E INTANTO RITORNA LA MARATONA MESSIER

Nel ciclico avvicendarsi delle stagioni è interessante poter essere continui testimoni dell’alternarsi degli astri sulla volta celeste.

Marzo è il mese che segna il passaggio dall’inverno alla primavera astronomica, stagione il cui ingresso è sancito dall’Equinozio che quest’anno cadrà il giorno 20/03.

È un momento di transizione in cui a popolare la volta celeste troviamo sia costellazioni invernali che parte di quelle primaverili.

Il cielo di marzo 2022.

Quelle di marzo saranno serate in cui assisteremo al lento declino di Orione verso l’orizzonte Ovest, accompagnato dagli oggetti non stellari che custodisce. Come il mitologico cacciatore, anche la costellazione del Toro e del Cane Maggiore con la brillante Sirio saranno visibili nella prima metà della notte; un po’ più alte sulla volta celeste troveremo l’Auriga con la luminosa Capella e Castore e Polluce dei Gemelli.
Dall’ampia porzione di cielo compresa tra Sud ed Est faranno il loro ingresso le costellazioni che preannunciano la primavera, ovvero: Idra, Cancro, Leone con Regolo e Denebola, Vergine con Spica e il Boote con la brillante stella di colore rosso/arancio Arturo.

Le brillanti Denebola, Spica e Arturo ci regaleranno quello che è l’asterismo del Triangolo Primaverile.

LA MARATONA MESSIER

Organizzandoci per affrontare una serata all’insegna dell’osservazione astronomica, potremmo tentare quella che da moltissimi anni durante il mese di marzo è una vera sfida tra appassionati e astrofili.

È il momento di dare la caccia agli oggetti, ben 110, del Catalogo Messiertutti in una notte!

L’iniziativa, promossa dall’UAI, è dedicata a tutti coloro che vogliono tentare di osservare (annotandone i dettagli) tutti gli oggetti del catalogo nell’arco di una sola notte.

Le date consigliate per la Maratona Messier tradizionalmente vengono scelte nei week-end di marzo e aprile prossimi al novilunio. Quest’anno le date proposte cadono il giorno 5 marzo e 2 aprile.

L’ORSA MAGGIORE: FONDAMENTALE RIFERIMENTO PER L’ORIENTAMENTO STELLARE

Immagine della Costellazione dell’Orsa Maggiore.

Fra tutte le costellazioni, quella dell’Orsa Maggiore è di certo tra le più note.

Ursa Major deve la sua fama all’asterismo del Grande Carro che, con le sue sette stelle principali visibili ad occhio nudo, compone solo una piccola parte della molto più estesa costellazione.

Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alkaid sono i nomi delle stelle principali che compongono l’asterismo.

Dubhe (α Ursae Majoris), è un sistema quadruplo che dista 124 anni luce dalla Terra: attorno alla componente principale ruotano Dubhe B e Dubhe C che a sua volta è una stella binaria.

Degna di nota anche Mizar: i più acuti osservatori avranno di certo notato accanto ad essa un’altra stella che, seppur meno brillante, fa coppia con la compagna di cielo e porta il nome di Alcor: i due oggetti sono separati da una distanza compresa tra 0,28 e 2 anni luce circa e insieme formano la stella binaria visuale più famosa del cielo, visibile ad occhio nudo.

Un asterismo davvero importante quello del Grande Carro per l’orientamento stellare: tracciando infatti una linea immaginaria tra Dubhe e Merak e prolungandola di circa 5 volte, si giungerà alla Stella Polare.

Per quanto riguarda gli oggetti non stellari presenti nella costellazione, nei pressi della stella Merak si trova la Nebulosa Civetta (M97) e vi sono diverse galassie entro i confini dell’Orsa Maggiore: si tratta della coppia formata da M81 e M82, la galassia M101 e la galassia spirale barrata M109.

MITOLOGIA E ASTRONOMIA: LA FIGURA DELL’ORSA MAGGIORE LEGATA QUELLA DEL BOOTE

Immagine della Costellazione dell’Orsa Maggiore e il Boote.

La figura dell’Orsa Maggiore è strettamente legata a quella di Arturo: i riferimenti nella mitologia sono diversi.

Secondo la mitologia greca Callisto era una ninfa, una bellissima fanciulla figlia del Re di Arcadia Licaone e ancella di Artemide. Divenuta l’ennesimo oggetto del desiderio di Zeus, fu tramutata in orso dallo stesso padre degli Dei.

Le versioni della storia sono diverse, le due più famose ci raccontano: la prima, che fu proprio Zeus a trasformare la giovane fanciulla in un’orsa per sottrarla alle ire di Era; mentre, la seconda versione, sostiene che fu Artemide a trasformare Callisto dopo aver scoperto lo stato di gravidanza della giovane ancella, votata alla castità.

La metamorfosi di Callisto avvenne dopo aver dato alla luce Arcade. Questi, allevato da Artemide e le sue ancelle, venuto a conoscenza della presenza di un orso nel bosco dove abitavano le ninfe, si mise sulle sue tracce per ucciderlo. Dopo aver scovato Callisto, si preparò a colpire l’animale con una lancia, ignaro chi fosse in realtà. Zeus, impietosito, fermò il tempo, trasformò sia l’orsa che Arcade in stelle e li collocò per sempre sulla volta celeste.

In cielo madre e figlio sono “vicini”, poiché, prolungando la coda dell’Orsa, si arriva ad Arcade, ovvero il più conosciuto Arturo. Il nome dell’astro significa “inseguitore dell’Orsa” ed è situato nella costellazione del Bovaro (Boote), riconoscibile per il suo brillante colore rosso/arancio e visibile durante i mesi primaverili ed estivi.

LA COSTELLAZIONE DEL BOOTE

Nella costellazione del Boote troviamo le stelle doppie ν1-ν2 Bootis e μ1-μ2 Bootis: la prima coppia è formata da una stella gigante arancione e una bianca; la seconda coppia è composta da due stelle bianco-giallastre. Entrambe le coppie possono essere facilmente risolvibili anche con il solo utilizzo di un binocolo.

Nella costellazioni sono presenti anche stelle variabili come W Boötis, molto luminosa, la cui variazione può essere osservata anche ad occhio nudo.

Ma l’astro che sicuramente identifica il Boote è proprio Arturo (α Boo): la stella più luminosa della costellazione e la quarta più brillante del cielo notturno dopo Sirio, Canopo e α Centauri. Arturo è una gigante rossa con un diametro di 35 milioni di km (circa 25 volte più grande della nostra stella) e la sua luminosità è 113 volte quella del Sole.

Arturo ha anche una consistente emissione nell’infrarosso e se teniamo conto di tutte le bande dello spettro elettromagnetico, la sua luminosità totale arriva a circa 200 volte quella del Sole.

La stella è posta a una distanza di 36,7 anni luce da noi e, pur essendo una stella dell’emisfero boreale, la sua posizione 19° a nord dell’equatore celeste fa sì che Arturo sia visibile da ogni popolazione della Terra.