Gli scienziati hanno raccolto nuovi indizi a favore della presenza di un oceano al di sotto della superficie gelata di Caronte, la luna principale di Plutone. L’oceano, un tempo liquido, si sarebbe ormai solidificato. Essendo l’acqua allo stato solido meno densa rispetto al suo stato liquido, la solidificazione dell’oceano avrebbe comportato un aumento di volume e aperto quindi delle cicatrici sulla superficie.
Le immagini scattate il 14 Luglio dalla sonda New Horizons della NASA, 40 minuti prima del culmine del suo storico incontro con Plutone, mostrano complessi sistemi di faglie tettoniche nella forma di dorsali, scarpate e valli, alcune delle quali toccano i 6.5 chilometri di profondità. Nelle immagini è visibile anche un sistema di fenditure ed abissi equatoriali che misura oltre 1800 chilometri in lunghezza e 7.5 in profondità. Questo quadro generale, a detta degli scienziati, è indicativo di una superficie che si è dovuta allungare a causa dell’espansione degli strati interni.
Mantenere un oceano allo stato liquido richiede la presenza di forti fonti di calore. Finora, gli scienziati hanno individuato due sorgenti termiche: il calore dovuto al decadimento radioattivo degli elementi del nucleo e il calore residuo della formazione. I satelliti gioviani presentano un’ulteriore sorgente di calore, provocata dalle forze mareali esercitate da Giove; tale sorgente è da escludere per quanto riguarda Caronte, in quanto la luna si trova in rotazione sincrona con Plutone.
La fotografia è stata scattata dallo strumento LORRI a una risoluzione spaziale di 394 metri per pixel e da una distanza di 78700 chilometri.