Nel caso specifico la scelta è caduta sulla serata del 18 maggio col nostro satellite in fase di 7 giorni (la serata successiva la Luna sarà in Primo Quarto) che intorno alle ore 21:30 si troverà ad un’altezza di +49° con frazione illuminata del 39,7%, visibile pertanto per tutta la serata fino a circa le 02:30 della notte seguente quando scenderà sotto l’orizzonte.
Per individuare la regione lunare oggetto delle nostre osservazioni basterà orientare il telescopio in prossimità del bordo occidentale della vastissima e scura area basaltica del mare Tranqullitatis.
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Il cratere Julius Caesar
Per quanto concerne il già citato Julius Caesar, si tratta di un vasto e antichissimo cratere di 94 km di diametro la cui origine viene fatta risalire al Periodo Geologico Pre Nectariano collocato da 4,5 a 3,9 miliardi di anni fa.
Le pareti intorno al cratere, che raggiungono l’altezza di 3400 metri, si presentano notevolmente degradate in modo particolare sul lato est, con la netta sovrapposizione di alcuni crateri secondari fra cui J.Caesar-G di 20 km, mentre a sud e sudest le pareti si riducono a semplici e bassi rilievi collinari. I segmenti maggiormente elevati dei bastioni montuosi intorno a Julius Caesar li potremo individuare sui lati ovest e nordovest dove si segnalano i crateri J.Caesar-A di 13 km e J.Caesar-B di 7 km di diametro oltre a J.Caesar-J e J.Caesar-H entrambi di soli 3 km.
Nella platea di Julius Caesar, quasi completamente pianeggiante ad eccezione del settore sudest, gli innumerevoli craterini e alcuni sottili solchi costituiranno un ottimo target per testare le ottiche del telescopio.
Nell’area esterna di questa antichissima struttura lunare, tralasciando la già vista rima Ariadaeus, sarà molto interessante visitare Julius Caesar-1 un notevole rilievo montuoso di origine vulcanica le cui dimensioni sono di 28 x 14 km, con forma allungata, ripide pareti e un piccolo cratere sommitale. A pochi km di distanza un altro scudo vulcanico noto come Ariadaeus-1 di 6 x 6 km. Entrambe le formazioni sono situate a sud, dove si segnalano anche J.Caesar-C e J.Caesar-D di 5 km di diametro.
A occidente l’irregolare Boscovich-E di 21 km con gli adiacenti Boscovich-A di 6 km e Boscovich-D di 5 km unitamente allo scudo vulcanico Boscovich-E1 di 15 x 15 km, situato proprio sulla parete sud di Boscovich-E.
Ritengo molto interessante e meritevole di approfondite osservazioni l’area a nord di J.Caesar fino in prossimità del Lacus Lenitatis. Si tratta di crateri estremamente irregolari e ricoperti di scure rocce basaltiche fra cui J.Caesar-P di 37 km di diametro di forma vagamente triangolare con l’adiacente J.Caesar-F di 19 km di forma ovale e con pareti quasi inesistenti per terminare con J.Caesar-Q di 32 km di diametro. Quest’ultimo cratere si differenzia dagli altri per le sue pareti presenti solo sui lati est e ovest risultando pertanto inesistenti a nord e sud. Infine a est, dopo una zona dominata da basse colline, si trova l’antichissimo Sinus Honoris in diretta comunicazione con l’adiacente settore nordovest del mare Tranquillitatis.
Il cratere Sosigenes e le sue rimae
Immediatamente all’esterno di Julius Caesar, esattamente a sudest, puntiamo ora il telescopio sul cratere Sosigenes di 19 km di diametro, affacciato sul bordo occidentale di Tranquillitatis, giunto fino ai nostri giorni dal Periodo Geologico Imbriano collocato da 3,8 a 3,2 miliardi di anni fa.
La cerchia delle pareti intorno al cratere, alta circa 1700 metri, presenta un discreto stato di conservazione con lunghe linee di cresta sommitali, mentre nella platea vi si potranno individuare solo minuscoli craterini.
Nell’area esterna citiamo Sosigenes-B di 4 km a sudovest, ma non si potrà perdere l’occasione per osservare in dettaglio il vicino Sosigenes-A di 12 km di diametro situato pochi km più a sudest. Anche questo è in discrete condizioni di conservazione con pareti regolari e una platea almeno apparentemente priva di dettagli particolarmente interessanti, mentre la peculiarità di questa struttura è costituita dalle Rimae Sosigenes, un sistema di solchi estesi per circa 160 km in direzione nord/sud ma con alcune differenziazioni.
Infatti vari segmenti paralleli da Sosigenes-A si estendono verso nord fino al cratere Maclear mentre un singolo segmento delle medesime Rimae si estende verso sud fino in prossimità del cratere Ariadaeus-E intersecando perpendicolarmente un’altra sottile fessurazione del suolo. Da notare infine come il segmento più orientale di queste rimae sia intersecato da una breve quanto evidente catena costituita da piccoli crateri e sprofondamenti.
Per individuare le Rimae Sosigenes come strumento ottico viene indicato un riflettore di almeno 300mm di diametro, ma vale quanto già scritto più volte in questi casi: provare anche con telescopi di diametro inferiore senza alcuna preclusione.
Il cratere Maclear
Per quanto riguarda Maclear, si tratta di un cratere di 20 km di diametro la cui formazione viene fatta risalire al Periodo Geologico Imbriano collocato da 3,8 a 3,2 miliardi di anni fa. La modesta cerchia montuosa intorno al cratere non supera l’altezza di 600 metri sulla quale non si evidenzia un particolare stato di degrado mentre la platea risulta relativamente piatta e di colore scuro.
Nell’area immediatamente esterna non potrà mancare una visita alle Rimae Maclear, costituite da solchi paralleli e distanziati orientati in direzione nord/sud estesi per circa 110 km verso il cratere Al-Bakri situato a sud del promontorio di Cape Acherusia. L’origine di questi solchi viene presumibilmente ricondotta al Periodo Geologico Imbriano collocato da 3,8 a 3,2 miliardi di anni fa.
Per l’osservazione delle Rimae Maclear viene indicato un riflettore di almeno 300mm anche se l’ultima parola, come nella maggior parte dei casi, spetterà ad un giudice dispotico quanto inappellabile: il seeing della serata.
Il cratere Ross
Proseguendo lungo il settore nordoccidentale del mare Tranquillitatis, vediamo ora il cratere Ross di 27 km di diametro la cui origine viene fatta risalire al Periodo Geologico Eratosteniano collocato da 3,2 a non meno di 1 miliardo di anni fa. Le pareti intorno al cratere, alte 1800 metri, non sono particolarmente degradate ad eccezione della sovrapposizione di qualche piccolo cratere e alcuni evidenti sprofondamenti.
La platea si presenta relativamente piatta nella quale si potranno individuare numerosi rilievi collinari che dai versanti interni delle pareti si estendono verso il centro del cratere. Notare infine un rilievo in posizione quasi centrale decentrato verso ovest.
Nell’area esterna intorno al cratere si segnalano Ross-B di 6 km ad ovest, Ross-H di 5 km a sud, Ross-D di 9 km a nordest, mentre a sudest segnalo i crateri Ross-E-F-G di 4/5 km di diametro.
Il cratere Plinius
Proprio nell’angolo più nordoccidentale del mare Tranquillitatis, e a breve distanza dal margine meridionale del mare Serenitatis, vediamo ora il cratere Plinius di 44 km di diametro giunto fino ai nostri giorni dal Periodo Geologico Eratosteniano collocato da 3,2 a non meno di 1 miliardo di anni fa.
Si tratta di una notevole struttura lunare circondata da una ripida cerchia montuosa che raggiunge l’altezza di 2300 metri su cui sarà semplice individuare, oltre a vari piccoli crateri, anche lunghi terrazzamenti ad eccezione di vari collassamenti sulla parte settentrionale.
Sul fondo di Plinius l’osservazione potrà rivelarsi alquanto interessante. Infatti si potrà notare subito come l’area pianeggiante sia limitata solo a una porzione del settore orientale mentre il resto della platea è letteralmente occupato da innumerevoli rilievi sia collinari che montuosi distribuiti dal centro del cratere fino alla base delle pareti nord, ovest e sud. Si segnalano inoltre un sistema montuoso in posizione centrale e numerosi piccoli crateri.
Nell’area esterna, siamo ormai nella piana di Tranquillitatis, si segnalano Plinius-A di 4 km di diametro a sud, Tacquet-C di 6 km e Al-Bakri di 12 km a sudest, mentre a nord l’interessante sistema di solchi grossolanamente paralleli delle Rimae Plinius (Periodo Geologico Imbriano da 3,8 a 3,2 miliardi di anni fa) estesi per circa 130 km lungo l’estremità meridionale del mare Serenitatis fra l’antichissimo promontorio di Cape Acherusia di 41 km di lunghezza e 1500 metri di altezza (Periodo Geologico Pre Imbriano da 4,5 a 3,8 miliardi di anni fa) e il monte Argaeus la cui origine risale al Periodo Geologico Nectariano collocato a 3,9 miliardi di anni fa, esteso per 51 km di lunghezza e 2500 metri di altezza.
Per l’osservazione telescopica delle Rimae Plinius è richiesto uno strumento a riflessione di almeno 200mm di diametro, ma invito i possessori di telescopi di diametro inferiore a non rinunciare in partenza a questo target, naturalmente seeing permettendo.
Il cratere Dawes
A questo punto ci ritroviamo in corrispondenza dell’estremità settentrionale del mare Tranquillitatis e visitiamo Dawes, un cratere di 19 km la cui origine viene fatta risalire al Periodo Geologico Copernicano collocato a non oltre 1 miliardo di anni fa.
Si tratta di una formazione circolare in posizione isolata nella vastissima distesa basaltica fra Serenitatis a nord e Tranquillitatis a sud. La cerchia delle sue ripide pareti alte circa 2300 metri si presenta in buone condizioni di conservazione e con lunghe linee di creste sommitali, mentre nella sua platea sarà possibile individuare numerosi ed estesi rilievi collinari e lunghi avvallamenti anche curvilinei fino a rendere il fondo del cratere molto tormentato. È possibile notare anche un monte in posizione centrale.
All’esterno del cratere, immediatamente a est, si segnala la breve Rima Dawes di 15 km di lunghezza orientata in direzione nord/sud, praticamente un largo e curvilineo avvallamento.
Il settore settentrionale del mare Tranquillitatis
Proseguiamo con l’osservazione delle principali strutture del settore settentrionale del mare Tranquillitatis e, orientando il telescopio immediatamente a sud del monte Argaeus (già visto), centriamo nell’oculare il cratere Fabbroni di 12 km di diametro proveniente dal Periodo Geologico Copernicano collocato a non oltre di 1 miliardo di anni fa. La relativamente giovane età geologica di questa struttura lunare viene evidenziata dal buono stato di conservazione delle sue ripide pareti che si innalzano fino a 2100 metri, mentre sul fondo del cratere non si notano dettagli degni di nota.
Nell’area esterna al cratere, ad eccezione del già citato monte Argaeus a nord, col telescopio si potrà spaziare in lungo e in largo su una moltitudine di piccolissimi craterini, anonimi e sottili solchi oltre a qualche gruppo di basse colline.
E proprio dopo queste basse colline sul margine nordorientale di Tranquillitatis si consiglia una visita all’interessante cratere Vitruvius di 31 km di diametro. Questa struttura lunare vide la propria formazione nel Periodo Geologico Imbriano Superiore collocato da 3,8 a 3,2 miliardi di anni fa.
Sulla cerchia delle pareti intorno al cratere, non ancora degradate ed alte 1600 metri, si potranno individuare lunghe linee di creste sommitali oltre a vari sprofondamenti e numerosi piccoli crateri.
L’osservazione al telescopio della platea di Vitruvius consentirà di percepire la notevole presenza di innumerevoli rilievi collinari e lunghi avvallamenti estesi su gran parte del fondo del cratere. Ad eccezione della vasta regione lunare dei monti Taurus situata a nord/nordest di Vitruvius (che vedremo in un prossimo articolo), nell’area intorno al cratere si segnalano Vitruvius-M di 5 km di diametro a sud, Vitruvius-B di 18 km a sudest, Vitruvius-T di 15 km di diametro ad est e Vitruvius-L di 6 km a nord a breve distanza dall’omonimo monte Vitruvius.
Infine dal cratere Vitruvius si estende la vastissima distesa di Tranquillitatis da dove ripartiremo nella prossima puntata di giugno 2021.
Cenni storici
Cratere Julius Caesar: Nome dedicato al generale e uomo politico romano Caio Giulio Cesare (100-44 a.C.), descrisse le sue imprese nei “Commentari” (De bello gallico e De bello civili).
Cratere Sosigenes: Nome assegnato nel 1651 da Riccioli dedicato all’astronomo egiziano Sosigene (L° secolo a.C.), riformò il calendario su incarico di Giulio Cesare.
Cratere Maclear: Nome dedicato all’astronomo irlandese Thomas Maclear (1794-1879). Successe nel 1883 a Thomas Henderson nel ruolo di astronomo di Sua Maestà Britannica al Capo di Buona Speranza ed effettuò studi riguardo nebulose e comete.
Cratere Ross: Nel 1837 Madler dedicò il nome di questo cratere a due personaggi: James Clark Ross (1800-1862) esploratore scozzese che partecipò a varie spedizioni nell’artico tra il 1819 e il 1829 localizzando il polo magnetico settentrionale, mentre nel 1839/1842 durante una spedizione antartica esplorò il mare che porta il suo nome; Frank E. Ross (1874-1966) astronomo americano che eseguì studi in merito alla radiazione ultravioletta.
Cratere Plinius: Nome assegnato nel 1651 da Riccioli dedicato allo scienziato e storico Secondo Gaio Plinio detto “il Vecchio” (23-79 d.C.), autore dell’enciclopedia scientifica in 37 libri Storia Naturale, di cui il secondo volume dedicato all’astronomia classica. Morì in seguito all’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei.
Cratere Dawes: Nome assegnato da Birt/Lee nel 1865 dedicato al teologo e astronomo inglese Padre William Rutter Dawes, scopritore del “limite di Dawes”.
Cratere Fabbroni: Nome dedicato al chimico e uomo politico italiano Giovanni Valentino Mattia Fabbroni (1752-1822).
Cratere Vitruvius: Nome dedicato all’architetto romano Marco Vitruvio Pollione (I° secolo a.C.).