COSTELLAZIONI DI LUGLIO 2023

Di notte vedeva ordinarsi in cielo le stelle, e la falce della luna galleggiare come una nave nell’azzurro.

Luce e ombra attraversavano la sua vista, le stelle e la luna gli attraversavano il cuore.

Herman Hesse – Siddharta

LO SCORPIONE PROTAGONISTA DEL CIELO ESTIVO

Il cielo di luglio ci prende per mano, guidandoci tra asterismi e leggende fino a notte tarda, quando nel silenzio possiamo contemplare l’infinita bellezza del firmamento.

Tra le costellazioni tipiche dell’estate e del mese di luglio troviamo quella dello Scorpione, una figura molto affascinante e facilmente individuabile sulla volta celeste: si tratta di un asterismo tipico del cielo australe, ma che possiamo osservare anche nel cielo boreale durante i mesi estivi.

Costellazione dello Scorpione

La brillante stella Antares (α Sco / α Scorpii / Alfa Scorpii) è l’emblema dello Scorpione: si tratta di una supergigante rossa situata a 600 anni luce dal Sistema Solare, con una magnitudine apparente 1,06: la stella si trova al centro della costellazione e il suo nome significa “rivale di Marte” (anti-Ares) per via del colore rossastro che la accomuna al pianeta Marte.

Con un raggio di circa 850 volte quello del Sole, essa si classifica come una delle stelle più grandi conosciute.

Tra le altre stelle che compongono la costellazione dello Scorpione merita la nostra attenzione anche Shaula (λ Sco / λ Scorpii / Lambda Scorpii), una stella azzurra di magnitudine 1,62: si tratta dell’astro più luminoso del gruppo di stelle che insieme a υ Scorpii compone la coda e quindi il pungiglione dello Scorpione.

 ANTARES E LA NUBE DI RHO OPHIUCHI

Insieme alle stelle di colore azzurro β Scorpii, δ Scorpii e π Scorpii, Antares compone l’asterismo del Grande Uncino ma non solo: la stella alfa dello Scorpione è pervasa dalla nube molecolare gigante denominata Nube di Rho Ophiuchi, che prende il nome da ρ Ophiuchi, stella situata nella costellazione dell’Ofiuco eche domina la regione composta da idrogeno ionizzato luminoso e polveri oscure; Rho Ophiuchi è forse uno deisoggetti più fotografati e ammirati del profondo cielo, che può essere individuato con le apposite strumentazioninella regione di stelle che compongono la testa dello Scorpione,rivelando diversi dettagli attraverso la fotografia a lunga esposizione.

Parte dei gas della Nube vengono illuminati proprio da Antares, che vi conferisce la tipica colorazione rosso/arancio.

CREDIT: LORENZO BUSILACCHI-NUBE DI RHO OPHIUCHI

 

OGGETTI NON STELLARI NELLO SCORPIONE

La costellazione ospita un gran numero di stelle variabili oltre che diversi oggetti del cielo profondo: tra gli ammassi globulari ricordiamo M4, poco concentrato ma molto luminoso e individuabile già con un binocolo ad Ovest di Antares.

Vi è poi l’ammasso aperto M7 o Ammasso di Tolomeo, che se osservato da un luogo appropriato risulta ben visibile anche ad occhio nudo, mentre sarà risolvibile nei dettagli con l’ausilio di un binocolo.

Interessanti anche M6 o Ammasso Farfalla, l’ammasso NGC 6231 e NGC 6281.

LO SCORPIONE DALL’ASTRONOMIA ALLA MITOLOGIA

Come ogni oggetto celeste, anche lo Scorpione è circondato da un alone di mito e leggenda.

Secondo la mitologia greca la sua figura è strettamente legata a quella di Orione, diverse sono infatti le storie che raccontano di questo legame.

Secondo una delle vicende più acclarate lo Scorpione aveva punto fatalmente Orione dopo che il cacciatore si era vantato con Artemide di essere in grado di uccidere qualsiasi animale gli fosse capitato a tiro; questa sua spavalderia non fu gradita a Gea, la Terra, che scagliò il velenoso scorpione proprio contro Orione, uccidendolo. Zeus, vedendo a terra Orione e accanto ad egli il velenoso Scorpione, decise di trasformarli in stelle e porli sulla volta celeste, destinati a non incontrarsi mai perché quando lo Scorpione sorge Orione tramonta, in un ciclico scorrere del tempo e delle stagioni.

Secondo un’altra leggenda lo Scorpione salvò Artemide da un tentativo di violenza da parte di Orione: la dea infatti si avvalse dell’aiuto del velenoso pungiglione per liberarsi dalle grinfie del cacciatore, che venne punto su un tallone. Come ricompensa lo Scorpione venne posto in cielo, tra le stelle.

LA COSTELLAZIONE DELL’AQUILA

Alla corte celeste dei mesi estivi spicca l’astro luminoso Altair, stella alfa dell’Aquila, una costellazione tipica dell’estate boreale, posta a cavallo dell’equatore celeste e attraversata dalla Via Lattea.

La costellazione dell’aquila

Alpha Aquila (Altair) è una stella bianca con magnitudine apparente di 0.77 e questo ne fa la dodicesima stella più brillante del cielo, con una distanza dalla Terra di soli 17 anni luce.

Insieme a Vega della Lira e Deneb del Cigno, Altair costituisce uno dei vertici del Triangolo Estivo, un brillante asterismo da ammirare nel mese di luglio e per tutta l’estate.

OGGETTI NON STELLARI NELL’AQUILA

La costellazione dell’Aquila non contiene oggetti del catalogo Messier ma ospita al suo interno due ammassi aperti come NGC 6709 e NGC 6755, l’ammasso globulare NGC 6760, la nebulosa planetaria NGC 6781 e la nebulosa Phantom Streak (NGC 6741) oltre alla galassia NGC 6814.

Nell’Aquila è presente anche la Nebulosa oscura E, composta da due sistemi nebulosi separati fra loro e visibili con un telescopio anche amatoriale: B 142 e B 143.

CREDIT: FABIO DI STEFANO DALLA GALLERY PHOTOCOELUM

 

Nella costellazione è visibile un’interessante nebulosa a emissione, Sh2-72, nota anche come RCW 179, che rappresenta un oggetto deep sky molto amato dagli astrofotografi.

CREDIT: CRISTINA CELLINI- AL CENTRO SH2-72, A DESTRA LA PICCOLA NEBULOSA PLANETARIA SH2-71 E A SINISTRA L’AMMASSO GLOBULARE NGC6749

L’AQUILA NELLA MITOLOGIA

Rappresentata come l’uccello mitologico caro a Zeus, nella mitologia greca e romana l’Aquila è protagonista di molte leggende.

Una delle storie più diffuse narra che il rapace fosse utilizzato dal padre degli dei per riportare indietro i fulmini che egli scagliava contro chi osava disobbedirgli.

Un’altra versione del mito ci racconta che Zeus si trasformò in un’aquila per rapire il giovane Ganimede e portarlo nell’Olimpo affinché svolgesse il ruolo di coppiere degli dei mentre, secondo un’altra conturbante storia, l’inguaribile seduttore Zeus s’incapricciò della dea Nemesi e per riuscire a possederla messe a punto un piano con l’aiuto di Afrodite la quale venne trasformata in un’aquila per fingere di dare la caccia al bellissimo cigno nel quale si era trasformato a sua volta Zeus.

il rapimento di ganimede E. La Soeur 1650 Museo del Louvre Parigi

Il padre degli dei, simulando di essere braccato, cercò rifugio tra le braccia della bella Nemesi e riuscì finalmente nell’intento di possederla. A memoria del buon esito del piano, Zeus pose il Cigno e l’Aquila a brillare tra le stelle in eterno.

COSTELLAZIONE DELLA LIRA

Alzando gli occhi al cielo nelle sere di luglio ci sorprenderà una stella particolarmente luminosa: si tratta di Vega, stella alfa della costellazione della Lira.

Seppur di piccole dimensioni, la costellazione è individuabile proprio grazie a Vega: α Lyrae è una stella bianco-azzurra multipla, di 5 componenti, posta a una distanza di 25,3 anni luce: essa ha una magnitudine apparente di 0,03 ed è la seconda stella più luminosa dell’emisfero settentrionale (dopo Arturo) e la quinta di tutto il firmamento.

Vega è la prima stella(dopo il Sole) ad essere stata fotografata, nel 1850.

Circa 14.000 anni fa il Polo Nord celeste si trovava proprio nei pressi della Lira: all’epoca infatti era Vega la stella polare, situata a pochi gradi dal polo, e tornerà ad esserlo fra 13.000 anni circa, quando l’asse di rotazione terrestre punterà nuovamente in direzione della Lira.

OGGETTI NON STELLARI NELLA  LIRA

La costellazione della Lira contiene stelle doppie osservabili e risolvibili anche con l’ausilio di un binocolo, come nel  caso di ε Lyrae, soprannominata la “doppia doppia”, che rappresenta una delle stelle multiple più conosciute del cielo.

Tra gli oggetti più interessanti e alla portata di osservazioni e fotografia deep-sky vi è da segnalare M57, ovvero la Nebulosa Anello, una delle nebulose planetarie più note per via della sua luminosità.

CREDIT: ROBERTO ORTU – NEBULOSA PLANETARIA M57

La costellazione è inoltre legata allo sciame delle Liridi, così chiamato proprio perché le meteore si originano dal punto (radiante) sulla volta celeste in direzione della Lira, nel periodo di aprile.

LA LIRA NELLA MITOLOGIA

Anche la Lira è protagonista di miti e storie affascinanti: una leggenda araba la lega all’Aquila, e narra che fossero una coppia di amanti separati da un fiume di stelle, la Via Lattea, e che riuscissero a ricongiungersi grazie a un volo di gazze che, solo per un giorno all’anno, riuscivano a dar vita a un ponte sul fiume stellato, consentendo agli innamorati di potersi incontrare.

Una delle storie legate al mito greco identifica la Lira come lo strumento musicale inventato dal dio greco Ermes che lo donò a suo fratello Apollo per poi passare nelle mani di Orfeo.

Apollo con la lira Autore Daderot Vatican Museums

Dopo l’uccisione di Euridice, sposa di Orfeo, quest’ultimo scese nell’oltretomba per riprendersi la sua amata. Sceso agli Inferi iniziò a suonare struggenti melodie con la sua Lira suscitando così la commozione di Ade, dio dell’oltretomba, che arrivò al punto di consentire ad Orfeo di poter riprendere Euridice con sé a patto di camminare dinanzi alla sua sposa senza mai voltarsi. Ma Orfeo non rispettò il patto e si voltò poco prima di uscire dall’oltretomba, condannando così la sua amata (e sé stesso).

Da quel momento prese ad errare per il mondo con il suo dolore e sempre accompagnato dalla sua Lira; fino alla fine dei suoi giorni, il ricordo di Euridice rimase vivo e Orfeo non riuscì a concedere il suo cuore a donna alcuna. Accadde poi che una donna da lui rifiutata si vendicò uccidendolo a colpi di pietre, cogliendolo alle spalle, mentre si trovava suonare in un bosco.

Orfeo potè finalmente ricongiungersi con la sua amata Euridice.

Leggenda narra che le Muse raccolsero la Lira composta di stelle e la adagiarono sulla volta celeste.

“Anche la Lira attraverso il cielo si scorge con i bracci

divaricati tra le stelle, con la quale una volta Orfeo catturava

tutto quello che con la sua musica raggiungesse, e volse il passo

perfino tra le anime dei trapassati e ruppe col canto le leggi d’abisso.

Donde la dignità del cielo e un potere simile a quel dell’origine:

allora alberi e rupi trascinava, ora di astri è guida

e attira dietro sé il cielo infinito dell’orbitante cosmo”.

(Manilio, Poeticon Astronomicon, I, 324-330)