AGGIORNAMENTO
del 14/2/13

Confermati i dati orbitali entro i limiti dell’amplificazione dell’errore angolare dovuta alla vicinanza (a una distanza di 30 mila km diventa di 6 secondi d’arco).

La minima distanza geocentrica del passaggio sarà di 34051 km, con una incertezza al massimo di un paio di km.

In seguito al “flyby” l’eccentricità passerà da 0,1087 a 0,0899 e il semiasse maggiore da 1,0023 UA a 0,9099 UA.

Per chi volesse seguirlo in streaming ci segnalano la diretta del  Barkeret Observatory in Israele, a partire dalle ore 20:00 italiane di domani 15 febbraio.

Un incontro davvero ravvicinato …

…è quello che ci aspetta il prossimo 15 Febbraio con un piccolo asteroide (40-50 metri di diametro, e quindi ben lontano dalle dimensioni di un eventuale “Armageddon” e da catastrofistiche previsioni di fine del mondo), che passerà ad una distanza dalla superficie di 27700 km, ad una velocità (relativa alla Terra) di 7,8 km/s.

Il “sasso” è designato con la sigla 2012 DA14, e sarebbe abbastanza insignificante se non fosse che a suo modo batte un record. Il suo incontro con la Terra è infatti il più ravvicinato che sia mai stato previsto in anticipo, per un oggetto di dimensioni uguali o superiori, un passaggio che, ad una magnitudine visuale prossima a 8, sarà abbastanza facilmente osservabile dai nostri cieli (meteo permettendo) anche con un normale binocolo.

Il piccolo NEO è stato scoperto nella notte fra il 22 e il 23 Febbraio 2012, dal riflettore di 0.45 m dell’osservatorio semi-amatoriale di La Sagra, in Andalusia, dedicato prevalentemente alla ricerca di corpi minori del Sistema Solare (comete e NEO) e operante automaticamente in controllo remoto. In quel momento l’oggetto presentava una magnitudine visuale di 18.8, ed erano passati pochi giorni dal suo massimo avvicinamento alla Terra, avvenuto il 16 Febbraio, ad una distanza di 2,6 milioni di km. L’asteroide è stato seguito fino al 12 Maggio 2012 (ultima osservazione effettuata da Mauna Kea, ad una debolissima magnitudine 23.8), e poi “riacciuffato” sette mesi dopo, il 9 Gennaio scorso.

Il percorso apparente dell’asteroide 2012 DA14 nel cielo di una località posta nei pressi di Roma. Dall’Italia il velocissimo transito (l’oggetto si muoverà al momento del massimo avvicinamento con una velocità angolare di circa 45 primi d’arco al minuto!) si potrà osservare a partire dalle 21:00. In quel momento l’asteroide disterà dall’osservatore circa 35350 km e la sua luminosità sarà prossima alla mag. +7,7, ancora alla portata di un buon binocolo. Alle 22:00 la distanza sarà salita a 48 000 km e la luminosità sarà scesa a +8,6. Ovviamente questa mappa non ha la risoluzione sufficiente per permettere all’osservatore visuale di identificare il pianetino in un cielo (speriamo) pieno di stelle di sfondo. Bisognerà dunque avvalersi di cartine a più grande scala, magari realizzate con un planetario software, oppure di precise coordinate equatoriali per programmare l’osservazione.

Già all’inizio, dopo meno di una settimana di osservazioni era chiaro che l’asteroide avrebbe avuto un incontro ravvicinato con la Terra un anno dopo, il 13 Febbraio 2013, ad una distanza geocentrica più probabile di circa 60.000 km, ma con un intervallo di incertezza ampio circa 200.000 km. Un impatto con la Terra poteva tuttavia essere categoricamente escluso, e questo ci porta ad una domanda intrigante: come mai, pur con un intervallo di incertezza così ampio, si poteva escludere un avvicinamento a meno di 27.000 km di distanza geocentrica?

Intanto occorre tener presente che l’incertezza nella previsione della traiettoria di un corpo celeste deriva dal fatto che le misure astrometriche (come qualsiasi misura sperimentale) non sono mai “esatte”, ma contengono sempre un sia pur piccolo margine di errore, errore che naturalmente si trasmette alla determinazione dei parametri orbitali e si propaga poi nel tempo alle previsioni della traiettoria futura. Si ha quindi che la posizione che prevedibilmente l’oggetto occuperà ad un dato istante nel futuro non è rappresentata da un punto ben definito, ma piuttosto da un insieme di posizioni possibili, distribuite in una regione di spazio tanto più ampia quanto maggiore è l’incertezza.

Ora, l’aspetto interessante della questione sta nel fatto che solitamente questo insieme di posizioni possibili non è distribuito a forma di nuvola, come può apparire uno sciame di api attorno ad un alveare o uno stormo di storni in un crepuscolo autunnale, ma è piuttosto sgranato in un filare, come una colonna di formiche in marcia lungo il sentiero che unisce due formicai. L’incertezza è quindi quasi interamente “monodimensionale”, e distribuita longitudinalmente lungo l’orbita, con un margine di errore trasversale di gran lunga inferiore. Ciò deriva dal fatto (vedi articolo “L’eventuale impatto di Apophis”, Coelum n. 134, dicembre 2009) che, mentre piccoli errori negli altri elementi geometrici comportano solo piccole incertezze di posizione oscillanti periodicamente, una incertezza nel semiasse maggiore (il raggio medio dell’orbita) comporta una incertezza nel periodo orbitale, e questo significa una divaricazione continua e progressiva delle diverse posizioni possibili lungo l’orbita. Ne discende quindi che, se il “filare” delle posizioni possibili (lungo magari centinaia di migliaia di chilometri, ma largo solo poche decine o centinaia di km) non interseca nello spazio l’orbita della Terra, ecco che si può avere la certezza che non vi sarà alcun impatto, malgrado l’incontro avvenga ad una distanza molto inferiore alla lunghezza del filare stesso.

Fig. 1. (cliccare per ingrandire l'immagine) Passaggio ravvicinato dell’asteroide 2012 DA14, proiettato sul piano dell’eclittica. I dischetti blu rappresentano le posizioni effettive che l’asteroide avrà rispetto alla Terra, e la loro incertezza, nella scala del grafico, è inferiore al diametro dei dischetti stessi. Il moto relativo alla Terra ha una grossa componente perpendicolare al piano dell’eclittica: l’asteroide “entra nel foglio” dal basso, ovvero da Sud (dischetti grigi) e passa a Nord del piano (dischetti blu). E’ da notare che, rispetto al Sole, l’asteroide viaggia quasi di concerto con la Terra (freccia corta orientata in diagonale verso sinistra nella figura) e, passando “davanti” ad essa, viene rallentato dalla sua attrazione gravitazionale (deflessione verso destra) da cui deriva la notevole contrazione dell’orbita (vedi Fig. 2). I dischetti verdi e rossi rappresentano l’incertezza sulla posizione dell’asteroide (ovvero la distribuzione delle posizioni possibili alle 19:30 del 15/2) così come ricavabile dalle osservazioni disponibili al 16 Marzo 2012 e al 12 Maggio 2012. Come si vede le recentissime osservazioni del 9-11 Gennaio 2013 hanno drasticamente ridotto il margine di incertezza.

Naturalmente il margine di incertezza si riduce progressivamente man mano che aumenta l’estensione temporale delle osservazioni astrometriche, tanto di più quanto più vicina è l’epoca della previsione a quella delle ultime osservazioni disponibili.

Ciò è ben rappresentato dalla Fig. 1, che mostra le posizioni possibili dell’asteroide al momento dell’incontro del 15 Febbraio 2013, così come erano prevedibili rispettivamente al 16 Marzo 2012 (verde), al 12 Maggio 2012 (rosso), e infine dopo il “ricupero” del 9-11 Gennaio 2013 (blu).

Le ultime osservazioni hanno ristretto il margine di incertezza di oltre 100 volte, e in più hanno consentito di escludere totalmente il labile rischio (probabilità stimata 1/25.000) di un impatto successivo, che avrebbe potuto verificarsi 13 anni dopo, il 15 Febbraio 2026. Le ulteriori osservazioni che saranno fatte in concomitanza e successivamente al passaggio ravvicinato consentiranno di definire l’orbita con estrema precisione, almeno fino al prossimo incontro, che avverrà il 15 Febbraio 2046, anche in questo caso senza alcun rischio di impatto.

Nel frattempo vale la pena osservare il clamoroso cambiamento di “famiglia” che l’incontro di questo mese provocherà al nostro NEO, che si troverà costretto dal “flyby” a passare dalla famiglia degli Apollo a quella degli Aten, un cambiamento inverso a quello che subirà Apophis a seguito dell’incontro del 13 Aprile 2029. Infatti, nel suo percorso rispetto al Sole, 2012 DA14 si troverà a passare “davanti” alla Terra (vedi ancora Fig. 1, traccia blu), e sarà quindi “frenato” dalla sua attrazione gravitazionale. Per conseguenza subirà una drastica contrazione dell’orbita, il cui semiasse maggiore passerà di colpo da 1,002 U.A. a 0,910 U.A. con la distanza perielica che passerà da 0,893 U.A. a 0,828 U.A. (Fig. 2).

Fig. 2. Rappresentazioni prospettiche dell’orbita dell’asteroide 2012 DA14 rispetto a quella della Terra prima e dopo l’imminente incontro del 15 Febbraio 2013. I dischetti tracciati sulle orbite servono a dare l’idea della profondità (cliccare per ingrandire le immagini).


Ma veniamo ora agli aspetti osservativi

La minima distanza sarà raggiunta alle 19:25 T.U., e la posizione geografica più favorevole all’osservazione è rappresentata dal Sud-Est asiatico, dall’Indonesia e dal Nord dell’Australia, mentre per noi in Italia l’asteroide sarà al di sopra dell’orizzonte solo a partire dalle ore 20:45 (tempo civile) quando si troverà già in fase di allontanamento.

Fig. 3. Traccia del percorso sulla volta celeste dell’asteroide 2012 DA14, come visibile da una località dell’Italia centrale (Pistoia), nelle ore immediatamente successive al passaggio ravvicinato (cliccare per ingrandire'immagine).

Il debole puntino luminoso apparirà sopra l’orizzonte verso Est, spostandosi rapidamente verso Nord, in direzione dell’Orsa Maggiore, passando intorno alle 22:30 (l’ora esatta dipende dalla località) circa a metà strada fra le stelle δ (Megrez) e ε (Alioth) e diminuendo progressivamente di luminosità (Fig. 3).

In sé e per sé, niente di speciale, ma se si pensa al fiume di inchiostro virtuale che è stato versato (oltre 500.000 le pagine internet che ne hanno parlato), al lavoro osservativo e computazionale che lo ha riguardato e lo riguarderà nei prossimi giorni, e all’idea che lassù c’è una bella roccia che ci sta facendo visita, prima di sparire nello spazio per i prossimi 33 anni, in quel puntolino luminoso anche i più freddi fra di noi un po’ di fascino riusciranno a trovarlo.

Di seguito le coordinate equatoriali di DA14 calcolate a intervalli di 5 minuti nell’arco di 3 ore, dalle 20:50 alle 23:55 TMEC del 15 febbraio. Sono dati anche azimut, altezza, magnitudine e distanza da un osservatore posto a 42N, 12E.

Cliccando qui invece le effemeridi minuto per minuto dal 15 al 16 febbraio.

Articolo pubblicato su Coelum n. 167

4 Commenti

  1. Salve,
    sto usando questi dati su Stellarium ma ho mappe e tempi molto diversi dai vostri per queste coordinate: 43°19′N – 11°19E.

    orbit_Epoch=2456200.5
    orbit_Eccentricity=0.1081388835717488
    orbit_SemiMajorAxis=1.001838112285834
    orbit_Inclination=10.33720584174628
    orbit_AscendingNode=147.2623820320906
    orbit_ArgOfPericenter=271.0772652068994
    orbit_MeanAnomaly=299.9987173708969
    orbit_MeanMotion=0.9828964126987357

    i parametri orbital per 2012DA14 li ho presi direttamente su http://ssd.jpl.nasa.gov/
    potete aiutarmi a far chiarezza?

    • Ciao Umberto,

      stessa domanda anche sulla pagina FB. Purtroppo i dati orbitali di un corpo di questo genere sono particolarmente suscettibili di errore, bastano piccole variazioni per dare grandi scarti sulle previsioni.
      Software “amatoriali” come Stellarium non riescono a elaborarli adeguatamente… sono necesarri software più potenti. Anche qui in Redazione abbiamo provato anche con Perseus ad esempio, ottimo programma di questo genere che utilizziamo anche con gli asteroidi (meno volubili pero’ dei NEO), e non c’è stato modo. Non resta che affidarsi ai dati elaborati da Horizon o software come ad esempio Solex del nostro Vitagliano, mirato a gestire le dinamiche dei corpi che fanno parte del Sistema solare: http://chemistry.unina.it/~alvitagl/solex/

      • Grazie Paola per la spiegazione.
        Su FB non avevo trovato una risposta adeguata al caso,. o forse io non l’ho vista. Mi spiace di dovermi essere dovuto ripetere qui, ma finora le effemeridi per altri corpi erano stati coerenti col mio software e questa volta proprio non c’era verso. Tra l’altro ho scoperto appunto con questo caso che il db importato proprio da Stellarium da http://www.minorplanetcenter.net/iau/Ephemerides/Bright/2011/Soft00Bright.txt contiene degli errori. In questo caso consiglio vivamente di editare sempre il ssystem.ini del software a mano e verificare che i parametri orbitali dell’oggetto richiesto siano quelli corretti.
        Grazie di nuovo,
        Cieli sereni