Riproduzione artistica di Giove circondato da asteroidi. Crediti: David A. Aguilar (CfA)

La storia turbolenta della caotica evoluzione del Sistema solare ha lasciato delle tracce rivelatrici  nella cintura di asteroidi tra Marte e Giove secondo un nuovo studio, pubblicato ieri su Nature, nel quale Francesca DeMeo (dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) e Benoit Carry (dell’Osservatorio di Parigi) hanno mappato la composizione e la distribuzione degli asteroidi della fascia principale.

L’incredibile variabilità di dimensione e composizione degli asteroidi della fascia non è una sorpresa. Da ormai una decina di anni diversi studi hanno infatti smentito le precedenti ipotesi che volevano che gli oggetti celesti della fascia principale si fossero formati in loco e che fossero i resti di un pianeta mai nato, fallito a causa della forte gravità del vicino Giove.

L’ampio spettro che emerge dalla mappatura degli asteroidi implica invece che la loro attuale distribuzione spaziale sia il risultato della migrazione dei pianeti durante i primi miliardi di anni di vita del Sistema Solare. Un periodo di grande agitazione, durante il quale, secondo i moderni modelli fisici, i pianeti giganti sono andati migrando per il Sistema Solare interno ed esterno prima di trovare pace e stabilirsi nelle attuali orbite. Durante questi sommovimenti i pianeti hanno scosso e movimentato gli asteroidi “come fiocchi in una palla di vetro con la neve”, spiega DeMeo.

Esemplare il caso di Giove. La distribuzione e la composizione degli asteroidi nella fascia suggeriscono infatti che durante la sua migrazione il gigante gassoso si sia avvicinato al Sole fino a raggiungere l’odierna orbita di Marte. Così facendo avrebbe spazzato via la cintura di asteroidi quasi del tutto, lasciando solo un decimo dell’uno per cento della sua popolazione originaria.  Invertendo poi la rotta verso il Sistema solare esterno Giove avrebbe ripopolato la cintura con nuovo materiale. La fascia principale degli asteroidi  conterrebbe quindi oggi in buona sostanza campioni provenienti dall’intero Sistema solare.

DeMeo e Carry passano in rassegna nel loro articolo i recenti progressi nella scoperta e la catalogazione delle rocce della cintura. Ma la mappatura degli asteroidi suggerisce anche qualche nuovo e interessante filone di indagine. Come per esempio l’evoluzione dei sistemi di pianeti extrasolari, in relazione con la storia stessa della Terra.  L’acqua dei nostri oceani potrebbe infatti provenire proprio dagli impatti di asteroidi avvenuti nel periodo di forte agitazione della migrazione dei pianeti. Se così fosse, ci sarebbe una condizione in più da porre sull’abitabilità degli esopianeti, ovvero proprio il fortuito impatto di un numero sufficientemente grande di asteroidi, e mondi simili alla Terra potrebbero allora essere più rari di quanto pensiamo.

Nonostante tutti gli studi, le analisi e le mappature, rimane ancora molto da scoprire su questi corpi celesti e la loro struttura interna. Aspettando di inviare il primo uomo su un asteroide, alla NASA guardano con forti aspettative l’avvicinamento della sonda Dawn a Cerere, l’asteroide più massiccio della fascia, dove, secondo un recente studio, ci dovrebbe essere quantomeno un po’ dacqua.