Asteroidi e probabilità di collisione – di Alessandro Manara
Fino a qualche decennio fa lo studio degli asteroidi era un settore dell’astronomia di limitato rilievo scientifico. La scoperta di asteroidi doppi e, soprattutto, la sempre maggior consapevolezza che questa categoria di oggetti costituisce il residuo non aggregato di antichissimo materiale risalente ai primordi del Sistema Solare, ha contribuito a rivalutarne l’importanza dal punto di vista cosmogonico. L’interesse per gli asteroidi è poi aumentato a dismisura quando è diventato drammaticamente evidente che un numero elevato di questi frammenti rocciosi, almeno un migliaio con un diametro superiore al chilometro, i NEA (Near Earth Asteroids), asteroidi che possono transitare in prossimità della Terra, è potenzialmente pericoloso per il nostro pianeta.
Un fatto curioso, e apparentemente inspiegabile, è che solo dagli anni ‘60-‘70 del secolo scorso si è comunemente accettato che gli impatti degli asteroidi possono aver avuto un ruolo importante sia nella storia della Terra che nel condizionare l’indirizzo della successiva evoluzione delle forme viventi che la popolano.
L’idea di possibili interazioni tra la Terra e corpi extraterrestri non è però nuova. Risale alla fine del Seicento, a seguito della pubblicazione degli studi di Newton sui parametri orbitali della grande cometa del 1680. Astronomi della levatura di David Gregory, professore ad Oxford agli inizi del Settecento, invitavano i filosofi naturali a non sottovalutare il pericolo per il nostro pianeta costituito dalle comete che ne intersecano l’orbita. Naturalmente, Gregory avrebbe detto lo stesso degli asteroidi se ne avesse intuito l’esistenza!
In pieno secolo dei Lumi, quando divennero note le complesse ricerche matematiche di Clairaut e Lagrange sulle perturbazioni che alterano le orbite cometarie, furono subito prospettati dei catastrofici scenari di impatti di nuclei cometari con la superficie terrestre. L’astronomo francese J.J. de Lalande provocò ad arte un’autentica ondata di panico collettivo quando annunciò pubblicamente che, sul lungo periodo, era alta la probabilità di una collisione cosmica.
La scoperta dei primi asteroidi nell’Ottocento, confinati tra le inaccessibili e sicure orbite di Marte e Giove, non risollevò, tra gli astronomi, l’inquietante interrogativo di un possibile rischio collisionale con il nostro pianeta.
Solo molto lentamente si è accettata l’idea che le comete ed i NEA possono costituire un autentico pericolo per il pianeta e per l’umanità. Nel mutare delle opinioni, non poco hanno contribuito eventi catastrofici che hanno come naturale spiegazione l’impatto di corpi extraterrestri. Infatti, non è più possibile ignorare eventi come quello di Tunguska del 1908, autentici campanelli d’allarme per l’umanità.
Molto si è scritto sul rischio costituito dagli asteroidi killer, troppo spesso però in modo eccessivamente sensazionalistico e fumoso.
Il piccolo libro di Alessandro Manara, per quarant’anni astronomo all’Osservatorio di Brera, affronta questo tema “caldo” con chiarezza e rigore scientifico e questo sicuramente costituisce il suo principale merito. Ma, a differenza di altri sull’argomento, non è un libro “facile”: va letto ed assimilato attraverso una lettura meditata.
L’Autore, nell’introduzione, avverte che “ho cercato di usare un linguaggio molto semplice evitando per quanto possibile il ricorso alla matematica anche se… così facendo, è sì possibile dare una descrizione di ciò che avviene, ma in molti casi rimane preclusa la possibilità di darne una spiegazione o dimostrazione”. Credo però che già descrivere, così come ha fatto Manara nel suo lavoro, sia un’operazione divulgativa assai efficace per un pubblico colto che, a differenza dello specialista, non ha la necessità di entrare nei dettagli matematici, bensì di formarsi un quadro d’insieme del “problema asteroidi” il più possibile esauriente e comprensibile.
I successivi due capitoli, con i quali si chiude l’opera, analizzano l’evoluzione nel tempo delle orbite, la probabilità di collisione, le fonti dell’errore di osservazione e, infine la previsione e la prevenzione.
In questa ultima sezione del lavoro, Manara cerca di dare una risposta alla cruciale domanda: “che cosa è possibile fare e che cosa si sta facendo per prevenire il rischio rappresentato dagli impatti di asteroidi?”.
In primo luogo, Manara sostiene che le possibilità attuali di una previsione “sicura” di una collisione con la Terra dipende dalla nostra capacità di scoprire tutti i NEA con diametro superiore al chilometro, quelli, in altre parole, che possono causare una catastrofe su scala globale. Forse l’obiettivo sarà raggiunto nei prossimi 10-20 anni e, da quel momento sarà possibile prevedere gli incontri ravvicinati con un anticipo di parecchi decenni. Secondo l’Autore, una volta individuato un asteroide (o anche una cometa) a rischio, a causa della natura caotica del loro moto, sarebbe più facile modificarne l’orbita piuttosto che tentare, drasticamente, di distruggerli.
È opportuno ripetere che il libro analizza il problema della possibilità di collisioni cosmiche da una prospettiva assai complessa. Ciò non toglie che la sua lettura è consigliata non solo agli astronomi e agli appassionati del cielo ma anche, e forse soprattutto, ai politici, perché è spesso dalle loro scelte che dipendono i destini dei popoli.
Una piena presa di coscienza dei politici di tutto il mondo dei rischi connessi agli asteroidi, può portare allo stanziamento di adeguate risorse per il loro studio e per l’individuazione dei mezzi più idonei per annullare il pericolo di catastrofi planetarie.
La Terra nel Mirino.
Asteroidi e probabilità di collisione.
di Alessandro Manara
Ed. Il Castello, 2003
Formato 17×24 cm, pp. 98
Prezzo 16,00 €
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