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14 luglio – Le prime foto di Plutone da meno di un milione di chilometri
L’incontro di New Horizons con Plutone e le sue lune, destinato a chiudere il nostro primo capitolo di esplorazione del sistema solare e a inaugurarne uno nuovo, è ormai nel vivo. Dopo nove anni e mezzo di viaggio e quasi trenta di progettazione e costruzione, la sonda della NASA sta attraversando in questo momento il sistema plutoniano, sfrecciando accanto a quei sei mondi così lontani e (fino a poco fa) inesplorati alla velocità di 49 600 chilometri orari. Sulla pagina Facebook di Polluce Notizie e su quella di Coelum stiamo seguendo l’incontro minuto per minuto, osservazione dopo osservazione, già da stanotte, quando alle 5:15 ci è arrivato l’ultimo segnale di New Horizons prima dell’incontro, dando inizio a 21.6 ore di silenzio radio programmato: la sonda sarà talmente impegnata a raccogliere dati che non avrà tempo per girarsi indietro verso la Terra e trasmetterli.
New Horizons chiamerà casa per dirci che tutto è andato bene verso le tre di stanotte ora italiana, tramite un segnale di 18 minuti in cui verranno scaricati solo dati di telemetria. Per le prime foto dell’incontro dovremo aspettare fino alle 12:59 di domani, quando verranno scaricate una foto di Caronte, una di Plutone e un’altra di Idra. Continueremo a ricevere da due a quattro foto al giorno fino al 20 Luglio, dopodiché ci sarà una pausa di un paio di mesi.
Per movimentare un po’ il giorno del flyby, che altrimenti per noi terrestri, a causa del silenzio radio di New Horizons, sarebbe quasi del tutto privo di eventi, la NASA ha appena rilasciato un nuovo scatto di Plutone visto proprio ieri dalla fotocamera pancromatica LORRI alle 22 ora italiana, 16 ore prima del flyby. La sonda si trovava a 766 mila chilometri da Plutone.
L’immagine, come previsto, è centrata sull’emisfero di Plutone che mostra una misteriosa struttura chiara a forma di cuore, notata già durante la fase di avvicinamento. La struttura segna la più evidente interruzione nella fascia scura che avvolge quasi tutto il resto della regione equatoriale di Plutone. Si pensa che la regione scura sia dovuta alla presenza di toline, molecole di idrocarburi spesso definite scherzosamente “fango organico”, esposte all’aria aperta dall’evaporazione dei ghiacci di metano e azoto che altrimenti rivestirebbero la superficie. Anche se le nostre conoscenze sui meccanismi della circolazione atmosferica di Plutone sono ancora molto approssimative (è per questo, in fondo, che abbiamo inviato New Horizons per esplorare il pianeta nano da così vicino), sappiamo con buona certezza che i ghiacci, una volta sollevatisi in aria, si vanno a depositare nelle regioni più fredde. Ora che l’estate sta incominciando a penetrare anche nelle regioni tropicali di Plutone, ci si aspetterebbe di vedere un misto di zone chiare, dove la sublimazione deve ancora avvenire, e di zone scure, dove invece è già avvenuta, ed è più o meno esattamente ciò che abbiamo visto nei giorni scorsi.
13 luglio – Nuovi indizi di geologia su Plutone
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A un milione di miglia (circa 1.6 milioni di chilometri) di distanza e a un giorno e mezzo di viaggio da Plutone, la sonda New Horizons sta continuando a stupirci, e questo è solo l’inizio.
Questa nuova fotografia del pianeta nano è stata scattata l’11 Luglio e ricevuta ieri e mostra i primi, affascinanti indizi di attività geologiche sulla superficie. Si nota una struttura circolare, forse un cratere da impatto sprovvisto di una formazione a raggiera, strutture lineari che gli scienziati credono essere rilievi, e molto altro ancora.
Stanno appena entrando nel campo visivo di New Horizons, grazie alla lenta rotazione di Plutone, la regione chiara a forma di cuore e quella più scura che avvolge gran parte della fascia equatoriale. La foto è stata rilasciata poco dopo un altro scatto di Caronte (vedi sotto).
12 luglio – Un abisso più profondo del Grand Canyon su Caronte!
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La sonda New Horizons, ormai a un giorno e mezzo dal suo storico incontro con Plutone, ha trasmesso nuove foto. Stavolta, però, il soggetto dei suoi ritratti è Caronte, la luna principale del pianeta nano, che si sta rivelando un mondo ugualmente interessante dal punto di vista geologico.
Gli scienziati sono stati subito colpiti dalla vistosa presenza di un abisso nell’emisfero australe di Caronte. Secondo Bill McKinnon della NASA, questa struttura sarebbe molto più estesa e profonda del nostro Grand Canyon. “Questa è la prima prova diretta di movimenti di faglie,” spiega McKinnon. “New Horizons ha trasformato questa remota luna da una palla di ghiaccio quasi priva di connotati a un mondo con una grande varietà di attività geologica.”
Nelle ultime foto di Caronte, che fino a poche settimane fa era una piccola sorgente di luce puntiforme o poco più e che solo ora ci sta rivelando i suoi segreti, è visibile anche un cratere largo circa 96.5 chilometri di diametro. La struttura a raggiera che lo circonda suggerisce che si sia formato di recente, parlando in termini geologici – quindi nell’ultimo miliardo di anni.
A colpire di più gli scienziati stavolta è stato il fondale del cratere, molto più scuro di quanto ci si aspettasse. Un possibile scenario in grado di spiegare questa particolarità è che il cratere contenga in quantità maggiori un ghiaccio meno riflettente degli strati che avvolgono il resto della superficie di Caronte. Un’altra spiegazione plausibile è che il ghiaccio del cratere sia uguale in termini di composizione al resto della superficie, ma che i suoi granelli siano più spessi. Date le dimensioni maggiori, infatti, rifletterebbero meno luce, risultando così più scuri. Per creare granelli così spessi, il corpo estraneo che generò il cratere dovrebbe aver sciolto il ghiaccio sul fondale, che si sarebbe poi riformato in granelli più grandi.
Un altro mistero si nasconde in prossimità del polo nord di Caronte: una regione scura che si estende per più di 320 chilometri sulla superficie.
11 luglio – Le ultime foto dell’emisfero “nascosto” di Plutone
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New Horizons sta sfrecciando verso Plutone a quasi cinquantamila chilometri orari e, ormai a soli due giorni e mezzo dal suo storico incontro, la risoluzione delle sue fotografie sta aumentando drammaticamente. Quella che fino a pochi giorni fa era una superficie sfocata, con qualche vaga chiazza più scura o più chiara qua e là, si sta rivelando un complesso, affascinante e forse addirittura dinamico mondo. A testimoniarlo – o, meglio, a confermarlo – è quest’ultima immagine, ottenuta dalla fotocamera pancromatica LORRI nella mattina dell’11 Luglio.
L’immagine mostra l’emisfero di Plutone che il giorno dell’incontro, il 14 Luglio, si troverà in posizione diametralmente opposta a New Horizons rispetto al centro del pianeta nano e che quindi non potrà essere fotografato ad alta risoluzione: questa potrebbe essere l’ultima immagine di questi territori per chissà quanti decenni.
La foto, scattata da 4 milioni di chilometri da Plutone, mostra le quattro misteriose macchie scure avvistate già durante la fase di avvicinamento. Le macchie, larghe 480 km circa l’una, appaiono ora ben più complesse di prima. L’unica cosa che possiamo dire con certezza è che sono in qualche modo legate alla vasta regione scura che avvolge la fascia equatoriale del pianeta nano (qui visibile in basso).
“Non sappiamo perché appaiano praticamente equidistanti tra loro,” spiega Curt Niebur della NASA. “Non possiamo dire se sono altipiani o pianure, o se sono variazioni di luminosità su una superficie completamente piatta.”
In realtà, New Horizons tenterà di fotografare alcune delle longitudini comprese in questo scatto anche ad alta risoluzione, concentrandosi soprattutto sulla regione polare: dopo essersi lasciata Plutone alle spalle, la sonda si girerà e cercherà di fotografare l’emisfero in ombra (quello in questa foto, quindi) sfruttando la luce riflessa da Caronte. Gli stessi scienziati non sono convinti completamente dell’efficacia di questo metodo, ma provare di certo non nuoce.
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Ancora un’altro piccolo passo per un robot…ma un grande passo per l’umanità!
e nemmeno tanto piccolo… uno dei passi più lunghi compiuti da un robot, immagina cos’è per l’umanità 🙂
purtroppo sono in pochi a rendersene conto…
E’ un peccato che New Horizons si limiti a un flyby così veloce, ma d’altra parte rende questo momento ancor più “speciale”. Per chi come me ha vissuto gran parte della sua vita nel nuovo millennio, è ciò di più simile agli storici flyby delle Mariner o delle Voyager che probabilmente proverò in vita mia. Credo che ormai quasi tutte le prossime missioni saranno orbiter o lander, per certi versi non ci saranno più le emozioni di questi fugaci flyby.