«E all’improvviso era lì, sullo schermo. Un puntino luminoso dall’andamento così lento che doveva per forza trovarsi a una distanza dal Sole pari ad almeno il doppio di quella di Nettuno», ricorda ancora emozionata Michele Bannister, la ricercatrice postdocdella University of Victoria, nella British Columbia, che per prima lo ha “avvistato”.
Lui, l’avvistato, è 2015 RR245 (questo il suo nome – si spera – temporaneo). Un pianeta nano nuovo di zecca, nel senso che è stato scoperto solo a febbraio scorso spulciando fra le immagini – ecco il perché delle virgolette attorno ad avvistato – acquisite cinque mesi prima, nel settembre del 2015, dal telescopio franco-canadese-hawaiiano di Maunakea, alle Hawaii, nel corso della survey OSSOS. Tanto che, anche se la notizia ha iniziato a circolare sui canali ufficiali solo in queste ore (qui l’annuncio sul sito del Minor Planet Center della IAU), già dallo scorso giugno 2015 RR245 ha la sua pur scarna pagina su Wikipedia.
Un “nano” di tutto rispetto. Se le stime sono corrette, stiamo parlando di un nuovo corpo del Sistema Solare le cui dimensioni si aggirano attorno ai 700 km. Cerere, per dire, ne misura 950, dunque non tanto di più. Stando al Minor Planet Center, si tratta del 18esimo oggetto, per dimensioni, fra quelli nella fascia di Kuiper. Abbastanza grande, dunque, da suscitare negli scienziati un comprensibile entusiasmo.
«I mondi ghiacciati che orbitano oltre Nettuno ci aiutano a ricostruire il processo di formazione dei pianeti giganti e la storia del Sistema solare», dice Bannister, «ma sono quasi tutti penosamente piccoli e fiochi. Perciò è davvero eccitante imbattersi in uno grande e luminoso a sufficienza da poter essere studiato in dettaglio».
Ora, sulle dimensioni non c’è certezza, visto che non se ne conoscono ancora le altre proprietà (come forma e riflettanza) che ne possono influenzare la luminosità apparente. Ma quel che è certo, sottolinea Bannister, è che si tratta di un mondo o piccolo e brillante oppure grande e opaco.
Stabilire quale sia l’alternativa corretta dovrebbe essere solo questione di tempo. RR245 infatti, fanno notare gli scienziati, è stato a oggi osservato per meno di uno su gli oltre 700 anni che impiega per orbitare attorno al Sole. Non solo. Dopo aver trascorso centinaia di anni a oltre 12 miliardi di km, ora RR245 sta viaggiando verso di noi, e continuerà a farlo fino al 2096, anno in cui dovrebbe toccare la sua distanza minima dal Sole: circa 5 miliardi di km, e il calcolo dell’orbita è corretto. Insomma, non solo c’è tutto il tempo per studiarlo come si deve, ma le condizioni per farlo sono destinate a migliorare. È dunque ragionevole prevedere aggiornamenti a breve.