Doveva sembrare il Dio del Giudizio Universale, quando il robot in un gesto imperioso ha puntato al suolo il dito meccanico posto alla fine del suo lungo braccio snodato. E’ l’8 febbraio 2013 e Curiosity, al suo 182 esimo giorno di missione, fa sul serio. Niente più prove, niente più calibrazioni, per la prima volta il rover procede al “drill”, al trapanamento della roccia marziana ribattezzata John Klein” per raccogliere campioni di suolo marziano. Le  immagini di oggi, scattate in questi giorni nel cratere Gale, sono i souvenir di questa prima volta destinata a rimanere nella storia.

Un primo piano del drill effettuato da Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Un breve filmato di questo momento è disponibile online, grazie alle immagini della camera Hazard-Avoidance montata sul rover, mentre il dettagliatissimo primo piano del suolo pubblicato qui sopra è stato realizzato dallo strumento MAHLI (Mars Hand Lens Imager), la camera all’estremità del braccio robotico già nota per le imprese realizzate nei mesi scorsi. Al centro di questa preziosa immagine, il foro praticato sulla roccia dal trapano di Curiosity per prelevare i campioni marziani. Per dare un’idea delle dimensioni, il buco misura 1,6 centimetri di diametro ed è profondo 6,4 centimetri. Sulla sua destra, uno dei tanti test effettuati prima di procedere all’esperimento: un mini foro di stesso diametro ma di minore profondità (2 centimetri) realizzato nei giorni precedenti, senza prelevare materiale ma solo per verificare la forza che sarebbe stata necessaria all’operazione (leggi l’articolo).

L’area del Gale Crater marziano dove Curiosity sta effettuando le sue misure. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

In realtà i test effettuati dal rover nei giorni precedenti al drilling sono tutti interessanti dal punto di vista scientifico e sono ben descritti dall’immagine qui sopra, un mosaico dell’area interessata dall’esperimento realizzato con le immagini della Mastcam qualche giorno prima dell’evento.

Oltre alla zona finalmente prescelta per il trapanamento, sono indicati i 3 luoghi in cui Curiosity ha attivato e sperimentato i suoi strumenti. Nel punto indicato come “Brock Inlier” Curiosity si è limitato a raccogliere immagini e dati con la camera MAHLI e con lo strumento APXS (Alpha Particle X-ray Spectrometer), mentre nel punto  indicato con “Wernecke” sono stati accesi il DRT (Dust Removal Tool) e sono state effettuate misure con la ChemCam. Il target “Thundercloud” è stato invece il punto prescelto per un test della fase stessa di trapanamento. Tutte queste tappe intermedie hanno permesso alla missione di far funzionare tutti i suoi strumenti nel target finale, il punto indicato in giallo nell’immagine, destinato a diventare, appena inizieranno ad essere pubblicati i dati, uno dei punti più studiati e noti del suolo marziano.

Un piccolo foro di meno di 2 cm di diametro di cui nei prossimi anni, sentiremo molto parlare.

Per saperne di più: