Venere, la “cattiva stella”
di Guillaume Le Gentil

Come descrive tecnicamente nei box a corredo dell’articolo, ci sono solo due transiti di Venere per ogni secolo (e nel prossimo non saremo neanche così fortunati) e Guillaume Le Gentil, in un vorticoso giro intorno al mondo, sul finire del 1700 li manca entrambi.

Oltre 11 anni lontano da casa, dagli affetti, dalla carriera e tutto sfumato per..

L’articolo dedicato all’astronomo francese narra una vicenda appassionata di scienziato serie e accalorato perseguitato dagli imprevisti e dalla sfortuna, come le parole degli scritti storici testimoniano:

Questo è il destino che spesso attende gli astronomi! Avevo percorso più di diecimila
leghe; sembrava che avessi attraversato una così grande distesa di mari, esiliandomi dalla mia patria, solo per essere spettatore di una nuvola fatale che è venuta a posizionarsi
davanti al Sole nel preciso momento della mia osservazione, per privarmi dei frutti delle
mie pene e delle mie fatiche …”
G. Le Gentil, Voyage dans lesmers de l’Inde, 1779

Ecco una prima parte dell’articolo:

“La distanza Terra-Sole, così fondamentale
da essere definita unità
astronomica, è il primo gradino
che gli astronomi usano per
costruire la loro scala di distanze
nell’Universo. Il lento cammino
per arrivare al valore odierno
(149.597.870,7 km, risoluzione B2
della IAU) cominciò a partire dal
periodo classico, e fu tutt’altro
che semplice. Tolomeo (I secolo
d. C.) la considerava 20 volte più
piccola di quello che era, mentre
Riccioli, contemporaneo di Galileo
(17mo secolo), 3.5 volte. Anche
la stima di Edmund Halley (18mo
secolo), che pure diede un contributo
decisivo al problema e che
avremo modo di incontrare ancora
più avanti, era errata di una volta
e mezzo in difetto.
Un’occasione molto propizia per
fare dei passi avanti fu offerta
dai rari transiti di Venere, in particolare
da quelli del 1761 e 1769,
i primi dopo che fu consolidato
l’utilizzo del telescopio. Fu infatti
trovato un metodo geometrico (v.
box) che a partire dalle osservazioni
del dischetto del pianeta sul
Sole permetteva di dedurre il valore
cruciale dell’unità astronomica.
Per essere applicato, il metodo
richiedeva osservazioni contemporanee
da stazioni il più distanti
possibile, in un’epoca in cui questo
voleva dire viaggi lunghi anni
in luoghi sconosciuti, inospitali o
pericolosi. Fama e prestigio erano
certi per i coraggiosi astronomi
che avessero accettato l’incarico,
ben pochi tra i quali ebbero verosimilmente
un’idea di quello che
li attendeva (altrimenti non sarebbero
mai partiti). Se i più fortunati
riscossero in patria gli onori
che meritavano, una parte di essi
persero il transito, e qualcuno addirittura
la vita.
La Francia e l’Académie Royale des
Sciences furono in prima linea
nell’organizzazione delle spedizioni.
Una delle più sfortunate fu
quella che ebbe come protagonista
l’astronomo francese Guillaume
de Gentil, il quale dopo più di
dieci anni per mare mancò non
uno, ma entrambi i transiti in circostanze
che sarebbero quasi incredibili
se ad attestarle non ci
fosse il suo resoconto di viaggio,
il Voyage dans les mers de l’Inde
(Viaggio nei mari dell’India), da
cui è tratto in gran parte quanto
segue.
Facciamo un passo indietro di
tre secoli, e cominciamo il nostro
racconto.”

Il Viaggio di Guillaume Le Gentil alla caccia dei transiti di Venere

A corredo dell’articolo due BOX sapienti:

  • Quanti e quando saranno i transiti di Venere sul Sole
  • e il calcolo dell’unità astronomica attraverso di essi (un suggerimento utile anche per le scuole).

Il resto dell’articolo è pubblicato in COELUM 266

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