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Robotica e coding per la didattica dell’astronomia
La mente non è un vaso da riempire,
ma un fuoco da accendere
Interno giorno. Laboratorio didattico.
Gruppo nutrito, età variabile, assortimento umano in età scolare. In mezzo, una
ragazzina sugli 8 o 9 anni: salopette, treccine, e occhioni, completo d’ordinanza della fanciullezza.
Allora: abbiamo visto quali sono i rover sbarcati su Marte nel corso degli anni. Adesso
è il momento di costruire! Che cosa servirà al nostro rover per andarsene in giro sul pianeta rosso? Silenzio.
«Forza. Nessuna timidezza. Non ci sono risposte sbagliate, solo
soluzione da valutare insieme. Tu, per esempio: prova a fare un’ipotesi.»
«Io? Boh. Non so. Le ruote?»
«Benissimo. Mi sembra un’ottima idea. E cosa serve per muovere
le ruote?»
«Il motore?»
«Eccellente. Questo è il cacciavite, là ci sono i pezzi che servono.
Comincia a montare.»
«Ma… io?»
«Certamente. Chi, se no? Ora sei tu l’ingegnera. Al lavoro.»
«Oh. Ok!»
Lo so, lo so: troppo bello per essere vero.
Eppure, sotto un sottile strato di vernice editoriale necessaria alla trascrizione della conversazione, questa è la rappresentazione fedele di una delle tante esperienze che mi sono capitate negli anni come divulgatore ed educatore scientifico.
Ho scelto proprio questo aneddoto per inaugurare la rubrica dedicata alla didattica dell’astronomia perché credo che racchiuda molte delle chiavi di lettura per una vera educazione alla scienza: a partire dal metodo socratico, fino al superamento degli stereotipi di genere, tutti aspetti imprescindibili per una didattica efficace e inclusiva.
L’Articolo completo è disponibile su COELUM ASTRONOMIA N° 254 FEBBRAIO MARZO 2022.
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