Interrompiamo momentanemante l’esplorazione dei principali asteroidi della fascia per dedicarci nuovamente agli asteroidi Near Earth, quel gruppo oggetti (31.300 alla data di oggi), le cui orbite eliocentriche li portano ad avvicinarsi in vario grado al nostro pianeta.
Come abbiamo imparato, quando la Terra si trova nel punto di intersezione con l’orbita del NEA nel momento preciso in cui vi transita anche l’oggetto, l’ingresso in atmosfera è inevitabile: se l’asteroide ha una massa contenuta si consumerà in quota ed al suolo giungeranno eventualmente solo dei piccoli frammenti, come nel caso di 2023 CX1, il piccolo asteroide NEA di circa 1 metro di diametro, caduto sopra il canale della Manica il 13 febbraio. In quel caso si trattava di un asteroide appartenente alla famiglia Apollo, con un’orbita eliocentrica caratterizzata da un semiasse maggiore che si estendeva fino a 1.68 UA, un eccentricità di 0.45 ed un’inclinazione sull’eclittica di 3.5 gradi, che lo portava a stazionare per lo più al di fuori dell’orbita terrestre.
Quando il tempismo dell’incontro tra Terra e Asteroide non è così perfetto, e il corpo celeste si avvicina al nostro pianeta per poi proseguire la sua corsa, si verifica un Close Passage, un passaggio ravvicinato. Eventi di questo tipo sono piuttosto frequenti e un caso eclatante è stato quello dell’asteroide 2023 BU, un piccolo sasso di circa 5 metri di diametro che ha ci ha letteralmente sfiorato il 27 gennaio di quest’anno, passando ad una distanza di appena 3.600 Kilometri dalla superfice terrestre, ad una velocità relativa di circa 9 Km al secondo. Prima dell’incontro con la Terra l’orbita del piccolo asteroide presentava un semiasse maggiore che si estedeva fino a 0.98 UA, con un’eccentricità di 0.06 ed un’inclinazione sull’eclittica di 2.39 gradi. Se pensiamo all’enorme differenza di massa che intercorre tra i due corpi, constatare che l’orbita del pianetino sia stata modificata a seguito del passaggio non deve soprendere: il semiasse maggiore si è esteso fino a 1.1 UA, l’orbita presenta adesso un’eccentricità di 0.11 ed un’inclinazione sull’eclittica di 3.7 gradi ed anche il periodo orbitale del pianetino è cambiato, passando dai 358.67 giorni – prima del passaggio – agli attuali 425.38. Per quanto ravvicinato e spettacolare, il Close Passage di 2023 BU è stato di ben 10 volte più “ampio” di quello di quello avvenuto il 13 novembre del 2020, quando l’asteroide di 10 metri 2020 VT4 ha sorvolato la superficie terrestre ad un’altezza di appena 360 Km.
Non tutti i passaggi sono però così “stretti”, se si pensa che per la maggior parte si verificano a distanze di centinaia di migliaia o di milioni di KM dalla Terra. Il Minor Planet Center rende disponibile in home page un elenco aggiornato di passaggi ravvicinati – passati e futuri – dei NEA oggi noti, con i relativi dati. Un’intera pagina dedicata ai passaggi ravvicinati si trova poi all’interno del sito internet del Center of Near Earth Object Studies (CNEOS https://cneos.jpl.nasa.gov/ca/), dalla quale è possibile effettuare ricerche mirate impostando l’arco temporale di interesse, la distanza di minimo avvicinamento e la magnitudine assoluta del NEA. Una volta scelti i valori, i risultati sono presentati in forma di tabella, ordinabile in base alla proprie preferenze ed esportabile nei consueti formati CSV e XLSX.
Impostando una ricerca per i prossimi 60 giorni, scopriremo che per Marzo 2023 sono previsti 4 passaggi ravvicinati di NEA entro 10 LD, il più piccolo dei quali 2016 GH1 ha una diametro stimato tra gli 8 ed i 19 metri mentre il più grande 2023 DQ ha un diametro stimato tra i 130 ed i 290 metri, e nessuno si troverà a meno di 1,227 LD dalla terra.
*1 LD = 384.400 KM
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