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ILLUMINAZIONE PUBBLICA E CRIMINALITA’

La luce COME variabile indipendente per comportamenti devianti?

Nel panorama editoriale, fino allo scorso marzo, non era presente un saggio volto a indagare le (eventuali) relazioni esistenti tra fenomenologie criminali in aree urbane o suburbane e la presenza dell’illuminazione pubblica. Per i tipi Editoriale Delfino, Luca Invernizzi ha ricercato, attingendo dalla letteratura specialistica, prove statisticamente significative che giustificassero l’efficacia degli interventi di deterrenza al crimine basati sull’incremento o sul miglioramento della luce artificiale durante le ore di buio.

Capire quali fossero le ragioni dalle quali scaturisse il leitmotiv secondo cui il tasso di criminalità sarebbe inversamente proporzionale alla quantità di luce che viene prodotta e diffusa nelle nostre città, ha richiesto un approccio interdisciplinare al problema. Per questa ragione l’autore ha dedicato l’intero primo capitolo a una analisi di matrice socio-criminologica, particolarmente improntata al tema della prevenzione al crimine, senza omettere un breve escursus riguardante i concetti salienti della sicurezza pubblica e urbana volto a fare chiarezza sui concetti di percezione di rischio di essere vittima di reati e quelli di rischio statistico concernente il verificarsi di eventi criminosi.

La luce artificiale che illumina le città e ormai gran parte del territorio anche meno antropizzato è protagonista del secondo capitolo, sia perché valutata dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sia perché rappresenta la variabile indipendente degli studi che sono stati effettuati. Ma in ogni caso è lo strumento che, in alcune circostanze, gli amministratori pubblici hanno impiegato per incrementare la percezione di sicurezza e la riduzione del crimine. Anche i vincoli legislativi in tema di illuminazione pubblica e privata sono stati oggetto di trattazione e di riflessioni, insieme al tema della progettazione urbanistica e, in particolare, di quella prettamente illuminotecnica, in quanto potenziale strumento per un apprezzamento ecologico e sociale di un territorio, nonché – secondo certe declinazioni teoriche – uno strumento efficace per il controllo informale, capace di agire positivamente sul decremento dei tassi di criminalità. Tuttavia, nel saggio è posto in evidenza come il confine tra i genuini interventi di riqualificazione illuminotecnica e il vero e proprio “business della luce” è molto tenue, aggravando le numerose controindicazioni che purtroppo la smodata e incontrollata luce artificiale porta con sé.

A proposito di ciò, l’autore in un intero capitolo analizza quindi gli effetti dell’inquinamento luminoso sia sulle persone, sia e soprattutto a carico dell’intero ecosistema; soffermandosi anche sui danni che la luce artificiale notturna determina a scapito della ricerca scientifica e sulla cultura più in generale.

Infine, nel quarto e penultimo capitolo sono enucleate le ricerche già condotte sul rapporto tra illuminazione artificiale e reati. Gli studi, le revisioni e le meta-analisi proposte, sono qui affrontati in modo critico e valutati anche per quanto riguarda il disegno metodologico adottato. A queste dispute, soprattutto sul piano statistico, e ai bias che indeboliscono la bontà degli studi, è stato dedicato un paragrafo per l’importanza fondamentale nelle ricerche quantitative pubblicate.

Il libro termina con un’analisi volta a tenere in conto sia dello stato dell’arte delle ricerche, sia dell’impianto teorico di stampo criminalistica, sociologica e tecnico-ambientale. Non prima, però, di aver delineato delle possibili, quanto auspicabili, linee di ricerca future sul tema oggetto del saggio.

Un’opera quindi che sembra volersi rivolgere non solo a coloro che si occupano di criminalità o di pubblica illuminazione, ma è un condensato di nozioni e spunti di riflessione anche su aspetti sociologici e ambientali. Per gli astrofili, in particolare, i rimandi alla scienza del cielo non mancano: non è lasciata sullo sfondo la perdita della visione della volta celeste e i danni all’astronomia che l’eccesso di illuminazione artificiale porta con sé.

Oltre una ventina fra immagini, grafici e tavole completano e corredano opportunamente l’originale lavoro, unitamente all’ampia bibliografia.

 

Autore – Luca Invernizzi (Sondrio, 1966), libero professionista e giornalista ha collaborato con varie testate con articoli e approfondimenti in ambito astronomico e non solo. Tra le altre pubblicazioni, è co-autore del saggio L’astronomo Valtellinese Giuseppe Piazzi e la scoperta di Cerere (2001). È tra i promotori delle legislazioni volte alla tutela del cielo stellato, occupandosi anche professionalmente di illuminotecnica con specifico riferimento alle attività di energy saving. Nel 2006 l’Unione Astronomica Internazionale ha attribuito a un asteroide della fascia principale, scoperto in Italia nel 1997, il nome (47359) Invernizzi.

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