Dato che circa il 23% dell’universo è costituito dalla enigmatica materia oscura, riuscire a tracciarne la presenza sarebbe un gran bel colpo per gli astronomi. Xavier Hernandez e William Lee, astronomi dell’UNAM (Università Nazionale Autonoma del Messico), hanno appena pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society uno studio teorico che potrebbe risultare davvero molto utile.
Attraverso simulazioni numeriche i due ricercatori hanno provato a determinare in che modo i buchi neri massicci posti al centro delle galassie possano assorbire la materia oscura e hanno scoperto che il ritmo di assorbimento è molto sensibile alla quantità di materia oscura che si trova nei pressi del buco nero. Se tale concentrazione supera la densità critica di sette masse solari per anno luce cubico, la massa del buco nero cresce così rapidamente e il quantitativo di materia oscura ingoiato è così elevato da rendere in breve tempo l’intera galassia irriconoscibile.
Le simulazioni, inoltre, mostrerebbero che la densità della materia oscura nelle regioni centrali delle galassie tenderebbe a un valore costante. Secondo Hernandez e Lee, però, qualche differenza tra le loro conclusioni e i modelli correnti di evoluzione dell’universo potrebbero rendere necessario un aggiustamento delle modalità di comportamento della materia oscura.
La caccia alla vera natura della materia oscura, insomma, è ancora piuttosto lontana dalla sua conclusione.