Può essere definita la settimana dei Buchi Neri, oggetti che solo in senso lato  hanno a che fare con vicende recenti che però al contrario non hanno nulla del loro fascino. Prima Nature, poi Science, le due più prestigiose riviste scientifiche al mondo, hanno pubblicato lavori dedicati a scoperte relative ai buchi neri. La stella sul ciglio del burrone, pronta per cadere a capofitto nel buco nero al centro della nostra galassia (vedi media inaf) o il doppio  buco nero trovato nell’ammasso globulare M22, sempre nella nostra galassia.

E non si poteva concludere questa settimana con la rilevazione di un altro buco nero. Ma questa volta non è tanto il buco nero che deve attrarre la nostra attenzione, quanto la rara Nova X che ha permesso di rilevarlo. Infatti una Nova X è una sorgente che emette raggi X per un breve lasso di tempo, compare all’improvviso nel cielo X, raggiunge il massimo della sua emissione nel giro di alcuni giorni e poi decade lentamente su tempi scala di mesi. La comparsa di una sorgente brillante di raggi X è dovuta all’improvvisa caduta di una copiosa quantità di gas che precipita su un oggetto compatto: una stella di neutroni o un buco nero.

Tutto questo è stato possibile grazie al satellite della NASA Swift, che lo scorso 16 settembre  ha registrato un lampo di raggi X duri, provenienti da una sorgente situata in direzione del centro della nostra galassia. Le prodezze del satellite Swift non sono nuove alle nostre cronache, visto il forte contributo italiano con INAF e ASI, ma in questa occasione sembra essersi superato, almeno a leggere le parole Neil Gehrels PI della missione: “La scoperta di una nuova nova nella banda X è un evento molto raro”.

Le emissioni X della Nova hanno “attivato” il Burst Alert Telescope a bordo di Swift due volte nella mattina del 16 settembre ed un’altra volta il giorno successivo. “Questa ripetuta esplosione di raggi X e la sua posizione, situata a qualche grado dal centro della nostra galassia verso la costellazione del Sagittario, hanno fatto immediatamente capire che non si trattava di un Gamma Ray Burst” dice Gianpiero Tagliaferri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e Responsabile Scientifico del team Italiano nel progetto Swift.

“L’andamento che stiamo osservando nei raggi X è tipico delle nove in cui l’oggetto centrale è un buco nero. Quando l’emissione X sarà cessata speriamo di poter misurare la sua massa e confermare la presenza del buco nero” dice Boris Sbarufatti giovane astronomo dell’Osservatorio Astronomico di Brera dell’INAF, che attualmente lavora presso il centro operativo di Swift della Penn State University, in Pennsylvania.

Il buco nero deve far parte di un sistema binario con una stella compagna di tipo solare, un sistema che gli astronomi chiamano “binaria X di piccola massa”.

“Swift – ricorda Barbara Negri, Responsabile ASI Esplorazione e Osservazione dell’Universo – è un satellite dedicato allo studio dei GRB a cui contribuiscono sia ASI che INAF.  In particolare l’Italia ha fornito gli specchi del telescopio X (XRT) e mette a disposizione la stazione di terra di Malindi”.