A due passi dal cielo

È risaputo che le meteoriti non hanno preferenze e possono cadere ovunque, ma di certo è a dir poco sorprendente che uno della dozzina di meteoriti osservate cadere in Italia nell’ultimo secolo, abbia preso di mira il parcheggio dell’allora Aeritalia (Oggi Thales Alenia space) a Torino.
Campione del meteorite Torino (18/05/1988)
Il fatto risale al 18 maggio 1988. Il frammento principale del meteorite (una Condrite ordinaria H) di 800 grammi, cadde, assieme ad altri, proprio nel parcheggio, mentre ulteriori frammenti furono raccolti tra Collegno e Pianezza. Uno di questi frammenti, la cui superficie è ancora segnata dall’impatto sul terreno, fa bella mostra di sé nella collezione vaticana di meteoriti, ospitata alla Specola Vaticana, presso la sede di Albano Laziale. La collezione nacque più di un secolo fa grazie a Adrien Charles Marchese de Maurois il quale, tra il 1907 ed il 1912, fece dono al Vaticano di centinaia di pezzi. Una successiva donazione risale al 1935 ad opera questa volta della vedova dello stesso marchese. Negli anni successivi la collezione crebbe più lentamente, sempre grazie ad ulteriori donazioni oltre che ad alcuni scambi ed acquisizioni, arrivando oggi a sommare quasi 1200 pezzi appartenenti a più di 500 distinti meteoriti. Si tratta quindi di una delle principali raccolte di meteoriti italiane, assieme a quella della sezione di Siena del Museo Nazionale dell’Antartide, che ospita 1500 pezzi e a quella del museo di scienze planetarie di Prato, con 928 esemplari. Ma la particolarità della collezione vaticana è quella di ospitare una grande quantità di meteoriti storici, essendo il nucleo della collezione nato nella seconda metà del XIX secolo, quando non esisteva ancora la ricerca di meteoriti nei deserti (e ancor meno nell’Antartide) e le raccolte si formavano con meteoriti trovate dopo le cadute. Dopo gli studi pionieristici tra gli anni 30 e 50 sulla spettroscopia delle meteoriti, per cercare comparazioni con gli asteroidi, la raccolta di meteoriti era rimasta sostanzialmente inutilizzata, fino agli inizi degli anni ’90, quando riprese nuova vita dal 1993, prima sotto la supervisione di Guy Consolmagno (oggi direttore della Specola Vaticana) e successivamente, dal 2014, con Robert Macke che ne è attualmente il curatore. Ed è proprio quest’ultimo che ci accoglie al cancello della Specola Vaticana e ci accompagna verso gli edifici della sede centrale della specola, dov’è ospitata la collezione. Nonostante i tre master in Fisica, Filosofia e Teologia, Macke ha un modo di fare informale, quasi schivo, in grado di far sentire l’interlocutore subito a proprio agio, tuttavia non può sfuggire l’entusiasmo non celato quando parla del proprio lavoro. Con lui visitiamo la grande raccolta di meteoriti, aprendo cassetti e vetrine ed estraendo di tanto in tanto (rigorosamente con i guanti) alcuni degli stupendi pezzi.
Br.Robert Macke mostra il campione di 3,5kg di Alfianello (16/01/1883 Alfianello Br)
La collezione è articolata in due sezioni: la prima presso il laboratorio dove sono ospitati la maggior parte dei pezzi, catalogati per tipo e dove si effettuano misurazioni fisiche; la seconda nella sala espositiva dove sono raccolti in una teca alcuni degli esemplari più importanti. Tra le meteoriti italiane, oltre a Torino (già citato prima) un grande campione di “Alfianello” di 3,5 kg fa bella mostra di sé. Questo meteorite, caduto vicino a Brescia nel 1883, con i suoi 228 kg di massa totale, si registra come il maggiore impatto sul suolo italiano (Vago di Verona, del 1688 potrebbe essere stato maggiore ma la massa principale del meteorite è andata perduta). Da un altro cassetto emerge una bella fetta di Vigarano, caduta nel 1910 in provincia di Ferrara e capostipite delle condriti carbonacee tipo “V”, Vigarano, appunto.
Il campione del meteorite di Ensisheim, caduto nel 1492, con la rappresentazione della caduta, dalle “Cronache di Norimberga” del 1493
Nella vetrina in sala vediamo il “nonno” di tutte le meteoriti: Ensisheim, caduto nel 1492 in Francia a testimoniare la prima ben documentata caduta di meteoriti. Accanto a questo L’Aigle (Fr) del 1803 e Weston (USA) del 1807. In un’altra sezione, troviamo le meteoriti marziane divise in tre classi abbreviate in SNC (Shergottiti, Nakhiliti e Chassigniti), nomi a loro volta derivati dai prototipi di queste meteoriti Shergotty (1865 India), Nakhla (1911 Egitto) e Chassigny 1815 (Francia). Nella collezione sono presenti tutti e tre le classi, con Tissint (2011) per le shergottiti, e le stesse Chassigny e Nakhla. L’ultima, un esemplare di 154 grammi particolarmente raro, fu donato nel 1912 dalla Geological Survey in Egitto.
Campione 154 grammi del meteorite Nakhla (Prototipo delle Nakiliti marziane)
Non mancano le lunari, con meteoriti Nord Africane ed un frammento di roccia lunare raccolto dalla missione Apollo 17 e donato dalla NASA al Vaticano. Tra le condriti carbonacee, oltre alla Vigarano, troviamo le rarissime CI1 con la meteorite Orguell (condriti i cui corpi progenitori hanno subito una fortissima alterazione per la presenza di acqua al loro interno) e non manca inoltre un bel campione di Allende (8/02/1969 Messico) Di particolare bellezza l’esposizione delle sideriti (meteoriti ferrose), con diversi esemplari, come ad esempio, “Sacramento Mountains” con una magnifica sezione, o una grande Canyon del Diablo (MeteorCrater in Arizona), oltre a mesosideriti e Pallasiti di indiscussa bellezza.
la magnifica sezione della siderite Sacramento Mountains (1890 New Mexico)

Conclusione

Di certo la “pausa caffe” accomuna tutti e un centro di ricerca, sia pure di gesuiti nello stato pontificio non fa eccezione. “No science without coffee” sentenzia Robert Make, mentre il direttore dell’osservatorio Guy Consolmagno annuisce gravemente. E proprio in questo momento di intervallo che prendo l’occasione per fare a fratello Macke alcune domande “difficili”: perché esiste un “Osservatorio Vaticano”, perché proprio l’ordine dei gesuiti conta tra le sue fila così tanti scienziati ed infine come lui coordina il suo essere uomo di fede e scienziato. Non vorrei fargli andare di traverso la ciambella che sta mangiando con il caffè. Invece ci fa accomodare fuori dalla saletta bar “troppo rumore qui” e ci risponde con un sorriso: -per quanto riguarda la prima domanda, citando Papa Leone XIII, che nel 1891, rifondò la Specola Vaticana, perché “tutti potessero vedere che la Chiesa non si oppone alla vera scienza ma che la incoraggia e la promuove”. – Relativamente alla presenza di scienziati nel nostro ordine, penso che il motivo principale sia nella vocazione educativa della Compagnia, che dalle sue origini non si limitava all’insegnamento della religione ma a tutto lo scibile. – Infine, non percepisco alcuna discontinuità tra il mio essere religioso ed uomo di scienza; siamo tutti alla ricerca della verità.

La ricerca all’Osservatorio Vaticano

Gli astronomi della Specola Vaticana si occupano di ricerca teorica e applicata, a partire dalla cosmologia, fisica teorica, galassie, stelle, Sole fino al Sistema Solare, asteroidi, ed ovviamente meteoriti. Lo strumento di punta di ricerca è il VATT (Vatican Advanced TecnologyTelescope), costruito sul monte Graham (vicino al sito del Large BinocularTelescope) in Arizona. Per quanto riguarda i meteoriti, lo studio si è concentrato tra la fine degli anni novanta e i primi anni del nuovo secolo, nella misura della porosità, passando poi, negli ultimi anni alla misura della capacità termica. Uno strumento apposito, il “picnometro”, utilizza un gas come l’Elio, che viene immesso in una camera dove è ospitato il meteorite, facendolo poi passare il gas in un’altra camera (di volume noto) e misurando la differenza di pressione. La capacità del gas di penetrare in profondità nel meteorite permette di misurarne il volume solido. Un laser 3d consente invece di modellizzare la superficie del meteorite per misurare il volume “apparente”. La differenza tra queste due grandezze misura la porosità. La misura della capacità termica è invece ottenuta immergendo il meteorite in azoto liquido. Utilizzando le curve di evaporazione è possibile misurare la capacità termica di un meteorite ad una temperatura data. Si tratta di misurazioni utili non soltanto per conoscere le caratteristiche dei meteoriti, ma per studiare le proprietà degli asteroidi, loro progenitori. Le ricerche fanno sì che Br. Macke e Br. Consolmagno siano co-autori di recenti articoli relativi allo studio di meteoriti lunari, i terreni marziani e del materiale raccolto dalla sonda OSIRIS-Rex sull’asteroide Bennu“Asteroid Bennu in the laboratory. Propreties of the sample collected by OSIRIS-Rex” Meteoritics&Planetry Science 1-34 (2024)
Museo Collezione Vaticana di meteoriti
Informazioni Visite – A causa dello staff limitato e del personale ridotto le visite alla collezione di meteoriti sono possibili soltanto per motivi di ricerca e per la stampa, previo accordo via mail. – Mail: staff@specola.va – La specola vaticana di castel Gandolfo, con i telescopi storici è invece visitabile per gruppi da 11 a 25 persone, con prenotazione on line dal sito ufficiale. Mail info.musei@scv.va
Orari Informazioni del Sito
Biglietto Ingresso Informazioni dal sito (Tariffe diversificate a seconda dei gruppi)
Letture 108 Years of Meteorites at the Vatican Observatory -Robert J. Macke

L’articolo è pubblicato in COELUM 271 VERSIONE CARTACEA