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La sonda Bepi Colombo dedicata al professore padovano sorvola Mercurio e ci restituisce immagini molto dettagliate
La missione ESA/JAXA BepiColombo ha effettuato il terzo dei sei sorvoli flyby su Mercurio, scattando immagini di un nuovo cratere da impatto ed evidenze tettoniche e vulcaniche. Le manovre sono indispensabili per regolare la traiettoria ed entrare nell’orbita di Mercurio nel 2025 in maniera corretta.
Il sorvolo più vicino è avvenuto alle 19:34 UTC del 19 giugno 2023, a circa 236 km dalla superficie del pianeta, sul lato notturno, quello cioè non rivolto al Sole.
“Tutto è andato come previsto per il sorvolo e le immagini delle telecamere di monitoraggio scattate durante la fase di avvicinamento sono state trasmesse a terra”, afferma Ignacio Clerigo, BepiColombo Spacecraft Operations Manager dell’ESA.
Curiosità geologiche
Durante l’incontro ravvicinato della scorsa notte, la telecamera di monitoraggio n°3 ha scattato decine di immagini del pianeta roccioso. Si tratta di istantanee in bianco e nero con una risoluzione di 1024 x 1024 pixel, scaricate sulla Terra nell’arco di tutta la notte fra il 19 e il 20 giugno. Fra esse ecco le tre prescelte per “rilascio anticipato”.
1.
A 1800 km di distanza la superficie è apparsa abbastanza illuminata da mostrare una miriade di caratteristiche geologiche, tra cui un cratere con un nuovo nome e intitolato all’artista Edna Manley.
Si tratta di un grande cratere da impatto circolare, largo 218 km visibile a destra dell’antenna nell’immagine sopra e a cui il Working Group for Planetary System Nomenclature dell’Unione Astronomica Internazionale ha assegnato il nome Manley in onore dell’artista giamaicana Edna Manley (1900-1987) .
«Durante la pianificazione degli scatti ci siamo resi conto che questo grande cratere sarebbe stato visibile, ma non aveva ancora un nome», spiega David Rothery, professore di geoscienze planetarie presso la Open University del Regno Unito e membro del BepiColombo MCAM imaging team. Dal punto di vista geologico continua Rothery “Sarà chiaramente di interesse per gli scienziati di BepiColombo perché l’impatto ha espulso ‘materiale a bassa riflettanza’ scuro che potrebbe essere composto dai resti della prima crosta di Mercurio, ricca di carbonio. Inoltre, il fondo del bacino al suo interno è stato inondato da lava liscia, a dimostrazione della prolungata storia di attività vulcanica di Mercurio.
BepiColombo continuerà a studiare il crate misurando quanto carbonio contiene e quali minerali sono associati ad esso, al fine di apprendere di più sulla storia geologica del pianeta.
2.
Montagne e scarpate
Nell’immagine si può vedere uno dei più spettacolari sistemi di spinta geologica del pianeta vicino al terminatore (passaggio dal giorno alla notte), appena in basso a destra dell’antenna della navicella. La scarpata, chiamata Beagle Rupes, è un esempio di una caratteristica tettonica e probabilmente si è formata, come altre, a seguito del raffreddamento e della contrazione del pianeta, azione che a fatto sì che la superficie diventasse rugosa come una mela secca.
Beagle Rupes è stato visto per la prima volta dalla missione Messenger della NASA durante il suo sorvolo iniziale del pianeta nel gennaio 2008. Ha una lunghezza totale di circa 600 km e attraversa un caratteristico cratere allungato chiamato Sveinsdóttir.
Beagle Rupes delimita una lastra di crosta di Mercurio che è stata spinta verso ovest di almeno 2 km sopra il terreno adiacente. La scarpata curva all’indietro a ciascuna estremità in maniera molto evidente.
I molti bacini d’impatto siti nelle vicinanze sono inoltre stati inondati da lave vulcaniche, rendendo questa regione particolarmente affascinante per gli studi successivi di BepiColombo.
La complessità della topografia è ben rappresentata, con ombre accentuate in prossimità del confine tra giorno e notte, che forniscono un’idea delle altezze e delle profondità delle varie formazioni.
I membri del team di imaging di BepiColombo stanno già conducendo un vivace dibattito sulle influenze del vulcanismo e del tettonismo che hanno contribuito a modellare la regione.
“Questa è una regione incredibile per studiare la storia tettonica di Mercurio”, afferma Valentina Galluzzi dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e autrice di Coelum Astronomia. “La complessa interazione tra queste scarpate ci mostra che quando il pianeta si è raffreddato e si è contratto ha causato lo scivolamento della crosta superficiale, creando una varietà di formazioni curiose che seguiremo più in dettaglio una volta in orbita”.
3.
Nel terzo scatto, durante l’allontanamento la navicella sembra abbracciare Mercurio, un saluto prima di incontrarsi di nuovo così vicini nel settembre 2024.
Altri strumenti operativi sulla sonda nel frattempo hanno contribuito a rilere l’ambiente magnetico, plasmatico e particellare intorno alla navicella, da posizioni normalmente non accessibili durante una missione orbitale.
“La superficie fortemente craterizzata di Mercurio registra una storia di 4,6 miliardi di anni di bombardamenti di asteroidi e comete, che insieme a curiosità tettoniche e vulcaniche uniche aiuteranno gli scienziati a svelare i segreti del ruolo del pianeta nell’evoluzione del Sistema Solare”, afferma Jack Wright, ricercatore e scienziato planetario dell’ESA, anche lui membro del team di imaging di BepiColombo MCAM.
“Le istantanee viste durante questo sorvolo, il migliore di MCAM, hanno posto le basi per un’entusiasmante missione per BepiColombo. Con la serie completa di strumenti scientifici esploreremo tutti gli aspetti del misterioso Mercurio dal suo nucleo ai processi superficiali, campo magnetico ed esosfera, per comprendere meglio l’origine e l’evoluzione di un pianeta vicino alla sua stella madre”.
Prossimamente
Il prossimo sorvolo del Mercury di BepiColombo avverrà il 5 settembre 2024, ma nel frattempo c’è molto lavoro per occupare le squadre.
La missione entrerà presto in una parte impegnativa del suo viaggio, aumentando gradualmente l’uso della spinta elettrica solare usata anche contro l’enorme attrazione gravitazionale del Sole. Si tratta di periodi di propulsione “thrust arcs” che possono durare da pochi giorni fino a due mesi, con gli impulsi più lunghi interrotti periodicamente per ottimizzare la navigazione e la manovra.
La prossima sequenza propulsione inizierà all’inizio di agosto e durerà circa sei settimane.
Nota Bene: La missione è stata dedicata a Giuseppe Colombo, detto Bepi (1920 – 1984), matematico, fisico, astronomo e ingegnere padovano professore dell’Università degli Studi di Padova,che scoprì l’accoppiamento tra rotazione e rivoluzione di Mercurio.
Fonte: ESA