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La settima supernova italiana scoperta in una galassia del catalogo di Messier è la SN1998bu in M96.
Dopo aver trattato nel numero 249 di novembre 2020 la prima supernova la SN1957B scoperta dal Prof. Giuliano Romano nella galassia M84 nel 1957
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le quattro supernovae scoperte dall’astronomo Leonida Rosino negli anni ’60 e ’70, realizzate su lastre fotografiche, che abbiamo analizzato nel primo numero della nuova versione di Coelum nel numero 254 di febbraio-marzo 2022
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e quella nel 1989 dell’astrofilo Federico Manzini, l’unica di queste dieci supernovae ottenuta visualmente, arriviamo agli anni ’90 con l’avvento delle camere CCD che hanno radicalmente cambiato il modo di fare ricerca.
La SN1998bu in M96 è infatti la prima supernovae italiana nelle galassie Messier scoperta grazie all’ausilio di queste nuove tecniche di ripresa. A mettere a segno questa importante scoperta ottenuta il 9 maggio 1998 è stato l’astrofilo romagnolo Mirco Villi, che in quell’anno otteneva così la sua terza scoperta dopo la SN1991T in NGC4527 e la SN1994W in NGC4041.
Per tutto quello che ha fatto nel campo della ricerca amatoriale di supernovae non possiamo definire Mirco Villi come un astrofilo comune, ma bensì come un’icona indiscussa in questo settore di ricerca. Agli inizi degli anni ’90, insieme all’amico Giancarlo Cortini, gettò le basi della ricerca amatoriale italiana di supernovae, mettendo poi a segno importanti scoperte come appunto la SN1991T che ancora oggi rappresenta un fondamentale punto di riferimento nella classificazione di questi fenomeni. Spesso, infatti, nella classificazione delle supernovae si legge “91T-like”. E’ inoltre uno dei pochi astrofili italiani ad aver scoperto una supernovae in una galassia Messier, grazie proprio alla SN1998bu in M96.
In questi ultimi anni Mirco Villi ha instaurato una proficua collaborazione con i professionisti americani del CRTS Catalina Real-Time Transient Survey ottenendo numerose scoperte. Ma veniamo al racconto della scoperta.
In quel periodo Mirco stava allestendo il suo nuovo osservatorio con un telescopio Meade LX200 SC da 250mm, ma non lo aveva ancora dotato di una camera CCD. Per iniziare a fare i primi settaggi della strumentazione gli venne incontro l’amico Federico Manzini, che gli prestò una camera CCD Hi-Sis 33. Perciò nella notte di sabato 9 maggio, anche se la Luna era quasi piena, decise di riprendere una serie di galassie. Passando da una galassia alla successiva arrivò alla bella galassia M96 che però per problemi di settaggio non fu inquadrata nel campo della CCD. Decise perciò di saltare M96 e di proseguire con le successive galassie. Terminata la sessione però subentrò una specie di rimorso per non aver fatto quell’importante galassia del catalogo di Messier e prima di andare a letto puntò il telescopio nuovamente su M96.
Si accorse subito di una stella di mag.+13 posta circa 1’ a Nord del nucleo della galassia. Eseguiva pose da 60 secondi e dopo una seconda ed una terza immagine, la stella era sempre nella solita posizione. Dopo aver verificato che non si trattasse di un pianetino, né di una supernova già scoperta, inviò una mail Daniel Green, colui che a quei tempi gestiva le circolari internazionali IAUC. Il giorno successivo gli veniva perciò attribuita la scoperta in solitario con la circolare IAUC n. 6899 dove la supernova veniva confermata da osservazioni fatte il 10 maggio dall’astronomo B.A. Skiff al Lowell Observatory e da altri osservatori fra cui gli italiani Luca Boschini e Gianluca Masi, con la luminosità della supernova in aumento intorno alla mag.+12,5 quindi scoperta prima del massimo di luminosità.
I primi a riprenderne lo spettro nella notte dell’11 maggio furono gli astronomi dell’Osservatorio di Asiago con il telescopio Copernico da 1,82 metri. La SN1998bu era una supernova di tipo Ia scoperta circa 10 giorni prima del massimo di luminosità e con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiavano ad un velocità di circa 11.000 km/s. Il massimo di luminosità si verificò infatti intorno al 19 maggio con la supernova che raggiunse la notevole mag.+11,6. Dal 1993 con la SN1993J in M81 (mag.+10,2) fino al 2004 con la SN2004dj in NGC2403 (Mag.+11,2) è stata la supernova più luminosa per 11 anni. Peccato che un forte assorbimento da polveri della galassia ospite tolse alla supernova oltre mezza magnitudine.
M96 è infatti una galassia a spirale posta nella costellazione del Leone a circa 30 milioni di anni luce di distanza, con il modulo di distanza pari a 30. Senza questa estinzione la supernova avrebbe raggiunto la notevole mag.+11 (30-19=11). Per onor di cronaca, all’astrofilo americano Churk Faranda fu assegnata una pre-discovery grazie ad un’immagine ripresa il 3 maggio (6 giorni prima della scoperta) con la supernova che mostrava una luminosità pari alla mag.+16,5. La particolarità di questa supernova, molto simile alla SN1991T, è rappresentata dal fatto di aver mostrato il famoso “eco di luce”. Ad oggi sono molto poche le supernovae che hanno mostrato questo raro evento, cioè un anello, o meglio un guscio prodotto dalla luce della supernova che si espande nello spazio interstellare attraversando enormi nubi di polveri.
Queste particolari supernovae di tipo Ia mostrano una salita verso il massimo di luminosità normale, mentre il declino avviene in maniera molto più lenta a causa di questo eco di luce che rimane visibile per diversi anni. Per questo motivo la SN1998bu, come anche la SN1991T, furono seguite da quasi tutti i più grandi osservatori professionali di tutto il mondo e naturalmente anche dall’Hubble Space Telescope. Nel corso delle interviste ai “Magnifici 10” cioè ai dieci astrofili che avevano ottenuto il maggior numero di scoperte di supernovae al mondo, intervistando il neozelandese Stuart Parker (numero 4 della Top Ten), alla domanda “cosa ti entusiasma di più in questo tipo di ricerca?” rispose che era rimasto affascinato ed onorato dal fatto che l’Hubble Space Telescope aveva ripreso due delle supernove da lui scoperte. Anche Mirco Villi vanta questo primato con la SN1991T e la SN1998bu riprese appunto dall’Hubble Space Telescope.
Ci viene pertanto spontanea una domanda: chi sarà il primo astrofilo al mondo che potrà vedere una propria scoperta ripresa e studiata dal nuovo e potente telescopio spaziale James Webb?