Inizia il nuovo anno. Gennaio è il mese della contemplazione e dell’attesa

Tra i sentieri celesti del mese di gennaio incontriamo il Cacciatore Orione, i suoi Cani da Caccia e una moltitudine di stelle a rischiarare le notti gelide dell’inverno.

LA COSTELLAZIONE DI ORIONE

Ogni stagione ha una costellazione protagonista di quel palcoscenico chiamato cielo: quella di Orione domina senza dubbio il mese di gennaio e, probabilmente, rappresenta una delle costellazioni più conosciute e identificabili, anche dai semplici appassionati di astronomia.

Situata vicino al fiume Eridano (vedi costellazioni di dicembre) nell’atto di combattere con il Toro, quella di Orione non è solo una costellazione affascinante da osservare e fotografare, ma si tratta di uno degli oggetti astronomici più interessanti e studiati, a cominciare da Betelgeuse, stella alfa di Orione: si tratta di una supergigante rossa grande quasi 1000 volte più del Sole e distante circa 600 anni luce dalla Terra.

L’astro rappresenta il vertice nord-orientale di Orione, e brilla nel cielo invernale con il suo inconfondibile colore rosso-arancio. Betelgeuse è al centro dell’interesse degli astronomi già da diversi anni, in costante monitoraggio poiché alla fine del suo ciclo vitale potrebbe esplodere in supernova.

Insieme a Sirio del Cane Maggiore e a Procione del Cane Minore, Betelgeuse costituisce uno dei vertici del Triangolo Invernale, un asterismo da ammirare proprio nel cielo di gennaio.

Betelgeuse è la decima stella più brillante del cielo notturno e rappresenta sì la stella principale di Orione ma, in realtà, è la seconda più luminosa della costellazione dopo Rigel (Beta Orionis), una supergigante blu nonché il settimo astro (o meglio un sistema stellare) più brillante della volta celeste.

LA CINTURA DI ORIONE

Trovandosi a cavallo dell’equatore celeste, Orione è ben visibile da tutto il pianeta ed è una costellazione affascinante grazie anche alla sua famosa “cintura”, data dall’allineamento delle tre stelle che la compongono Alnitak, Alnilam e Mintaka.

LA NEBULOSA DI ORIONE

Poco sotto alla cintura del cacciatore Orione e al centro dell’asterismo della Spada, individuabile nelle stelle disposte verticalmente a sud della cintura, si trova uno degli oggetti più conosciuti, osservati efotografati (anche dai principianti) del catalogo Messier: M42 o Nebulosa di Orione.

Immagine della nebulosa di Orione catturara dal James Web

Posta a circa 1500 anni luce dalla Terra, M42 è un oggetto talmente brillante da essere intuibile anche ad occhio nudo per poi rivelarsi già attraverso l’utilizzo di macchine fotografiche, binocoli e telescopi anche per chi volesse approcciarsi senza dover necessariamente dover spendere una fortuna in attrezzature astronomiche.

Di recente il telescopio spaziale James Webb ci ha regalato una straordinaria immagine (l’ennesima) di M42, grazie alla sua fotocamera a infrarossiNIRCam (Near InfraRed Camera), rivelando dettagli mozzafiato.

La Cintura di Orione è avvolta all’esterno dall’Anello di Barnard, un imponente anello di nebulosità che dista circa 1600 anni luce dalla Terra e che ha una dimensione di 300 anni luce di diametro.

Si tratta del resto di una supernova esplosa probabilmente circa 2 milioni di anni fa, ed è apprezzabile tramite un telescopio o una fotografia a lunga esposizione.

M42 (oltre ad importanti e noti oggetti come la Nebulosa Fiamma e la nube oscura Nebulosa Testa di Cavallo) fa parte delpiù famoso complesso nebuloso molecolare del cielo, denominato proprio Complesso Nebuloso Molecolare di Orione, in cui hanno origine importanti processi di formazione stellare.

Esso si estende ampiamente sulla volta celeste tra la cintura e la spada di Orione ed è una delle regioni di formazione stellare più attive.

Regione Interna di M42 ripresa dal JWST

ORIONE NELLA MITOLOGIA

Essendo una delle costellazioni più  antiche, sono tanti i miti e le leggende che avvolgono Orione: figlio di Euriale e Posidone, Orione era un vigoroso ed abile cacciatore, sempre accompagnato dai suoi fedeli cani da caccia, in particolare Sirio.

Le sue avventure sono legate principalmente a storie d’amore (e di vino) a causa delle quali si trovava spesso a dover combattere e scagliarsi contro i suoi rivali, arrivando persino a perderela vista, che riacquistò grazie ad Eos, la dea dell’aurora.

Una delle tante storie vede Orione incapricciato delle sette sorelle mitologiche, le Pleiadi, che si salvarono dalle molestie del cacciatore grazie all’intervento di Artemide che, folle di gelosia, fece pungere Orione da un velenosissimo Scorpione.

Orione è raffigurato a combattere con il Toro,

posto a difesa delle sette sorelle mitologiche.

Ma poiché le storie d’amore tormentate piacciono sempre tanto, la vicenda che più di tutte appassiona è quella che lega Orione ad Artemide, dea cacciatrice e tiratrice d’arco, impersonificata nella Luna Crescente.

Arrivato insieme alla sua amante Eos a Delo, l’isola sacra al dio Apollo, Orione fece l’incontro di Artemide. Accomunati dalla passione del tiro con l’arco, il cacciatore e la bellissima sorella gemella di Apollo non impiegarono molto tempo ad innamorarsi.

Ma questa passione proprio non andava giù ad Apollo, che considerava l’arrivo di Orione sulla sua isola e la relazione con Artemide una sorta di profanazione: il dio invocò l’aiuto della Madre Terra, che scatenò sul cacciatore la furia di un gigante e velenosissimo scorpione, figura dalla quale il cacciatore è eternamente inseguito sulla volta celeste.

Per non soccombere al velenoso attacco contro il quale nulla gli valsero le sue frecce, la sua armatura e la sua abilità, Orione si gettò in mare, dove il suo destino fu determinato dal perfido piano messo in atto dal geloso Apollo.

Mentre il cacciatore nuotava a pelo dacqua, di notte, Apollo diede in mano ad Artemide l’arco invitandola a puntare la freccia in un punto poco visibile al largo; scagliando con abilità la fatale freccia, Artemide colpí a morte Orione.

Disperata per aver ucciso il suo amato, le sue lacrime trovarono la pietà di Zeus, che trasformò Orione in una luminosa costellazione e lo collocò tra gli astri affinché la sua amata Artemide potesse contemplarlo ogni sera.

IL CANE MINORE NEL CIELO INVERNALE

Tra le Costellazioni da osservare in questo mese c’è anche quella del Cane Minore, che fa parte delle figure astronomiche al seguito della costellazione di Orione.

Si tratta di un piccolo oggetto composto da pochi astri, ovvero dalla sua stella alfa, Procione, da Gomeisa (β Canis Minoris) e da γ Canis Minori.

α Canis Minoriè una stella binaria, posta a 11 anni luce da noi, il che ne fa una stella molto brillante proprio per la sua vicinanza: il sistema è composto dalla stella bianco-gialla Procione A e da una debole nana bianca, Procione B.

Procione è l’ottava stella più luminosa del cielo notturno, con una magnitudine apparente di +0,38.

Insieme a Sirio (Cane Maggiore) e a Betelgeuse(Orione), Procione rappresenta uno dei tre vertici dell’asterismo del Triangolo Invernale.

Trattandosi di una costellazione molto piccola, quella del Cane Minore non contiene molti oggetti del profondo cielo: tuttavia si segnala la galassia a spirale NGC 2485, un oggetto la cui individuazione è molto ardua.

IL CANE MINORE NELLA MITOLOGIA

Secondo una versione della mitologia greca il Cane Minore rappresenta uno dei due cani da caccia di Orione: tuttavia ci sono altre leggende che collocano il Cane Minore nella figura  di Mera, il fedele cane di Icario, un contadino dell’Attica che ospitò il dio Dioniso, che in segno di gratitudine gli insegnò la coltivazione della vite e l’arte di produrre il vino.

Secondo Igino, Icario spillò il vino da una botte e lo offrì ad alcuni pastori, i quali ne bevvero in grandi quantità: travolti dallo stato di ubriachezza, i pastori credettero di essere stati avvelenati e, ormai fuori controllo, si scagliarono contro il povero Icario, uccidendolo.

Il cane di Icario, Mera, avendo assistito a quella barbarie, corse ululando disperatamente dalla figlia del suo padrone, Erigone, aggrappandosi alle sue vesti e conducendola dal padre, ormai esanime.

Giunta sul posto Erigone non poté reggere a quel dolore e si tolse la vita.

Il cane, ormai solo, si lasciò morire sulla tomba del suo padrone; Zeus, padre degli dei, decise allora di omaggiare i protagonisti di quella sfortunata vicenda, ponendoli tra le stelle, raffigurando così Icario con la costellazione del Boote, Erigone con quella della Vergine e Mera con fedele il Cane Minore.

 

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SCADE IL 31 DICEMBRE 2022