Dopo l’ultimo viaggio all’isola di Sal dell’arcipelago di Capo Verde nel Febbraio di quest’anno, Coelum Viaggi ritorna in pista con destinazione Libia, per l’osservazione dell’eclisse anulare di Sole del 3 Ottobre 2005 e dello sciame delle Draconidi, per le quali è previsto quest’anno un possibile outburst, in coincidenza col ritorno della cometa progenitrice, la 21P/Giacobini Zinner. La scelta del luogo, tiene conto della durata massima dell’eclisse ,delle statistiche meteo e naturalmente della possibilità di abbinare alle osservazioni astronomiche un interessantissimo tour nel Sahara, visitando località di straordinario interesse naturalistico e archeologico.
Il viaggio, come di consueto viene organizzato in collaborazione con il Gruppo Astrofili Columbia di Ferrara, la Coop Camelot e l’agenzia di viaggi CTM Robintur di Modena e conta 15 partecipanti: i veterani Ferruccio Zanotti, Esther Dembitzer, Maurilio Grassi e Paolo Minafra e le new entry Carlo Baletti, Luca Baletti, Laura Porta, Walter Brogi, Cosimo Brogi, Anna Francini, Monica Bauso, Luciano Padovani, Ulia Silingardi e Alena Ellen Pokutova, oltre naturalmente al sottoscritto.
Ci imbarchiamo a Roma il 30 Settembre con un volo della Libyan Arab Airlines in forte ritardo e in serata arriviamo all’aeroporto di Tripoli in cui ci scontriamo immediatamente con le prevedibili lungaggini burocratiche relative a timbri, visti, controlli e passaporti, che addirittura sfociano nel sequestro dei due telescopi Pentax 75 SDHF, appartenenti ad Esther e Luca, per imprecisati motivi di sicurezza, con la promessa della restituzione soltanto al nostro ritorno.
Anwer, la nostra guida, che sarà fondamentale e disponibilissimo per tutta la durata del viaggio, purtroppo in questo frangente non è in grado di aiutarci, rammaricandosi di come nel suo paese, possano verificarsi episodi veramente assurdi.
A riprova di ciò, altra strumentazione astronomica in nostro possesso come il mastodontico Dobson da 25 cm, riesce a passare i controlli senza alcun problema. Prima di cenare all’Hotel Bab Albahar, in cui pernotteremo, Anwer ci accompagna a visitare l’arco di Marco Aurelio e la pittoresca città vecchia, tra nugoli di bambini, bancarelle con le mercanzie più varie e le onnipresenti gigantografie del colonnello Gheddafi.
Sabato 1 Ottobre ci attende la visita della famosa Leptis Magna, un sito archeologico che conserva resti imponenti e spettacolari dell’antica Roma, come l’arco dei Severi, le terme di Adriano, la strada colonnata che giunge al porto, il Foro, la Basilica dei Severi, il mercato ed il teatro, veramente grandioso, nel cielo limpido e con il mare sullo sfondo.
Dopo il pranzo in un vicino ristorante, visitiamo il museo e l’anfiteatro, prima del volo in serata per Sebha, la cittadina da cui partono le spedizioni che si addentrano nel deserto.
Dopo una notte al modesto Hotel Fezzan, carichiamo gli innumerevoli bagagli sui fuoristrada che ci accompagneranno nell’impegnativo tour e facciamo conoscenza con gli autisti ed i cuochi, che dovranno provvedere al nostro sostentamento, visto che per diversi giorni saremo assolutamente isolati dal resto del mondo.
Il cielo, velato da un sottile strato di cirri e da sabbia in sospensione dà luogo ad un fenomeno di alone, sormontato da un rarissimo arco di Parry dalla forma a cuneo, mai visto prima d’ora. Partiamo per l’oasi di Al Fogaha, 200 km a NE di Sebha, nelle cui vicinanze l’indomani osserveremo l’eclisse e ci prepariamo ad incontrare Romano Serra, grande esperto di meteoriti e vecchia conoscenza dei nostri viaggi, che ci ha dato appuntamento, con tanto di coordinate proprio nel primo pomeriggio.
Egli è già sul luogo da alcuni giorni, per cercare meteoriti nella regione del Dar El Ghani, dopo esservi giunto con un fuoristrada direttamente dall’Italia e grande è la speranza di poterci veramente incontrare. Purtroppo un guasto ad una delle nostre jeep ci fa arrivare tardi sul luogo dell’appuntamento e quando il GPS segna le coordinate stabilite, non vediamo nessuno ad attenderci. Gli autisti ed i cuochi si danno quindi da fare per preparare il pranzo appostandosi all’ombra di un palmeto in un vicino canyon e riparandosi dal caldo sempre più opprimente.
Mi consulto con Anwer e decidiamo di effettuare un altro sopralluogo per cercare Romano, prima di abbandonare definitivamente le speranze e questa volta la fortuna ci dà una mano: magicamente, in lontananza sul lungo rettilineo della strada per Al Fogaha, in direzione opposta ala nostra, vediamo giungere un veicolo che procede lentamente, quasi un miraggio. Ci affianchiamo e un uomo in canottiera dall’aspetto stanco e accaldato, con la barba lunga di giorni, ci guarda incredulo.
E’ lui, Romano! Saltiamo fuori dalle auto e festeggiamo l’incredibile incontro, facendo presto conoscenza anche con gli altri 4 componenti della sua spedizione. Tutti assieme, ci dirigiamo così nel punto previsto per l’osservazione dell’eclisse (lat. 27° 37.630 N e long. 16° 07.500 E ) e gli autisti allestiscono il campo tendato per la nostra prima notte nel deserto. L’emozione è grande, il luogo si presenta come una distesa desolata e assolutamente piatta in tutte le direzioni ed il silenzio è assoluto. Comincio a prendere confidenza con la mia tenda igloo, mentre alcuni di noi preparano la strumentazione, altri attendono la cena ed Ellen, Monica ed Esther, sullo sfondo del Sole al tramonto, rapite dall’atmosfera si danno allo yoga. In serata il cielo è spettacolare, ma mentre mangiamo, annuvolamenti si alternano a schiarite ed addirittura cade qualche goccia di pioggia.
Non è il momento di montare il Dobson, e approfittiamo di qualche squarcio per illustrare un po’ di costellazioni al pubblico con il potente laser verde di Ferruccio. Lunedì 3 ottobre, ci si sveglia all’alba, con il vociare degli autisti che preparano la colazione, osservando un cielo plumbeo, quasi padano. Ci guardiamo un po’ preoccupati e tutti quanti speriamo nella buona sorte. Nell’attesa dell’evento Romano ci mostra il suo personale bottino di meteoriti, una ventina di condriti ordinarie ed una molto probabilmente di origine marziana, trovate in questi giorni nelle sue peregrinazioni. Fortunatamente il cielo si rasserena e quando alle ore 10.03 locali inizia l’eclisse, tutti si armano di occhialini e di filtri iniziando a filmare e fotografare il fenomeno.
Tutto procede bene fino al momento del secondo contatto, alle 11.33 locali, quando, con una precisione che ha dell’incredibile, una leggera nuvolaglia comincia a coprire il Sole, che in quel momento ha un’altezza sull’orizzonte di 54,3°.
Con nostro sollievo, tuttavia, si tratta di nubi sufficientemente trasparenti, da permetterci l’osservazione del momento clou senza l’uso dei filtri e di ammirare quindi il sottile anello luminoso di Sole (la grandezza dell’eclisse è circa 0,9), ad occhio nudo in uno scenario altamente suggestivo creato dal contorno di nubi chiare e scure che in alcuni punti assumono addirittura una colorazione giallo-arancione.
Luca ha le lacrime agli occhi dall’emozione e tutto intorno a noi il calo di luce è sensibile. La durata dell’anularità è di 4 minuti e 25 secondi, il terzo contatto avviene alle 11.38 locali e l’eclisse termina alle 13.14 locali.
Nel primo pomeriggio smontiamo il campo, salutiamo Romano ed i suoi amici, che proseguono le loro ricerche e andiamo noi stessi a caccia di meteoriti una trentina di km più a sud, anche se gli unici ritrovamenti degni di nota sono alcune rocce di arenaria con inclusioni di ematite, che testimoniano un lungo contatto della roccia con l’acqua, del tutto simili ai “mirtilli” marziani scoperti dalle sonde Spirit e Opportunity.
Dopo aver ammirato un canyon veramente grandioso, facciamo il campo nelle vicinanze e procediamo in serata con l’osservazione binoculare e con il telescopio dei principali oggetti celesti del periodo, accompagnati dai canti degli autisti seduti attorno al fuoco, e notiamo come Scorpione e Saggittario, nonché Fomalauth del Pesce Australe, siano veramente alti rispetto alle nostre latitudini. Il giorno 4, dopo circa 300 km di scossoni e caldo sempre più deciso, ci concediamo una doccia, al campo fisso di Tekerkiba, località di accesso alla splendida regione dei laghi, che visiteremo l’indomani e qui abbiamo la lieta sorpresa di udire una voce familiare che non ci saremmo mai aspettati di risentire: è Romano, anch’egli di transito in questo campo.
Tolto lo strato di sabbia che da giorni ci accompagna, andiamo nuovamente ad insabbiarci, poiché in serata montiamo il campo sulle vicine dune di Ubari, in un paesaggio di incomparabile bellezza. Giunge finalmente il momento di montare il Dobson: il cielo è perfetto. Ma c’è appena il tempo di cenare ed ecco che si alza un vento teso ed il cielo si copre irrimediabilmente. Ci ripariamo velocemente nelle tende eccetto Paolo che si attarda a sorseggiare il thè assieme a Ellen, Anwer e gli autisti. Si accorge così troppo tardi che una raffica di vento di inusitata potenza ha sradicato la sua tenda facendola volare all’orizzonte e rimane alcuni minuti incredulo a fissare il vuoto.
Le ricerche della tenda proseguiranno tutta la notte senza dare purtroppo alcun esito e lo sfortunato compagno di viaggio viene ospitato successivamente da Maurilio, nella sua tenda monoposto. Il 5 Ottobre si presenta con un bel cielo limpido, l’ideale per ammirare al meglio una delle attrazioni principali del deserto libico: i laghi di Ubari. Gli autisti conoscono il deserto come le loro tasche e cavalchiamo sicuri le gigantesche dune che sembrano onde di un mare in tempesta, ed ecco che dal nulla compare il primo lago, Mavo, che suscita un senso di merviglia, come solo l’acqua nel deserto è in grado di fare. Proseguiamo con il grande lago Gebraoun nelle cui acque ipersaline alcuni di noi si lasciano galleggiare, circondati dalle palme e dalle alte dune rossicce.
E’ il momento del terzo incontro con Romano, sempre più esilarante. Prima di ripartire, Ellen decide addirittura di noleggiare gli sci e sperimentare una discesa dalla duna più alta. La mattinata si conclude con la visita ai laghi Umm al Maa, uno specchio d’acqua turchese circondato da un fitto palmeto e Mandara, purtroppo quasi prosciugato, nelle cui vicinanze facciamo la sosta pranzo.
Nel pomeriggio prosegue la nostra corsa nel deserto fino al ritorno sulla strada asfaltata per fare il pieno agli automezzi. L’operazione si rivela lunga e difficoltosa e per questo motivo giungiamo tardi al luogo previsto per il campo, dopo aver attraversato una bassa savana cespugliosa, abitata purtroppo da grossi aracnidi. L’urlo di Monica segnala il primo avvistamento di quello che a prima vista pare un ragno. Una ciabattata di Hussein, mette fine alla corsa del povero animale e sul luogo del sinistro giunge Luciano, esperto entomologo, che ci rassicura dicendo che si tratta di uno pseudo scorpione, un aracnide a metà strada tra il ragno e lo scorpione ma assolutamente innocuo.
Sarà, ma l’atmosfera si fa tesa e in lontananza giunge un altro grido e poi un altro ancora, il luogo è letteralmente infestato da questi animali e Luca ne scopre uno intento a salire sui suoi pantaloni. Tra le risate degli autisti ci sistemiamo in cerchio con le torce puntate a terra per sventare altri assalti, mentre Monica colta da una crisi di panico si rifugia in tenda senza cenare. Controlliamo tutti accuratamente le tende e io scopro un piccolo topo del deserto che mi osserva con sguardo interrogativo.
Di osservazioni questa sera non se ne parla e ci affrettiamo a cenare prima di ritiraci definitivamente in tenda; l’unico contento della situazione è Luciano che nel corso della serata raccoglierà insetti rarissimi per la sua collezione. All’alba ci svegliamo in un luogo incantevole, di fronte alle altissime dune di Idehan Murzuq, che possono raggiungere anche i 400m, poi, smontato il campo ci dirigiamo verso il Wadi Methkandoush, un letto di fiume prosciugato, che ospita una delle più grandi concentrazioni di incisioni rupestri del mondo, risalenti almeno a 12.000 anni fa.
Naturalmente non poteva mancare Romano, che troviamo intento ad esaminare una delle incisioni, secondo lui una possibile rappresentazione del passaggio di un’antica cometa. Nel cocente pomeriggio ( il termometro sfiora i 45°), affrontiamo il Msak Settafet, ovvero il massiccio nero, una pietraia arroventata in cui i fuoristrada sono costretti a frequenti soste per problemi ai radiatori e di seguito il Msak Mellet o massiccio bianco, in cui ci fermiamo per la notte. Gli autisti sono distrutti, a maggior ragione per il fatto che ci troviamo nel periodo del Ramadan e di conseguenza sono costretti a fare centinaia di km sotto il sole impietoso senza poter bere o mangiare. Ma finalmente è giunto il momento del Dobson, la serata è quella giusta e assieme a Luca Cosimo, Anwer ed Ellen prendiamo di mira alcune costellazioni troppo basse alle nostre latitudini come ad esempio lo Scultore.
Qui dopo una impressionante osservazione della famosa galassia a spirale NGC 253 di magnitudine 7 ed estesa ben 22’,che mostra tutta una serie di chiaro scuri mai visti così bene, scendiamo nella parte meridionale della costellazione ed individuiamo altre due galassie : l’irregolare NGC 55 , dall’aspetto molto allungato e con un lato tronco( 25’X3’e magnitudine 8,2 ) e la spirale vista di fronte NGC 300 ( 20’X10’e mag. 8,7 ), più tondeggiante e granulosa.
E’ la volta poi dell’ammasso di galassie della Fornace accanto al lungo Eridano che possiamo osservare in tutta la sua estensione fino alla alfa Achernar. Riusciamo a distinguere almeno 7 componenti dell’ammasso (NGC 1399 di 10,7,NGC 1404 di 9,9, NGC 1427 di 10,9, NGC 1387 di 10,7, NGC 1379 di 11,04, NGC 1374 di 11,89, NGC 1380 di 10,1), visibili come tenui macchie sfumate entro 45’ dalla coppia di stelle SAO 194435 e SAO 194426.
Il venerdì 7 Ottobre entriamo nella regione montuosa dell’Acacus, nell’estremo sud della Libia, al confine con Algeria e Niger, passando attraverso le dune di sabbia dorata di Wan Caza e ammirando l’arco naturale di Affzzejer alto quasi 150 m, una delle formazioni rocciose più spettacolari dell’Acacus. Nel pomeriggio entriamo nel Wadi Tashwinat ricco di numerose pitture rupestri raffiguranti svariate scene di caccia e animali quali giraffe , elefanti bovini, ecc. dalle proporzioni perfette.
Qui risiede una delle ultime famiglie Tuareg dell’Acacus, che visitiamo nella loro modesta capanna prima del tramonto. Ci accampiamo quindi per la notte sulla sommità di una duna con vista sulla vallata altamente scenografica e cerchiamo di posizionare le tende in modo da evitare il vento che si insinua tra le rupi vicine sulle quali rimbalza l’eco delle onnipresenti battute di Walter. Una sottile falce di Luna crescente accanto alla luminosa Venere ci accolgono al tramonto e il nostro satellite, visto al telescopio, viene salutato da Anwer, Ramadan e gli altri libici da urla di meraviglia.
Una lunga nottata di osservazioni ci attende ostacolata di tanto in tanto da forti raffiche di vento e sabbia. Le osservazioni più interessanti riguardano la facile localizzazione al binocolo 7X50 delle nebulose diffuse California NGC1499, in Perseo, osservata poi anche al Dobson col filtro H Beta, della Cocoon IC 5146 nel Cigno a poca distanza dell’ammasso M39 lungo il filamento oscuro B168 e della IC 1396 nel Cefeo.
Ne approfittiamo anche per cominciare il monitoraggio delle Draconidi. Queste meteore, che normalmente mostrano uno ZHR inferiore a 10, hanno dato luogo in passato a veri e propri spettacoli pirotecnici, in coincidenza col passaggio al perielio della cometa progenitrice, che ha un periodo di 6,6 anni. Ad esempio nel lontano 1933 sfoggiarono un tasso orario superiore a 50.000! Anche l’ultimo passaggio del 1998 è stato di tutto rispetto, con uno ZHR attorno a 700 e secondo gli esperti, quest’anno è possibile osservare alcuni picchi di attività rispettivamente alle 8TU e alle 16TU dell’8 Ottobre, e fra le 21 TU dell’8 Ottobre e l’1 TU del 9 Ottobre, anche se nessuno si sbilancia sull’eventuale ZHR
Nel corso della notte, ne osserviamo solo una decina, lentissime (hanno una velocità geocentrica di 23 Km/sec), con scia persistente, mediamente luminose e dal colore bianco-verde. Più frequenti le sporadiche, speriamo di rifarci la notte successiva.
Il nostro viaggio sta volgendo al termine e ci attende l’ultimo spettacolare giorno nell’Acacus, addentrandoci nella vallata di Awiss, con i suoi pinnacoli di roccia nera erosi dal vento nelle forme più assurde, che sembrano poggiare in precario equilibrio sulla sabbia e sul far della sera nell’altrettanto suggestiva vallata di Adad, in cui ci fermiamo.
La serata è totalmente dedicata, dopo l’ultima cena nel deserto con tanto di pane arabo cotto sotto la sabbia , all’attesa per le Draconidi e ci stendiamo comodamente sui materassini ammirando un cielo buio e limpidissimo, il migliore da quando siamo in Libia (si scorge la galassia M 33 ad occhio nudo!). Purtroppo il picco previsto non si verifica e come la sera precedente osserveremo con delusione soltanto una manciata di meteore appartenenti a questo sciame, col radiante nella testa del Drago.
Lo show è quindi rimandato al prossimo passaggio del 2011, per il quale diversi ricercatori, quali J. Vaubaillon, P.Jenniskens e P.Brown , prevedono condizioni geometriche nell’incontro fra le nubi di meteoroidi e la Terra molto simili a quelle del 1933. Tra l’altro il fenomeno dovrebbe avvenire alle 20.40 TL dell’8 Ottobre, favorendo quindi l’Europa nelle osservazioni. Staremo a vedere. Il 9 Ottobre procediamo al lungo ritorno verso Sebha ( più di 400 km ), per poi prendere l’aereo per Tripoli, che raggiungiamo soltanto a notte fonda.
Una doccia e un brevissimo riposo su di un letto vero e poi di nuovo all’aeroporto, questa volta con destinazione Roma, che raggiungiamo naturalmente con alcune ore di ritardo. Al ritorno rimarrà comunque in tutti noi, al di là degli aspetti astronomici, il ricordo di un’esperienza unica, che ci ha fatto assaporare in pieno il deserto in tutte le sue innumerevoli sfaccettature e naturalmente un grazie sincero và ad Anwer, a Ramadan agli altri autisti e ai cuochi che ci hanno veramente dato tutto l’aiuto possibile e fatto vivere questi momenti in assoluta sicurezza e serenità.