Diversi anni fa ho fatto una piccola vacanza al “Nord” tramite un’agenzia specializzata. Nel febbraio del 2012 mi sono rivolto ancora a loro per sapere se avrebbero organizzato un viaggio alle Svalbard in occasione dell’eclissi di quest’anno.

Ad agosto 2013 la risposta: dovevo iscrivermi in fretta perché i posti, già allora, erano pochi. Infatti si erano appoggiati a un’agenzia americana che in pratica aveva requisito i pochissimi alberghi di Logyearbyen. Nello scorso dicembre comincio a curiosare nella cittadina attraverso le webcam: a parte la notte polare, tempo brutto e coperto. E questo è continuato fino a mercoledì 18 marzo 2015: all’arrivo c’è pure una bufera di neve…

“Cominciamo bene!”, ci siamo detti Felicita ed io.

Ci consola solo l’emozione di riassaggiare la prelibata cucina norvegese: cibi magari non politicamente corretti, ma sopraffini.

Il giorno dopo, visita della cittadina in gruppo, tempo un poco migliore, ma sempre coperto. All’albergo tutti osservano speranzosi il pannello della meteo che, per venerdì, indica sole coperto.

La mattina dell’eclissi, la sveglia suona presto.
Apro la tenda della camera e vedo un cielo blu da cartolina.
Che fortuna!
Non una nuvola.

In questo luogo desolato ma affascinante, unico sulla Terra, abbiamo il Sole dopo mesi di oscurità e brutto tempo. Tutti sono impazienti di raggiungere il campo base per l’osservazione.

Ci si pigia e ci si scontra con le porte del bus.
Il tragitto sembra non finire mai.
Non possiamo far tardi!

All’arrivo tutti corrono a cercare il posto migliore. Ridicolo, perché per chilometri e chilometri non c’è altro che una distesa di neve perfettamente piatta.

L'autore, Patricio Calderari, che attende l'evento

Sulla neve è visibile solo un piccolo capannone-tenda messo a disposizione per scaldarci, con cioccolata calda, tè, caffè. La temperatura è attorno a meno sedici gradi. Decisamente freschetto.
Poi un grido.
La luna ha intaccato il disco solare: ammiriamo impazienti l’evento spettacolare.

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Poi il silenzio, appare Venere, la luce scompare, la temperatura precipita a meno ventidue; ecco il bellissimo anello di diamante a sinistra, poi le fiamme solari, indi il diamante a destra.
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Pochissimi minuti, ma che emozione.

Per ragioni di peso ho dovuto rinunciare alla montatura equatoriale a motore, quindi ho portato un semplice cavalletto. Per fortuna la componente “verticale” del Sole, a quelle latitudini, è poco presente. Ho scelto anche un tele relativamente buono, ma di peso contenuto.

Per l’eclissi ho usato la seguente attrezzatura fotografica:

  • • Tele-Apotessar Hasselblad da 8/500 millimetri;
  • • tele converter apo 1,4x;
  • • camera fotografica Nikon d810.

Così un 700 millimetri non è né troppo “corto”, né troppo “lungo”, un buon compromesso. Scatto foto con tempi diversi che, una volta a casa, consegnerò all’amico Mauro Luraschi per sommare solo il puro totale. Non mi interessa la sequenza completa, ho solo alcuni scatti ricordo.

Pomeriggio libero per curiosare nella cittadina. Anche se “cittadina” è un gentile eufemismo.

La sera le discussioni del gruppo si accavallano, tutti vogliono raccontare la loro esperienza, le loro emozioni. Io non capisco una parola d’inglese e quindi partecipo a gesti, non resta che andare a cena e poi a letto, con sveglia verso le 23:30.

Curioso dalla finestra e intravvedo dei piccoli bagliori verdi. Infilo velocemente il training sopra il pigiama, una giacca invernale, piccoli guanti (siamo pur sempre sui meno venti), e corro fuori con cavalletto, Nikon e grandangolare.

Pur essendo completamente fuori stagione, ho la fortuna di vedere per pochi minuti una mini-aurora boreale. Un bello spettacolo: appare tenue, poi si accende di un verde brillante e sparisce. Per presentarsi altrove. Per circa una mezz’ora si ripetono vari fenomeni di circa trenta secondi, poi più nulla.

Il giorno dopo ancora bel tempo il mattino, poi il lento sopraggiungere delle nuvole e la copertura uniforme: il giorno dopo, la partenza col brutto tempo.

Due fenomeni supplementari mi hanno affascinato:

il tramonto di Venere verso l’una di notte, una discesa molto lenta (non come da noi) nel cielo ancora chiaro in lontananza.
E poi il fatto che a metà febbraio si è ancora nella notte polare, a metà aprile il giorno è perenne. In due mesi il Sole guadagna ventiquattro ore!

Patricio