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COSTELLAZIONI DI DICEMBRE 2023
Il cielo di dicembre è popolato da suggestive e inconfondibili costellazioni: su di esso sono incise le storie di personaggi mitologici, come Orione e Perseo.
LA COSTELLAZIONE DI ORIONE
Se una sera fredda di dicembre lo sguardo si posasse sulla volta celeste, non sarebbe difficile rimanere ammaliati da una delle figure più affascinanti dell’inverno boreale: anche i meno esperti di astronomia conoscono la costellazione di Orione, visibile a Sud-Est durante il mese di dicembre, per poi raggiungere il meridiano a gennaio inoltrato.
E’ un asterismo che ci accompagna per diversi mesi, già a fine estate lo troviamo basso sull’orizzonte sud-orientale alle prime ore dell’alba, ritrovandolo nel periodo autunnale a tarda serata.
La sua stella principale è Rigel (β Orionis),una supergigante blu posta all’altezza del ginocchio sinistro del cacciatore mitologico: Rigel ha una magnitudine 0,2 e rappresenta l’astro più luminoso della costellazione; tuttavia è Betelgeuse la stella alfa di Orione (α Orionis).
Si tratta di una supergigante rossa di magnitudine 0,5 distante 600 anni luce dalla Terra, che costituisce il vertice nord-orientale della costellazione e compone, inoltre, uno dei vertici dell’asterismo del Triangolo Invernale insieme a Sirio del Cane Maggiore e a Procione del Cane Minore.
Betelgeuse è un oggetto molto discusso in ambito astronomico, poiché alla fine del suo ciclo vitale potrebbe esplodere in supernova.
Orione, il cacciatore celeste, è certamente caratterizzato dalla sua famosa “cintura”, data dall’allineamento delle tre stelle che la compongono, ovvero Alnitak, Alnilam e Mintaka e nella cui prossimità sono presenti oggetti del cielo profondo come M43, NCG 1990, la Nebulosa Fiamma e la Nebulosa Testa di Cavallo.
La Cintura di Orione è avvolta all’esterno dall’Anello di Barnard, un imponente anello di nebulosità che dista circa 1600 anni luce dalla Terra e che ha una dimensione di 300 anni luce di diametro.
Si tratta del resto di una supernova esplosa probabilmente circa 2 milioni di anni fa, che è possibile apprezzare tramite un telescopio o una fotografia a lunga esposizione.
Il fascino di Orione lo troviamo impresso anche in uno degli straordinari lavori di Paolo Palma, che rappresenta un mosaico dei colori di tutte le stelle di Orione fino alla magnitudine +5.5.
Alcune stelle sono state ordinate dall’autore in base alla classe spettrale – dalla O alla C -, così da mostrare la relazione colore/classe spettrale. W Orionis è la stella più rossa della costellazione visibile con piccoli telescopi. È più debole della magnitudine 6.
OGGETTI DEL PROFONDO CIELO
La costellazione di Orione possiede molti oggetti affascinanti del profondo cielo: ne sono un esempio la Grande Nebulosa di Orione (M42) e la nebulosa oscura Testa di Cavallo.
M42 è un complesso nebuloso molecolare in cui hanno origine importanti processi di formazione stellare e che si estende ampiamente sulla volta celeste tra la cintura e la spada di Orione: è una delle regioni di formazione stellare più attive, una vera incubatrice di stelle.
E’ uno degli oggetti più amati dagli astrofili esperti e meno esperti, poiché anche con modeste strumentazioni, la nebulosa è facilmente osservabile e fotografabile.
Oggi partendo dalla fotografia amatoriale e quella professionale, passando per i telescopi di grande portata fino ad arrivare a quelli spaziali, come il James Webb, le immagini del profondo cielo che è possibile ottenere sono a dir poco strepitose, ma è necessario anche fare un passo indietro, lì dove tutto è iniziato: il 30 settembre del 1880 Henry Draper realizzò la prima fotografia deep sky della storia.
Attraverso il processo di sviluppo fotografico alla gelatina-Bromuro, l’astronomo statunitense Draper riuscì a immortalare quella che è l’immensa e luminosa nube cosmica di polveri e gas, oltre che la regione di formazione stellare più vicina alla Terra, ovvero la nebulosa di Orione.
Un’immagine davvero sorprendente se si tiene conto dell’epoca in cui fu realizzata e degli strumenti a disposizione.
E arrivando ai giorni nostri possiamo invece sgranare gli occhi dinanzi alla maestosità dell’Universo, attraverso le immagini dei telescopi spaziali, come Euclid, la missione dell’ESA che indaga su come la materia oscura abbia conferito all’Universo l’aspetto che oggi conosciamo, come nel caso della Nebulosa Testa di Cavallo, rilasciata dall’ESA di recente.
ORIONE NELLA MITOLOGIA
Orione trova posto nelle diverse leggende delle antiche popolazioni, già a partire dai Sumeri.
Secondo il mito greco Orione era figlio di Euriale e Posidone, con il potere di camminare sull’acqua; nell’Odissea Omero lo descrive come un abile cacciatore, sempre accompagnato dai suoi fedeli cani da caccia, in particolare Sirio.
Le sue avventure sono legate principalmente a storie d’amore (e di vino) a causa delle quali si trovava spesso a dover combattere e a scagliarsi contro i suoi rivali, arrivando persino a perdere(per poi riacquistare) la vista.
Tra le tante, la storia che più appassiona e commuove è quella che lega Orione ad Artemide.
Arrivato a Delo, l’isola sacra ad Apollo, insieme alla sua amante Eos, Orione incontrò Artemide.
Accomunati dalla passione del tiro con l’arco, il cacciatore e la bellissima sorella gemella di Apollo si innamorarono perdutamente.
Ma questo amore non andava giù ad Apollo, che considerava l’arrivo di Orione sulla sua isola e la relazione con Artemide una sorta di profanazione, tanto da invocare l’aiuto della Madre Terra per eliminare il cacciatore; la Madre Terra non esitò e venne in soccorso ad Apollo scatenando su Orione la furia di un gigante e velenosissimo scorpione, figura dalla quale il cacciatore è eternamente inseguito sulla volta celeste.
Per non soccombere al velenoso attacco contro il quale nulla gli valsero le sue frecce, la sua armatura e la sua abilità, Orione si gettò in mare, dove il suo destino fu determinato dal perfido piano messo in atto dal geloso Apollo.
Mentre una notte Orione nuotava a pelo d’acqua, Apollo diede in mano ad Artemide l’arco invitandola a puntare la freccia in un punto poco visibile al largo; scagliando con abilità il fatale dardo, Artemide colpì a morte il suo amato.
Disperata per aver ucciso il suo Orione, le lacrime di Artemide incontrarono la pietà di Zeus, che trasformò Orione in una luminosa costellazione e lo collocò sulla volta celeste affinché la sua amata Artemide potesse contemplarlo ogni sera.
COSTELLAZIONE DI PERSEO
Nel cielo di dicembre incontriamo la costellazione di Perseo, che raggiunge il meridiano proprio in questo mese: essa è collocata tra quella di Andromeda e l’Auriga e contiene 136 stelle già visibili ad occhio nudo da un luogo particolarmente buio.
La stella principale di Perseo è Mirphak (α Persei), una supergigante gialla che ha una magnitudine di 1,79.
Algol (β Persei) è la stella che gode di maggior fama: si tratta di un sistema stellare distante 93 anni luce dal sistema solare con la caratteristica di essere una stella doppia a eclisse, dove la componente principale, Algol A, viene eclissata con una certa regolarità dalla componente secondaria (Algol B).
OGGETTI NON STELLARI
La costellazione è famosa per lo sciame di meteore a cui è legata, le Perseidi, ovvero le “stelle cadenti” di agosto; Perseo rappresenta infatti il radiante da cui lo sciame sembra originarsi e nella cui direzione è maggiormente intensificato.
Oltre alla presenza di stelle doppie e stelle variabili, la costellazione di Perseo contiene diversi oggetti del profondo cielo: uno dei più noti è senza ombra di dubbio l’Ammasso Doppio (h+χ Per), composto da una coppia di ammassi aperti particolarmente luminosi (NGC 869 e NGC 884), che è possibile percepire anche ad occhio nudo e in maniera molto più dettagliata già con l’ausilio di un binocolo; mentre, attraverso un telescopio di 200 mm di apertura, lo spettacolo è più che assicurato!
Un’altra sensazionale immagine ottenuta dal telescopio spaziale Euclid ci mostra l’ammasso di galassie di Perseo, 1.000 galassie appartenenti all’ammasso di Perseo e oltre 100.000 galassie più lontane sullo sfondo; molte di queste deboli galassie non erano mai state viste prima.
Gli astronomi hanno dimostrato che gli ammassi di galassie come quello di Perseo possono essersi formati solo in presenza di materia oscura nell’Universo.
La costellazione ospita anche l’Ammasso di Alfa Persei (Mel 20), un oggetto molto luminoso posto nella parte settentrionale di Perseo, in cui domina la stella Mirphak.
Si segnala anche la presenza di una piccola nebulosa planetaria scarsamente luminosa (M76) nota anche come Piccola Nebulosa Manubrio.
PERSEO NELLA MITOLOGIA
Attraverso rocce sperdute e impervie, attraverso orride forre,
giunse alla casa della Gorgone, e qua e là per i campi e per le strade
vedeva figure di uomini e di animali
tramutati da esseri veri in statue per aver visto Medusa.
(Ovidio, Metamorfosi, IV, 778-781)
L’alone mitologico che circonda Perseo è certamente uno dei più celebri, fatto di una narrazione che si intreccia con altre costellazioni, quali quella di Andromeda, Cefeo, Cassiopea, Pegaso.
Perseo era il figlio mortale di Giove e di Danae. Al giovane venne affidato l’incarico di cercare e di uccidere il mostro Medusa, una Gorgone con serpenti al posto dei capelli e il potere di pietrificare con un solo sguardo chiunque avesse incrociato il suo.
«Volgiti ’n dietro e tien lo viso chiuso;
ché‚ se ’l Gorgón si mostra e tu ’l vedessi,
nulla sarebbe di tornar mai suso».
Così Dante narrava del potere della Medusa nel IX canto dell’Inferno.
Medusa viveva su un’isola situata oltre l’oceano, insieme alle altre due Gorgoni Steno e Eurialo, mortali a differenza di Medusa.
Perseo vi giunse dopo aver ricevuto in sogno da Minerva una spada con la quale decapitare il temuto mostro e uno scudo riflettente affinché Medusa non potesse pietrificare l’eroe; infine le tre ninfe del Nord, incontrate sul suo cammino, consegnaronoall’eroe anche un elmo speciale affinchè lo rendesse invisibile e una sacca per riporre la testa del mostro una volta recisa.
Perseo riuscì nell’impresa di uccidere Medusa, dal cui sangue nacque Pegaso, il celebre cavallo alato di cui l’eroe si servì per fuggire e grazie al quale potè trarre in salvo Andromeda, incontrata nel suo viaggio di ritorno mentre era incatenata su una scogliera per colpa di sua madre Cassiopea.
Per le sue gloriose gesta, da sempre rappresentate attraverso l’arte, Perseo si guadagnò un posto sulla volta celeste dove risplende per l’eternità.
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