ultimi, il protagonista è senz’altro Giove. Tutte le teorie sulla nascita e l’evoluzione del Sistema Solare ruotano intorno alla sua “storia personale”, perché è probabilmente il primo a formarsi e quindi quello che più di tutti ha influenzato gli altri.

Sebbene molto possa essere compreso di un pianeta anche solo grazie all’osservazione da remoto, l’osservazione in-situ (ossia da vicino) ci offre informazioni altrimenti irraggiungibili. Possiamo studiarne la gravità e struttura interna, il suo campo magnetico, il suo ambiente; abbiamo la possibilità di osservare regioni non visibili da terra, come ad esempio i poli.

Già nel 1973 la NASA era riuscita a far volare la sonda Pioneer 10 fino a Giove, regalandoci alcune spettacolari immagini prima di proseguire il suo viaggio verso i pianeti più esterni. Avere una sonda in orbita intorno a Giove, però, offre ben altre potenzialità scientifiche, e allo stesso tempo richiede uno sforzo tecnologico ben più intenso.

Alla fine degli anni ‘70 la NASA iniziò a progettare una missione interamente dedicata a Giove: Galileo. Dopo Galileo, i cui risultati scientifici furono in parte compromessi da alcuni problemi tecnici, fu la volta di Juno, lanciata nel 2011 ed in orbita intorno a Giove dal 2016.

DALLA MITOLOGIA

Nel mito di Io e Zeus, questi nasconde i suoi segreti in una coltre di nubi, attraverso il quale Giunone (Juno, in inglese) si forza di scrutare. Chiamata così in onore della consorte del Dio greco, la sonda Juno osserva il pianeta Giove in maniera completa, anche al di sotto del folto strato di nubi che lo ricopre. Juno ne studia la magnetosfera facendo misure di campo magnetico, di particelle energetiche e di campi elettrici magnetici; osserva la sua aurora (cioè l’interazione della magnetosfera con l’alta atmosfera) e l’atmosfera superficiale fino a mille chilometri di profondità. Ha anche un Gravity Experiment, che permette di calcolare il campo gravitazionale del pianeta con l’obiettivo finale di spiegare se il pianeta abbia o meno un core (cioè un nucleo) solido. Tutte queste misure sono fondamentali per capire come il pianeta si sia formato.

L’aurora Nord di Giove e, nel riquadro, uno zoom sul footprint aurorale di Io, ottenuto da JIRAM. Credits: ASI / INAF / JIRAM -NASA / JPL-Caltech / SwRI

L’Articolo completo è disponibile su COELUM ASTRONOMIA N° 254 FEBBRAIO MARZO 2022.

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