Dopo le prime immagini e conferme ricevute ieri, martedì 1 gennaio, questa sera alle 20:00 (ora italiana) la NASA ha rivelato nuove immagini e informazioni scientifiche sul remoto oggetto della Fascia di Kuiper (KBO) noto come “Ultima Thule”, il soggetto di studio della sonda New Horizons, che l’ha sorvolato alle 6:33 di Capodanno.
In particolare, oltre ad avere a disposizione le prime immagini a risoluzione più elevata, ora la NASA ha pubblicato anche la prima immagine a colori del remoto corpo celeste: si tratta di uno scatto ripreso dalla camera MVIC (Multispectral Visible Imaging Camera), prodotta combinando i canali del vicino infrarosso, rosso e blu, quando la sonda si trovava a circa 137.000 chilometri di distanza da Ultima Thule, alle 5:08 (ora italiana) del 1° gennaio.
Una seconda immagine è stata invece ripresa dalla camera LORRI (Long-Range Reconnaissance Imager) appena 30 minuti prima del momento di massimo avvicinamento, alle ore 6:01 (ora italiana) del 1° gennaio, a una distanza di circa 28.000 chilometri da Ultima Thule: questa è – al momento – l’immagine a più alta risoluzione disponibile e permette di evidenziare già alcuni dettagli della superficie del KBO.
L’aspetto di Ultima Thule appare già straordinario in queste prime immagini e le informazioni ottenute permettono di far luce anche sui processi che hanno dato origine a questo oggetto, un’anticipazione dei possibili risultati scientifici che potranno essere estesi allo studio dei processi di formazione planetaria dell’intero Sistema Solare.
«New Horizons è come una macchina del tempo che ci permette di tornare alla nascita del Sistema Solare: stiamo assistendo a una rappresentazione fisica dell’inizio del processo di formazione planetaria congelata nel tempo», ha affermato Jeff Moore, responsabile del team di geologia e geofisica di New Horizons. «Studiare Ultima Thule ci aiuta a capire come si formano i pianeti, sia quelli del nostro sistema solare che quelli che orbitano attorno ad altre stelle».
Le nuove immagini hanno rivelato che Ultima Thule ha una struttura morfologica “binaria di contatto”: è costituita infatti da due corpi sferici collegati da un colletto che li mette in contatto. Da un estremo all’altro, il corpo misura 31 chilometri di lunghezza. Il team di missione ha prontamente battezzato i due elementi costituenti utilizzando i due termini che compongono il nome del KBO, ossia “Ultima” per la sfera più grande (19 chilometri di diametro) e “Thule” per la sfera più piccola (14 chilometri di diametro).
Il colore del corpo celeste appare decisamente rossastro, provocato molto probabilmente da composti organici, come il metano, forse simili a quelli riscontrati su Plutone e Caronte, ma ancora non sono disponibili le informazioni relative alla composizione chimica della superficie che arriveranno nei prossimi giorni.
Dalle immagini è inoltre possibile effettuare già una prima analisi di albedo e riflettività delle regioni di Ultima Thule ed è stato possibile individuare punti di maggior riflettività della luce solare, nonostante complessivamente il KBO risulti decisamente molto scuro. In particolare si nota come il “collo” di Ultima Thule sia particolarmente brillante.
I dati del flyby di Capodanno continueranno ad arrivare nei mesi a venire, con le immagini a risoluzione più elevata che ancora devono essere scaricate dalla sonda.
«Nei prossimi mesi la New Horizons trasmetterà a Terra decine di set di dati che ci permetteranno di scrivere nuovi capitoli della storia di Ultima Thule e del Sistema Solare», ha affermato Helene Winters, Project Manager di New Horizons.
«Questo sorvolo rappresenta un risultato storico» ha dichiarato il principal investigator di New Horizons, Alan Stern, del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado (USA). «Mai prima d’ora una sonda ha intercettato un corpo così piccolo e a così elevata velocità nelle profondità dello spazio. La New Horizons ha stabilito un nuovo livello dello stato dell’arte della navigazione nello spazio».
Continuate a seguirci per rimanere informati sulle ultime novità e per vedere le ultime immagini. Nel frattempo potrete conoscere di più sulla missione di New Horizons nella Fascia di Kuiper e su Ultima Thule leggendo l’articolo dedicato su Coelum Astronomia 229.
Per conoscere meglio la missione nella sua interezza ed avere maggiori dettagli su Ultima Thule, non perdete l’approfondito articolo di Gabriele Marini su Coelum Astronomia di gennaio, come sempre in formato digitale a lettura gratuita.