L’annuncio della NASA di questi giorni è di quelli che non si scordano: su Marte sarebbe stata osservata la presenza di sali idrati sulla superficie delle note striature nere che ripercorrono le pendici di molte montagne marziane, che da anni fanno arrovellare gli scienziati circa la loro origine. La presenza di questi sali potrebbe rappresentare – secondo lo studio pubblicato su Nature Geoscience – un indicatore dell’esistenza di acqua liquida su queste striature, per lo meno in alcuni momenti dell’anno, quando le temperature sono più elevate.
Sebbene si tratti di una ricerca senza dubbio degna di nota, la storia della ricerca di vita, e quindi di acqua, su Marte è molto lunga (oltre 40 anni!) e ricca di scoperte e osservazioni importanti che hanno condotto fin qui. Per fare un po’ di chiarezza, specie per i non addetti ai lavori, OggiScienza propone qui una breve guida per punti con le tappe e i protagonisti che è necessario conoscere alla luce della recente scoperta della NASA.
1971: è in quest’anno che viene lanciata la missione Mariner 9, che per la prima volta mostra le immagini della superficie del pianeta rosso dove gli scienziati individuano le prime tracce di solchi. Solchi prodotti – è la supposizione al tempo dell’osservazione – da fiumi e laghi che sarebbero stati presenti in passato sulla superficie marziana.
Dark Slope Streaks: si tratta di canali scuri osservati dagli scienziati già 40 anni fa, che partono dalla cima di alcuni monti nella regione equatoriale di Marte e scendono verso valle. Negli ultimi dieci anni gli scienziati hanno cominciato a studiare l’origine di questi misteriosi canali scuri e fino a oggi si ipotizzava che potessero essere dovuti anche al rotolamento di detriti verso il basso. La nuova scoperta della NASA suggerisce invece che i responsabili possano invece essere rivoli di acqua salata in forma liquida, che sarebbero presente in alcuni momenti in quella zona.
Ghiaccio su Marte: la presenza di ghiaccio sotto forma di permafrost nelle zone polari è stata accertata da Mars Express. Una quantità enorme, che se sciolta potrebbe ricoprire l’intero pianeta. La presenza di ghiaccio però non basta per poter parlare di vita su Marte (del resto basta considerare che noi congeliamo il cibo per fare in modo che non possano sopravvivere microrganismi). È necessario che l’acqua si trovi allo stato liquido.
Mars Reconnaissance Orbiter (MRO): è la sonda della NASA lanciata nel 2005, le cui osservazioni hanno permesso di individuare i sali idrati presenti sul pianeta rosso. Ha diversi obiettivi, fra cui, oltre all’individuazione di tracce di acqua, quello di individuare un possibile luogo di atterraggio per future missioni umane su Marte.
HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment): è il telescopio più grande mai utilizzato nello spazio profondo e appartiene proprio a MRO. È questo telescopio che ha fotografato i lander Opportunity e Curiosity mentre solcavano la superficie marziana.
Horovitz: è il cratere marziano (diametro 64,9 km) dalla sommità del quale partono i canali scuri sulla cui superficie sono stati individuati i sali idrati.
Lujendra Ojha: giovane dottorando del Georgia Institute of Technology, che ha contribuito alla ricerca pubblicata su Nature Geoscience il 28 settembre scorso, sotto la guida di Alfred McEwen. Come si apprende non appena si apre il suo sito web, è chitarrista in una band che suona Heavy Metal.
Metano: la presenza di metano nelle profondità di Marte e nell’atmosfera è stata accertata dalla sonda Curiosity nel 2014. Siccome uno dei modi più comuni tramite cui il metano si forma è grazie all’idrogeno, i ricercatori ritengono che esso stesso potrebbe essere una traccia della presenza di idrogeno su Marte, che a sua volta potrebbe essere correlato con la possibile presenza di acqua.
Oceani: sebbene al momento nessuno abbia visto con i propri occhi l’acqua su Marte, è ormai cosa nota che in passato, circa 4,3 miliardi di anni fa, sul pianeta ci fosse acqua. Il pianeta rosso ospitava infatti un oceano più grande addirittura del nostro oceano Atlantico – molto grande dunque se pensiamo che Marte è di dimensioni più piccole della Terra – che ne ricopriva l’intera calotta settentrionale. La scoperta che si trattasse proprio di un oceano è stata resa nota lo scorso marzo dalla NASA, ed è stata realizzata utilizzando il Very Large Telescope allo European Southern Observatory, e il telescopio Keck delle Hawaii.
Perclorato di magnesio: è il sale idrato osservato da MRO. Come da definizione, si tratta del sale di magnesio dell’acido perclorico. Un sale idrato è un sale che quando cristallizza ingloba nella sua struttura un certo numero di molecole di acqua.
Temperatura: gioca un ruolo importantissimo nella formazione di acqua liquida. Le temperature di Marte però generalmente non permettono questo lusso: su questo pianeta nella maggior parte dei casi l’acqua ghiaccia oppure evapora. La temperatura superficiale media è infatti di circa 210 K (cioè circa -60 °C), e varia a seconda delle stagioni e della latitudine: si va da minime di -130 °C nelle regioni polari, in inverno, a massime di 20 °C nelle regioni equatoriali, in estate. In linea di principio quindi esiste uno spiraglio di tempo e di superficie in cui l’acqua allo stato liquido sarebbe possibile, cioè l’estate nell’area equatoriale, che è proprio quella in cui sono stati osservate le tracce di sali idrati.