La Grande Macchia Rossa in un mosaico a colori reali costruito con le immagini della sonda Cassini, riprese il 29 dicembre del 2000, durante il più vicino approccio al pianeta gigante nel suo viaggio verso Saturno. Si trovava a una distanza di circa 10 milioni di chilometri. Credits: NASA/JPL/Space Science Institute

Proprio nel momento in cui stiamo pubblicando l’articolo, la missione Juno della  NASA festeggerà il suo primo anno in orbita attorno a Giove: il 4 luglio alle 16:30 sarà un anno esatto, e avrà percorso 114,5 milioni di chilometri attorno al pianeta.

Per festeggiare il suo primo anniversario, Juno volerà direttamente sopra quello che è probabilmente il marchio del gigante gassoso, l’iconica Grande Macchia Rossa, una enorme tempesta larga 16000 km. Sarà la prima volta che potremo vederla così da vicino, pur essendo forse la formazione più monitorata (è dal 1830 che la conocsciamo e la teniamo d’occhio, e probabilmente esiste da più di 350 anni) e più studiata dei pianeti dell’intero Sistema solare.

«La misteriosa Grande Macchia Rossa di Giove è probabilmente la formazione meglio conosciuta del pianeta» sottolinea Scott Bolton, principal investigator della missione. «Questa monumentale tempesta imperversa sul più grande pianeta del Sistema solare da secoli. Ora Juno, con i suoi strumenti scientifici in grado di penetrare il primo strato di nubi, ci permetterà di immergerci in essa per vedere quanto profonde sono le radici di questa tempesta, e ci aiuterà a capire come funziona e cosa la rende così speciale».

La raccolta di dati dalla Grande Macchia Rossa fa parte del sesto flyby scientifico di Juno sopra la turbolenta atmosfera del pianeta. Il perigiovio, il punto in cui l’orbita più si avvicina al centro del pianeta, sarà lunedì 10 luglio alle 15:55 ora italiana, in quel momento Juno si troverà circa 3.500 km sopra lo strato più esterno di nubi. 11 minuti e 33 secondi dopo, Juno avrà attraversato altri 39.771 km e si troverà esattamente sopra alle nuvole cremisi della Grande Macchia Rossa, a una distanza di circa 9000 km. Tutti gli otto strumenti, oltre all’imancabile sistema di imagin della JunoCam, saranno accesi durante il flyby.

“Il successo della raccolta di così tanti dati scientifici testimonia la dedizione, la creatività e l’abilità tecnica del team della missione Juno,” afferma Rick Nybakken, project manager per Juno dal Jet Propulsion Laboratory della NASA (Pasadena, California). «Ogni nuova orbita ci porta più vicini al cuore della cintura di radiazioni di Giove,  ma a questo punto la sonda ha superato la tempesta di elettroni che circonda Giove meglio di quanto avremmo mai potuto immaginare».

Juno è partita il 5 agosto del 2011, e durante la sua missione ha sorvolato a bassa quota la cima delle nuvole del pianeta, fino a quasi 3400 km di distanza. Durante i suoi flyby, cerca di penetrare l’opaca cortina di nubi con i suoi strumenti, e di studiare le aurore del pianeta per scoprire quanto più possibile sull’origine e la struttura della sua atmosfera e della sua magnetosfera.

Nei primi risultati ottenuti dall’analisi dei dati raccolti, Giove si è mostrato come un mondo turbolento, dall’intrigante e complessa struttura interna, dalle aurore polari altamente energetiche e con enormi cicloni polari. Per saperne di più, su Coelum Astronomia 213 (ora online in formato digitale e gratuito) “Un Giove tutto nuovo”, un’articolo di approfondimento che ripercorre, anche attraverso le magnifiche immagini elaborate dalla community della JunoCam, queste prime scoperte.

Risorse in rete

Le pagine dedicate alla missione nel sito NASA

Il sito della missione

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Eclissi di Sole, tra Suggestioni, Scienza e Storia

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