Dalla Luna alla Nomentana

Sono 301 gli avvistamenti candidati a impatti lunari registrati dal Meteoroid Environment Office della NASA dal 2005 a oggi

Piovono pietre, di questi giorni, da queste parti del Sistema solare. E se qui sulla Terra l’effetto è quello pirotecnico delle stelle cadenti, su altri corpi celesti meno fortunati – sprovvisti di quel giubbotto antiproiettile che è l’atmosfera – i bolidi celesti arrivano indenni fino al suolo, generando crateri da impatto più o meno grandi. Come avviene sulla Luna, bersagliata praticamente ogni giorno da meteoroidi di peso superiore al chilo: granate vaganti a velocità comprese fra i 20 e i 70 chilometri al secondo e oltre.

A tenerne sott’occhio gli effetti distruttivi sulla superficie della Luna c’è il Meteoroid Environment Office della NASA, che dal 2005 a oggi ha già registrato oltre trecento “brillamenti”. L’ultimo ufficialmente riconosciuto risale al 17 marzo scorso, ne abbiamo parlato anche qui su Media INAF.

Ma la NASA non è sola, in quest’impresa: ad affiancarla nell’opera di ricognizione continua del volto lunare ci sono appassionati da un po’ tutte le parti del mondo, Italia compresa. Ed è proprio dall’Italia che Danielle Moser, l’addetta del Marshall Space Flight Center della NASA che si occupa di raccogliere le segnalazioni, ha ricevuto, nei giorni scorsi, una mail con la descrizione dettagliata d’un avvistamento avvenuto alle 02:21:55.7 UT (ora universale) del primo agosto. Un avvistamento molto particolare, spiegano gli autori: a fotografare l’improvviso flash sulla superficie della Luna – firma caratteristica d’un impatto – sono stati infatti, in contemporanea, tre osservatori a parecchi chilometri di distanza l’uno dall’altro: Andrea Manna da Cugnasco, in Svizzera, nel Canton Ticino; Stefano Sposetti da Gnosca, sempre nel Canton Ticino; e da Roma, dunque a oltre 500 chilometri di distanza dai due colleghi svizzeri, l’italiano Raffaello Lena con il suo telescopio da 130 millimetri.

«Un piccolo strumento e una telecamera usati da Roma, vicino a Montesacro, sulla via Nomentana! Da Italiano ne sono fiero», esulta Lena. E ha motivo di esserlo: se la NASA – usando per esempio LRO, il Lunar Reconnaissance Orbiter – riuscisse a confermare che il triplice avvistamento è davvero dovuto a un meteorite, si tratterebbe del primo impatto lunare registrato in Italia.

A rendere ancora più suggestiva l’osservazione sarebbe poi il luogo dell’impatto, già teatro d’un memorabile botto: quel Mare Crisium nel quale il 21 luglio del 1969 – con gli astronauti dell’Apollo 11 ancora lì sul nostro satellite, reduci dallo storico passo – andò a schiantarsi la sonda sovietica Luna 15. Una missione disastrosa, quella di Luna 15, offuscata dallo straordinario successo dei rivali americani, ma a suo modo storica anch’essa: rappresentò uno fra i primi esempi di cooperazione USA-URSS nell’avventura spaziale. In quell’occasione, infatti, l’allora presidente Richard Nixon acconsentì a uno scambio diretto fra la NASA e gli scienziati dell’Unione sovietica al fine di confrontare i parametri orbitali delle missioni, così da scongiurare il rischio d’interferenze.

Per saperne di più:

Qui sotto, le immagini con il “lampo” registrato da Andrea Manna, Raffaello Lena e Stefano Sposetti: