Il Tripletto del Leone, composto da M66, NGC3628 e M65: una stupenda galassia a spirale barrata in cui è esplosa la supernova SN2013am. Cortesia: Maurizio Cecchini

Quando una supernova esplode in una delle galassia incluse nel catalogo Messier – che raccoglie oggetti relativamente vicini – è una fortuna perché possiamo essere certi di poter quasi sempre ammirare un oggetto che raggiungerà una notevole luminosità.

Fonte www.rochesterastronomy.org

Non tutte le galassie presenti nel catalogo di Messier (40, distanti dai 2500 ai 68 milioni di anni luce, di luminosità compresa tra la mag. +4,5 e +11,5) hanno però ospitato una supernova, per lo meno in tempi moderni, da quando cioè è iniziata l’osservazione sistematica di queste esplosioni. Dall’inizio dello scorso secolo, ad esempio, non sono mai state scoperte SN in M33 – la Grande Galassia del Triangolo – o in M64 nella Chioma di Berenice; mentre sono molte le galassie che hanno ospitato numerose supernovae: 25 le galassie Messier (su 40) in cui sono state finora scoperte 54 SN.
Le più prolifiche sono state M61 nella Vergine e M83 nell’Idra con il record di ben sei supernovae ciascuna, seguite in questa classifica celeste da M100 nella Chioma di Berenice con cinque eventi.

Eventi di tipo I possono infatti lasciare un ricordo indelebile in chi segue con passione questo tipo di ricerca. Anche eventi di tipo II, che si collocano un paio di magnitudini più in basso, sono comunque di notevole interesse. Basti pensare alla supernova dell’anno passato la SN2012aw esplosa nella galassia M95 (distante 33 milioni di anni luce) di tipo IIP che raggiunse la magnitudine +13. Non sempre però questa regola è rispettata in pieno.

supernovae
Lo scorso marzo, il giapponese Sugano ha messo a segno un bel successo, se non altro dal punto di vista estetico. La galassia ospite della SN da lui scoperta è infatti non solo uno degli oggetti più belli del catalogo Messier ma anche una componente del Tripletto del Leone. Cortesia Maurizio Cecchini.

Dallo scorso 21 marzo il numero di queste galassie ospiti è salito a 26: l’astrofilo giapponese Matsuo Sugano ha infatti scoperto la SN 2013am in M65 (NGC 3623) uno dei membri del Tripletto del Leone. Al momento della scoperta la supernova (di tipo II identificata pochi giorni dopo l’esplosione) mostrava una magnitudine pari a +15,6 che nelle settimane successive è salita a +16.
M65 è una stupenda galassia a spirale barrata con una rilevante formazione lenticolare centrale e sottili braccia a spirali, oltre ad un’evidente banda di polveri; ha un diametro di circa 100.000 anni luce, paragonabile a quindi quello della nostra Via Lattea, da cui dista circa 35 milioni di anni luce: perciò, se la luce della SN 2013am non fosse stata assorbita dalle polveri presenti lungo la linea di vista, questa supernova avrebbe potuto raggiungere una luminosità decisamente superiore di un paio di magnitudini.
Questa supernova inoltre avrebbe potuto vestire anche i colori italiani. Nella solita notte della scoperta, poco meno di sei ore dopo il giapponese, il toscano di Montalcino Maurizio Cecchini riprendeva la galassia con la supernova, ma poiché il Cecchini si interessa principalmente di deep sky (con ottimi risultati) ma non fa ricerca di supernovae, non aveva controllato immediatamente l’immagine lasciando passare un paio di giorni. Peccato perché un’immediata segnalazione della presenza della supernova gli avrebbe fruttato l’assegnazione della “indipendet discovery” e siamo sicuri che avrebbe brindato al successo con un buon bicchiere di Brunello. Rimane comunque per lui la soddisfazione di avere ottenuto la seconda immagine in assoluto di questa importante supernova.
Ad onor di cronaca, una scoperta indipendente c’è stata davvero ed anche di alto valore.
Nella stessa notte in cui Sugano e Cecchini riprendevano M65 il programma professionale denominato “Intermediate Palomar Transient Factory” che vede impegnate numerose università americane, svedesi, israeliane e taiwanesi riprendeva la galassia con il telescopio Oschin Schmidt di 1,20 metri al Palomar Observatory ed il software automatico di ricerca segnalava la presenza della supernova oramai scoperta ufficialmente dal giapponese. Dimostrazione questa che con la costanza e la rapidità gli astrofili anche se muniti di piccole strumentazioni possono battere sul tempo i professionisti.

SN J2013bj, scoperta il 4 aprile 2013 nella galassia pgc 50171, scoperta da Simone Leonini, L.M. Tinjaca Ramirez, G. Guerrini and P. Rosi con il telescopioRitchey Chretien da 53 cm di diametro dell'osservatorio di Montarrenti (Siena).

Nella notte del 4 aprile S.Leonini, L.M. Tinjaca Ramirez, G. Guerrini e P. Rosi dell’Osservatorio di Montarrenti (SI) uno degli otto osservatori che compongono il programma di ricerca amatoriale ISSP, scoprono con un Ritchey-Chretién da 53 cm una supernova nella piccola galassia a spirale PGC 50171 distante circa 400 milioni di anni luce da noi, nella costellazione della Vergine, pochi gradi a ovest di Spica.
Essendo la supernova di luminosità intorno alla mag. +18, appena visibile in una singola immagine della sessione osservativa, gli amici di Siena chiedono aiuto all’astrofilo australiano J. Brimacombe che ottiene una ulteriore immagine di conferma. Perciò nella notte del 6 aprile decidono di riprendere un’immagine di conferma in remoto con un telescopio di 43 cm posto a Mayhill nel New Messico.
Il 12 aprile, con il telescopio di 2,3 metri del Siding Spring Observatory in Australia, è stato ripreso lo spettro classificando la supernova di tipo II scoperta ben 5-6 settimane dopo il massimo di luminosità.

Fonte IAU (www.cbat.eps.harvard.edu/lists/RecentSupernovae.html)

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