La prima navicella spaziale dell’ESA dedicata alla difesa planetaria ha lasciato la Terra. La missione Hera è diretta verso un obiettivo unico tra i più di 1,3 milioni di asteroidi noti nel nostro Sistema Solare: l’unico corpo la cui orbita è stata modificata dall’azione umana, per risolvere i misteri legati alla sua deflessione.

Affinando la comprensione scientifica della tecnica di deflessione degli asteroidi tramite ‘impatto cinetico’, Hera mira a rendere la Terra più sicura. La missione fa parte di un’ambizione più ampia volta a trasformare l’impatto degli asteroidi terrestri in un tipo di disastri naturale completamente evitabili.

Sviluppata nell’ambito del programma di Sicurezza Spaziale dell’ESA e condividendo un’eredità tecnologica con il cacciatore di comete Rosetta, Hera è decollata su un razzo SpaceX Falcon 9 dalla Stazione di Forza Spaziale di Cape Canaveral in Florida, USA, il 7 ottobre alle  14:52 UTC, con i suoi pannelli solari che si sono dispiegati circa un’ora dopo.

La navicella Hera, delle dimensioni di un’automobile, effettuerà la prima indagine dettagliata su un asteroide “binario” – o a doppio corpo – il 65803 Didymos, che è orbitato da un corpo più piccolo, Dimorphos. L’attenzione principale di Hera sarà sul più piccolo dei due, la cui orbita attorno all’asteroide più grande è stata modificata dalla missione DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA, dimostrando la deflessione di un asteroide tramite impatto cinetico nel 2022.

Hera condurrà anche esperimenti tecnologici in condizioni di spazio profondo, tra cui il dispiegamento di due ‘CubeSats’ delle dimensioni di una scatola da scarpe che voleranno più vicini all’asteroide bersaglio, manovrando in condizioni di gravità ultra-bassa per acquisire dati scientifici aggiuntivi prima di atterrare. La navicella principale tenterà inoltre una navigazione autonoma attorno agli asteroidi, basandosi sul tracciamento visivo.

Il lancio e il viaggio nello spazio profondo della missione sono monitorati dal Centro Operazioni Spaziali dell’ESA a Darmstadt, in Germania. Fonte ESO

A bordo di HERA, molta scienza e tecnologia italiana grazie ai contributi gestiti dall’Agenzia Spaziale Italiana.
 
Nel contesto della missione, il team dell’Istituto Nazionale di Astrofisica coordinato da Ernesto Palomba si è occupato della realizzazione dello strumento VISTA (Volatile In Situ Thermogravimeter Analyser), un sensore per l’analisi dell’ambiente di polveri del sistema Didymos-Dimorphos a bordo di Milani, uno dei due Cubesat della missione. Insieme ad una camera di navigazione, VISTA è l’unico strumento scientifico italiano in HERA in una missione con tanta tecnologia italiana. VISTA andrà a rilevare la presenza di particelle di polvere micrometrica e submicrometrica, caratterizzando composti volatili e organici all’ interno della polvere raccolta. Oltre alle attività su VISTA, INAF collabora attivamente  con altri due strumenti a bordo della missione, lo spettrometro ASPECT e la termocamera a infrarossi TIRI.

“Sono molto emozionato nel vedere coronato un sogno iniziato quasi venti anni fa con innocenti idee discusse durante i caffè e poi proseguite con i successivi studi di strumentazione miniaturizzata per l’Agenzia Spaziale Europea” commenta Ernesto Palomba, ricercatore INAF e responsabile scientifico dello strumento VISTA. “Ora sono qui con il mio Team in euforica attesa di vedere  arrivare i primi dati da Didymos tra qualche mese, che ci permetteranno di capire in dettaglio la situazione di questo sistema di asteroidi e delle loro polveri sollevate dopo l’impatto della missione DART. Le informazioni che otterremo saranno fondamentali per capire la coesione di questi corpi celesti, nell’ottica di poterli deviare da orbite potenzialmente pericolose”. Comunicato Stampa Media Inaf