Nelle serate del 19 e 20 agosto, obiettivo delle nostre osservazioni sarà uno dei più estesi crateri esistenti sulla superficie dell’emisfero lunare visibile dal nostro pianeta: il cratere Deslandres, che con i suoi 241 km di diametro contende il secondo posto dopo Bailly (311 km) con altre simili strutture. Nel caso specifico la Luna sarà in fase di 8,40/9,40 giorni (Colong. di 11,5°/23,6°; frazione illuminata 64,8/73,6%). L’origine di questa eccezionale formazione lunare risale al Periodo Geologico Pre Nectariano collocato da 4,5 a 3,9 miliardi di anni fa.
Anche in questo caso si è optato per le due serate consecutive, in quanto la visibilità delle strutture superficiali sarà in relazione al transito del terminatore lunare, con la possibilità di percepire anche i più fini dettagli al variare dell’illuminazione solare.
Per individuare il cratere Deslandres basterà dirigere il telescopio sul settore sudoccidentale della Luna dove, in prossimità dell’angolo sudest della vasta distesa basaltica del mare Nubium, avremo sotto di noi l’eccezionale struttura di 241 km che andremo a osservare.
Ci troviamo in corrispondenza dell’angolo sudorientale del mare Nubium delimitato a est dai grandi Purbach (121 km), Regiomontanus (129 km), Walther (145 km) e a ovest dal cratere Pitatus di 100 km di diametro, mentre immediatamente a sud prevalgono i crateri Sasserides (94 km) e Orontius (126 km). All’osservazione telescopica non sfuggirà certamente di trovarci di fronte a una struttura veramente complessa, ben lungi dai “soliti” crateri come li conosciamo, ma piuttosto della vastissima area di una formazione primordiale la quale riporta i segni della caotica storia geologica lunare.
Non possiamo nemmeno parlare di “pareti intorno al cratere” in quanto queste sono inesistenti a eccezione di una successione di innumerevoli e modesti rilievi intervallati da strette valli e sprofondamenti, che con andamento molto irregolare delimitano quest’area dai grandi crateri circostanti. Molto probabilmente fu proprio a causa di una tale situazione di degrado e di accentuata erosione che fino al 20° Secolo questa struttura non venne riconosciuta nella variegata famiglia dei crateri lunari, fino a quando nel 1942 Eugène M. Antoniadi ne propose l’attuale denominazione, che fu successivamente approvata dall’Assemblea Generale della IAU nel 1948.
Oltre alle grandi strutture già citate, lungo il perimetro intorno a Deslandres potremo osservare una notevole quantità di crateri fra cui Lexell (65 km di diametro, il più esteso) e Ball (43 km e pareti di 2800 metri) entrambi sul lato sud.
Inoltre sul lato occidentale i crateri Ball-A di 29 km, Gauricus-S e G rispettivamente di 15 e 18 km, Pitatus-B e M rispettivamente di 16 e 14 km.
Nell’immensa area interna di Deslandres la quantità e varietà di dettagli è veramente impressionante. Infatti si va dai crateri Hell (34 km e pareti alte 2200mt), Hell-A e B entrambi di 22 km, Hell-C di 14 km, Hell-E di 10 km, oltre a tanti altri crateri e micro crateri fino al curioso Walther-W di 36 km di diametro.
Da non perdere, nel settore nordest, un allineamento costituito da 5/6 piccoli craterini orientati in direzione nord/sud con Hell-H, il più meridionale, di 5 km mentre quello più a nord con un diametro di 6,6 km è privo di denominazione ufficiale. Immediatamente a nordest di questi si nota una limitata zona di colore più scuro con bassa albedo probabilmente invasa dalla lava del vicino mare Nubium.
Sfruttando la vicinanza del terminatore lunare, sempre nella platea di Deslandres, sarebbe importante osservare come Hell si trovi in prossimità del margine nordoccidentale di un grande e antichissimo cratere ormai quasi completamente sommerso e semi distrutto. Osservando con attenzione, noteremo che dalla parete nord di Hell parte una interessantissima struttura che inizialmente sembra come una dorsale, mentre poco dopo evidenzia la presenza di una moltitudine di piccoli craterini degradati, allineati e infossati che con andamento curvilineo si estendono per oltre 70/80 km fino al cratere Hell-B, a breve distanza dal mare Nubium. In tal caso, ciò che vediamo di Deslandres potrebbe essere la presumibile (ma non certa!) sovrapposizione di due grandi e antichissimi crateri.
In una platea così accidentata, non potrà sfuggire il cosiddetto Cassini’s bright spot, situato nel settore sudest di Deslandres, fra i crateri Hell-Q di 4 km e Walther-G di 8 km, così denominato in quanto mappato da Cassini nel 1672 per la prima volta dall’Osservatorio di Parigi. Caratteristica, questa, da osservare anche con fasi prossime al Plenilunio, trattandosi di uno dei punti più luminosi del nostro satellite e rivelatrice della presenza di materiali relativamente “recenti”.
Per lungo tempo ho sempre considerato quella “irregolare macchia bianca” sulle mie immagini della Luna Piena come una zona inspiegabilmente sovresposta, ma da quel che si può vedere in rete la medesima “macchia bianca” compare anche in immagini di altri autori.
E come se non bastasse, immediatamente a sud di Hell-Q, esiste un allineamento formato da alcuni piccoli craterini anch’essi abbastanza luminosi e disposti in senso est/ovest. Infine in questa enorme platea vi è la completa assenza di gruppi montuosi ad eccezione di modesti rilievi collinari.
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