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28 gennaio 1613
Galileo Galilei si ritrova a disegnare tra i suoi appunti quella che credeva essere una stellina. Ciò che ancora non sapeva è che quella semplice “stellina” fosse in realtà un lontano pianeta del Sistema Solare non ancora scoperto.
Galileo in quel periodo puntava il suo cannocchiale verso Giove per osservare ed annotare in un taccuino le posizioni dei satelliti Medicei da lui scoperti tre anni prima.
In un suo disegno (riprodotto in alto a destra dell’immagine qui sopra), troviamo la data del giorno 28 e l’ora 6 italica o alla romana, ovvero circa le 23 attuali secondo analisi fatte anni fa dagli astronomi Charles Kowal e Stillman Drake, impegnati in ricerche storiche a riguardo.
Nel disegno viene indicata la stella fissa “a” sulla sinistra dello stesso, designata da Galileo come distante 29 semidiametri gioviani dal pianeta. Questa fu identificata come l’unica stellina percepibile in quel relativo campo inquadrato e denominata SAO119234.
Invece la “b” sottostante la “a”, che Galileo ha riportato dall’altra parte del foglio per chiari motivi di spazio, si è rivelato essere il pianeta Nettuno, come riscontrato in fondo l’illustrazione.
Dettagli tecnici
Nella stessa immagine grafica qui sopra, ai piccoli corpi designati e colorati sono stati sovrapposti, in un buon accordo geometrico, quelli a “macchia” che simulano visioni dirette con strumenti amatoriali (un’acquisizione caratteristica generata col programma Stellarium).
I punti indicati da crocette bianche sono invece quelli riportati di misura dal disegno di Galileo per un esplicito confronto posizionale.
Con un righello la stima da “b” ad “a” porta “b” a 32,5 semidiametri da Giove. Nel grafico Nettuno è a 36, poco più di un primo d’arco di differenza, ma la misura non essendo stata etichettata da Galileo come le altre, forse la separazione tra “a” e “b”, fu stimata solo in modo più approssimativo.
Data l’ottica usata da Galileo, ossia uno dei cannocchiali di sua speciale realizzazione, caratterizzato allora da un ridotto campo visivo di pochi ingrandimenti e affetto da inevitabili aberrazioni ottiche, sono comprensibili certe discrepanze di misure verosimilmente fatte con un micrometro artigianale, ovvero un probabile dispositivo a griglia abbinato al cannocchiale da traguardare con l’altro occhio.
Si noti l’accuratezza di introdurre una scala di riferimento: una misura di 24 semidiametri che Galileo ha tracciato orizzontalmente sotto Giove, e poi le relative misure che riguardano la posizione di tre satelliti, le quali sono tutte proporzionalmente appena un po’ più corte di quelle esibite nel grafico. I satelliti disegnati da Galileo si susseguono con Ganimede a 5,50 semidiametri, poi Europa etichettato 8,40 ma è a 8,70 e il più lontano Callisto a 20,40 raggi (circa 40 secondi d’arco in meno del riferimento).
Molte volte per arrivare ad osservare i corpi verso i margini in quel ristretto campo mostrato dell’arcaico cannocchiale bisognava anche spostare l’occhio dietro a quell’unica lente divergente che faceva da oculare, l’unico vantaggio è che raddrizzava l’immagine. Il quarto satellite Io, considerando il modesto strumento d’osservazione, non gli fui possibile percepirlo poiché dalle 22:40 iniziava transitare sul luminoso Giove.
In fondo al suo foglietto Galileo poi spiega anche che il giorno precedente, il 27 (di cui si notano le annotazioni sulla parte superiore dello stesso foglietto, ma senza indicazione al riguardo) le due stelle allineate sembravano tra loro più lontane: un’inconsapevole testimonianza del moto del pianeta.
Egli fu piuttosto coinvolto nell’annotare i sui Medicei, inoltre in quel periodo pare fosse comune pensare che l’ultimo dei pianeti del sistema solare dovesse essere Saturno. Fu davvero un peccato che Galileo scambiò il pianeta di passaggio per una stellina, malgrado l’avesse annotato anche su altri due precedenti schizzi, e gli sfuggì quella che poteva essere anche la sua grande scoperta di quel pianeta, anticipandola di ben oltre due secoli.
La scoperta mancata
La sfortuna volle anche che, forse per via del nuvolo o cattivo tempo, Galileo non puntò il cannocchiale su Giove nelle notti a cavallo dell’inizio anno, proprio quando Nettuno molto avvicinato a Giove finì addirittura occultato dallo stesso nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 gennaio. Il raro fenomeno è quello che motivò i due astronomi citati precedentemente a concentrare la loro ricerca storica sui lavori di Galileo in quel lontano periodo.
In un altro disegno riguardante la mattina di domenica 6 gennaio, c’è segnata una macchiolina poco più in là del satellite Io, riscontrata intenzionale da Anna Maria Nobili nell’esaminarla con un microscopio, sembrò proprio disegnata in un punto in buon accordo con la posizione di Nettuno.
Di tre disegni al riguardo, in quello precedente del 28 dicembre 1612 (quando il pianeta si trovava solitario in un punto un po’ più lontano da Giove), Galileo lo marcò su un breve tratteggio orientato giusto, ma verso un punto che non poteva entrare di misura nel foglietto. In quel caso lo indicò solo con “fixa” ossia come una stella fissa.
Per concludere, bisogna riconoscere come Galileo Galilei sia stato il più grande astronomo di quel tempo, soprattutto per aver riprodotto innumerevoli schizzi, disegni lunari e solari, di stelle e, tra le sue pubblicazioni, il famoso “Sidereus Nuncius”.