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Ecco come apparirebbe la costellazione della Poppa nel momento del suo transito al meridiano, vista da una qualsiasi località costiera della Sicilia meridionale. La figura si vedrebbe per intero, mentre l'orizzonte ne coprirebbe una buona parte se la osservassimo da Roma o Milano.

Si narra che la mitica nave Argo, testimone delle eroiche imprese di Giasone e degli argonauti, alla fine dell’avventura sia stata consacrata a Poseidone e trasportata in cielo, dove è poi sopravvissuta come costellazione fin quasi ai giorni nostri.
Una costellazione tuttavia talmente vasta che prima l’astronomo francese Nicolas Louis de Lacaille, nel 1756, e poi definitivamente l’astronomo statunitense Benjamin Gould (1824-1896), nel 1879, decisero di dividere in tre parti: la Carena, la Vela e la Poppa.
Questo mese ci occuperemo proprio di quest’ultima, una costellazione che misura circa 670 gradi quadrati ed è teoricamente accessibile, nella sua interezza, soltanto a coloro che hanno la fortuna di abitare nell’estremo sud della Penisola; si estende infatti dai –11° fino ai –51° di declinazione, fino a sfiorare Canopo, la seconda stella più brillante del cielo (posta di pochissimo più a sud, eppure inosservabile da qualsiasi punto d’Italia, se non – forse – da Lampedusa).

L'ammasso NGC 2451, un oggetto davvero notevole per le dimensioni apparenti (circa 50 primi di diametro). L'osservazione al binocolo risulta la più gratificante; al telescopio l'oggetto si fa infatti rarefatto e diventa difficile apprezzarne la bellezza.

La stella più brillante della Poppa è Naos (nome che in greco significa proprio “nave”), e il fatto che questa sia anche contrassegnata come zeta Puppis fa capire come un tempo fosse considerata una semplice comprimaria di una grande costellazione dove molte altre stelle, a partire da Canopo, le erano superiori in luminosità. Vale la pena di cercarla perché è anche una delle più vicine supergiganti (1000 anni luce) del rarissimo tipo spettrale O; una stella enorme e caldissima (più di 40 000 K la temperatura superficiale), con una luminosità intrinseca di oltre 25 mila volte quella del Sole. Se venisse collocata alla distanza standard di 10 parsec (poco meno di 33 anni luce) sarebbe di magnitudo –6, ossia quattro volte più brillante di Venere al suo massimo!