È ancora vivo nella nostra mente il ricordo della straordinaria impresa dell’Apollo 11 e del primo uomo sulla Luna, di cui abbiamo da poco festeggiato il 50° anniversario, e se siamo portati a pensare che raggiungere la Luna sia stato un compito certamente arduo negli anni ’60 del XX secolo ma che, tutto sommato, sia semplice per la tecnologia odierna, forse dovremmo ricrederci. Conquistare la Luna è stata e rimane un’impresa difficile e densa di rischi. Lo dimostra ancora una volta, sfortunatamente, il tentativo fallito di allunare della missione Chandrayaan-2, dell’agenzia spaziale indiana (ISRO, Indian Space Research Organization).
Era previsto per la sera del 6 settembre alle 22:22 circa (ora italiana) l’allunaggio del lander Vikram (termine che in sanscrito significa “valore”) con il suo piccolo rover “Pragyan” (“saggezza”). Purtroppo la delicata discesa verso la Luna si è conclusa con un insuccesso, con il probabile schianto del veicolo spaziale. Un triste evento che riporta alla mente il recente insuccesso del lander israeliano Beresheet, di cui abbiamo parlato qualche mese fa, e che di fatto sancisce l’ancora elevata difficoltà di compiere missioni di questo genere.
Il tentativo di atterraggio sarebbe avvenuto in una pianura situata vicino al polo sud lunare, sulla faccia visibile della Luna, tra i crateri Manzinus C e Simpelius N. Il sito si trova vicino a -71° S e un touchdown di successo lo avrebbe reso l’atterraggio morbido più vicino a un polo lunare compiuto fino a oggi.
Il sogno indiano di raggiungere la Luna si è infranto a poche centinaia di metri dal suolo lunare, nel silenzio dei monitor bloccati, che fino a poco prima avevano mostrato i dati telemetrici della discesa che stava avvenendo alla perfezione. Fino a quel momento, infatti, tutto era andato per il meglio, con il convoglio della missione Chandrayaan-2 che, dopo essere partita un mese e mezzo prima (22 luglio), aveva raggiunto con una serie articolata di manovre l’orbita della Luna il 20 agosto scorso.
Dopo il distacco del blocco composto dal lander Vikram e il rover Pragyan dall’orbiter Chandrayaan-2, avvenuta il 2 settembre, è inizita la lenta manovra di avvicinamento alla Luna. La prima fase, il “rough braking”, ha portato il lander da 30 km a circa 7,5 km di quota, lungo una traiettoria parabolica. Successivamente è iniziata la “cam coasting”, per portare il veicolo fino a 4 km e, infine, la fase “fine breaking”, che avrebbe dovuto portare Vikram fino a 400 m di quota, annullando nel contempo la velocità orizzontale. Solo a questo punto sarebbe iniziata la discesa verticale, che si sarebbe conclusa con un atterraggio morbido. È durante la penultima fase che si sono manifestate le anomalie, con il veicolo che ha iniziato a deviare in modo consistente dalla traiettoria programmata. La velocità di discesa era inoltre sensibilmente più elevata del previsto, tale probabilmente da non poter essere corretta con i motori di cui il veicolo era dotato.
Tutto andava bene, ma poi, d’improvviso, il silenzio: nessun segnale giungeva più nella sala di controllo missione dell’ISRO, a pochi minuti dal touchdown. Poco più tardi, K. Sivan, il direttore dell’agenzia spaziale indiana, dichiarò che la discesa di Vikram si era compiuta in modo nominale fino a un’altitudine di 2,1 km, ma che le comunicazioni erano state perse subito dopo. La conclusione più probabile è che Vikram si sia schiantato sulla superficie.
«L’India è orgogliosa dei nostri scienziati!» ha affermato il primo ministro indiano Narendra Modi che ha vissuto direttamente al centro di controllo missione quegli attimi di tensione. «Hanno dato il massimo e hanno sempre reso orgogliosa l’India. Questi sono momenti in cui essere coraggiosi e coraggiosi saremo!»
In un periodo in cui la Luna è tornata al centro dell’attenzione delle agenzie spaziali internazionali, ma anche delle compagnie private, un tale obiettivo continua a dimostrarsi sfuggente e arduo da raggiungere. Se l’allunaggio di Vikram si fosse compiuto secondo il programma, l’India sarebbe stata solo la quarta nazione a sbarcare con successo sulla superficie lunare.
In tutto ciò, risulta parzialmente di conforto il pensiero che l’orbiter Chandrayaan-2 continua a funzionare correttamente e si prevede che esegua le sue operazioni scientifiche di osservazione della Luna per almeno un anno. Chandrayaan-2 mapperà la superficie lunare e ne monitorerà l’ambiente usando la sua Orbiter High Resolution Camera (OHRC), cercando le firme di idrossile e ghiaccio d’acqua vicino al polo sud. Inoltre, proprio come l’israeliano Beresheet, Vikram ha inviato i suoi dati a Terra fino all’ultimo minuto, il che fornirà preziose informazioni per la risoluzione dei problemi riscontrati, cosa che permetterà di aumentare le probabilità di successo per le missioni future.