Nello scorso numero 266 la prima APOC di sempre è stata assegnata a Lorenzo Busilacchi, astrofotografo sardo che da alcuni anni, non molti a dire il vero come scopriremo dal suo racconto, si dedica alla ripresa di oggetti del profondo cielo, ma proprio profondo, insomma.. lontani fino a mezzo miliardo di anni luce.

Busilacchi non è fotografo e la sua passione per le sfide e sincera e il suo approccio genuino ci ricorda come l’astronomia sia accessibile a tutti. Certo quello sopra la Sardegna è di certo un cielo che offre molti vantaggi ma non basta! Ci vuole impegno, pianificazione e pazienza certosina.

COME ACCADE CHE ALZANDO GLI OCCHI VERSO IL CIELO SI ACCENDA LA SCINTILLA

La mia passione per la fotografia e l’astrofotografia è nata inconsapevolmente da bambino, perché mio padre aveva un telescopio dell’epoca totalmente manuale. Alcune sere d’estate, ricordo, osservava la Luna dal terrazzo di casa. Aveva anche la passione molto marcata per la fotografia con l’iconica Hasselblad 500c, alcune sue fotografie vennero premiate in concorsi fotografici anche internazionali. Eseguiva in casa lo sviluppo e il processo fotografico dalla a alla zeta. Avevamo una camera oscura dove io, attratto da quelle foto in bianco e nero, ero affascinato da quel mondo totalmente analogico del quale leggevi solo in alcune riviste specializzate degli anni settanta.

Primi setup ed esperienze

Questa realtà era quasi dimenticata ma evidentemente ancora viva, infatti circa quattro anni  fa ho tirato fuori il telescopio di mio padre, e da allora non mi sono più fermato. Ho stretto alcune amicizie con le quali ho condiviso e condivido trasferte fotografiche in luoghi con cieli bui (valore sqm 21) anche mezz’ora da casa come Is Concias, o più lontani verso Chia spiaggia di Cala Cipolla etc. É una passione talmente profonda che ho acquistato il mio primo strumento Newtoniano con montatura medio leggera la HEQ5, e come camera una Sony 7s modificata proprio per il profondo cielo per diversi motivi, sia di trasportabilità che di costi, setup nuovo per avere una certa tranquillità e garanzia, sotto consiglio di amici esperti che conoscono il mercato della strumentazione sia di fotografia che astrofotografia. Tramite quello che considero il mio maestro di sempre ho capito che la mia passione era andare a caccia di soggetti sempre più distanti, e così sono passato dal glorioso Newton 200/800 f4, al Newton 200/1000 f5. Ho scelto questi due setup perché all’inizio della passione, conoscendo meno sia gli aspetti tecnici che la teoria che sta alla base del cielo profondo dovevo sondare i differenti soggetti cominciando da quelli più vicini che necessitano meno di focali lunghe, bensì di campi più larghi strumenti luminosi come i Newtoniani.

La spesa iniziale può variare, in genere ad esempio si parte con una reflex, e non camera astronomica collegata ad un obiettivo fotografico, installata su un astroinseguitore che segue la volta celeste durante le ore di acquisizione; si passa poi a setup più complessi con camere cmos raffreddate in base alla temperatura esterna regolabile, per generare meno rumore termico nelle singole foto che vengono sommate con appositi programmi. Con questa configurazione ho intuito presto che certi soggetti, come galassie e  nebulose distanti anni luce, rimanevano fuori dalla portata di una buona definizione e profondità.  In telescopi medi e di apertura inferiore ai 280 cm la definizione e il potere risolutivo, anche ritagliando l’immagine, non mi offrivano quella qualità e nitidezza che agognavo, specie nell’acquisire soggetti molto piccoli, limitando per altro significativamente la capacità di elaborare in maniera chiara i dettagli sia interni che esterni.

Tutti i limiti ovviamente sono dovuti a diversi fattori, il cielo in primis ma anche appunto la strumentazione, che può essere idonea per alcuni target ma inadatta per altri a seconda della distanza e grandezza. Il passaggio dal setup base a quello più avanzato è stato complesso del previsto. Se da un lato infatti è stato indispensabile attendere le opportune possibilità economiche dall’altro ho preferito poter sperimentare le varie opzioni di configurazione, specie riguardo a quello che volevo riprendere o meno, cercando di differenziarmi sempre più dai classici oggetti noti.

Testa di Cavallo
Testa di cavallo, e fiamma Sigla IC 434, B33 Costellazione di Orione Distanza circa 1500 a.l. data 21.11.22

Dietro ad ogni immagine astronomica c’è un impegno notevole tuttavia una postazione fissa come la mia può semplificare il lavoro.  Nel mio caso bastano pochi minuti per allineare la stella polare con lo strumento nel giardino di casa dopo di che sono già pronto per acquisire. Mi concedo di vantarmi di un’idea che si è rivelata nel tempo ottima. Il mio setup infatti è montato su un carrello che posso spostare a piacimento, in questo modo gestisco tutto a pochi metri dal box che uso per ripararlo da intemperie e agenti atmosferici. Il discorso dell’astrofotografia itinerante è differente, molto più difficile perché ogni volta bisogna portare con sé la strumentazione, ma per la trattazione lascio la parola a qualcun altro.

Setup finale attuale

Insomma alla fine, consigliato anche da un grande amico, ho preso il C11, strumento di generoso diametro e lunghezza focale, senza andare su telescopi sopra i 30 cm che altrimenti avrebbero ingombri, prezzi e gestione molto più impegnativi. Le difficoltà di messa a punto non sono state poche, bisogna considerare il bilanciamento, la messa a fuoco, la corretta distanza (backfocus) della camera astronomica. Ho sentito anche la necessità di sostituire la montatura con una più robusta AZEQ6 in grado di reggere un carico idoneo per le sessioni fotografiche a lunga posa. Si attesta infatti ad un carico dichiarato di 20kg e può essere sfruttata in doppia configurazione, altazimutale o equatoriale, per installare in caso di necessità due telescopi in parallelo di dimensioni medie ed effettuare doppie riprese o integrazioni se sono setup uguali o similari. La particolarità di questi telescopi Schmidt-Cassegrain è la versatilità, possono essere 3 strumenti in uno: focale con l’Hyperstar 560mm f2, ridotto 1600mm f6.3 e ultimo, ma non ultimo, focale piena 2800 f10. Insomma un accesso ad una nuova visione di un mondo che mi ha attratto irresistibilmente: galassie remote, nebulose planetarie superando avvolte i limiti dello strumento stesso. 

Con il nuovo setup quindi ho iniziato un percorso è stato che si è dimostrato sempre in crescita sia nella ripresa che in studio per la fase di controllo ed elaborazione in generale. Il passaggio da focale ridotta 1680 a focale nativa 2800 non è stato semplice, una decisione presa dopo due lunghi anni e lunghi confronti con amici con la stessa passione. Gli aspetti da considerare sarebbe stati diversi: la messa a fuoco che sarebbe cambiata, il bilanciamento del telescopio e non ultimo la verificare della guida che, ottima fino a quel momento, poteva risultare comunque inadatta al doppio della lunghezza focale. Fortunatamente ogni passaggio alla fine è andato per il verso giusto, ma è stato tutto un continuo esperimento accompagnato anche da una certa apprensione tanto che ancora oggi che il setup è collaudato, sono meticoloso e preciso nella gestione della messa a fuoco e della prima collimazione su una stella: ciò significa che puntando una stella di media luminosità, verifico se i cerchi interni durante gli ingrandimenti sono circolari quanto basta. Al termine del complesso intrigo di procedure però non saprei come descrivere la grande soddisfazione provata nell’usare lo strumento finalmente alla focale originaria, con la corretta definizione nei soggetti.

Ammasso di Galassie Perseo Costellazione di Perseo Distanza circa 240 milioni a.l.. Data 13-14.11.22

Ultimo step rimane la configurazione del software che, lavorando con un telescopio più buio a f10, richiede una nuova regolazione delle impostazioni soprattutto nel programma di acquisizione delle immagini per non bruciare e non saturare troppo nel caso delle galassie, nucleo e stelle. La camera Asi 2600Mc pro viene in aiuto avendo un’ottima resa cromatica e gestendo bene l’aspetto delle stelle non sature in particolare nei colori. 

Per la scelta dei soggetti da riprendere inizialmente, come tanti bravi colleghi, ho optato per le nebulose, ma nel corso di soli quattro anni (perchè questa passione è nata non molto tempo fa) da differenti cataloghi ho colto altri spunti a cui poter accedere grazie alla bontà del telescopio, tuttavia resta un fattore umano. I tempi di integrazione ad esempio sono variabili e dipendono molto dalla persona oltreché dalla luminosità del telescopio. Più una nebulosa è vicina più bisogna integrare per ottenere dettagli interni ed esterni. Nel mio caso, riferendomi a galassie, ammassi di galassie e planetarie nell’ultimo periodo, con l’ultima focale (a focale nativa), sono riuscito ad ottenere un risultato soddisfacente anche in due sessioni purché l’oggetto sia luminoso. Nel caso contrario si rende necessario integrare per quanti più giorni possibili. 

I classici cataloghi con l’andare del tempo però non mi hanno più soddisfatto e grazie al consiglio di un amico sono arrivato a consultare cataloghi meno noti. Ho iniziato prendere nota di varie sigle specie dei cataloghi Abell, Arp e Hickson. Così, stagione per stagione, appoggiandomi anche a testi dedicati alle galassie peculiari in genere in inglese, ho selezionato i soggetti disponibili nel mio cielo e scartato quelli non accessibili. Con  minuziosa pazienza pianifico i giorni migliori, sia in presenza della Luna che senza, usando filtri a banda stretta e larga, alla fine sono riuscito a sfruttare tutto il meteo favorevole anche quando c’è Luna anche al 90%, l’unica vera discriminante diventa la distanza: l’importante è che il soggetto non sia troppo vicino al nostro amato satellite, un faro nella notte. Certo i giorni migliori restano quelli di assenza della Luna,  il cosiddetto Novilunio, nei quali riprendo i soggetti più lontani come galassie e ammassi di galassie fino a mezzo miliardo di anni luce. Ogni osservazione in realtà è un esperimento durante il quale valuto e eseguo test per verificare fino dove posso spingermi per ottenere qualcosa di esteticamente valido. So già di partenza che certi cataloghi, come quelli sopra citati, non hanno alcuna valenza estetica, ma mirano a divulgare le  bellezze meno note del nostro meraviglioso Universo ma le mie aspettative sono sempre elevate. Ad oggi ho ripreso circa quaranta soggetti, di cui le galassie più piccole rappresentano il campione meno numeroso visto i maggiori tempi di ripresa necessari, sono richiesti minimo alcuni.

Quintetto di Stephan Costellazione di Pegaso Distanza circa 270 milioni a.l. Data dal 06 al 10.11.23 di Lorenzo Busilacchi
Quintetto di Stephan Costellazione di Pegaso Distanza circa 270 milioni a.l. Data dal 06 al 10.11.23 di Lorenzo Busilacchi

Nel catalogo di Arp o Abell ecc esistono più di 200 soggetti e non tutti sono accessibili dalla mia località ma ciò che riesco a riprendere, così lontano da noi, ad oggi mi regala un’enorme soddisfazione riuscendo a percepire l’immensità e vastità dell’Universo che ci circonda nei cui confronti mi smarrisco come un granello di polvere.

Il setup attuale, quello con cui ho realizzato gli ultimi scatti, è il seguente: C11, f10 Celestron, camera acquisizione Asi2600 Mc pro, camera guida mono 120 e telescopio guida Skywatcher 70/500 f7.1. Un configurazione che mi ha permesso di  superare i miei limiti e raggiungere alcuni traguardi per me davvero impensabili ma nonostante tutto non mi sento appagato completamente e ad oggi miro a catturare soggetti sempre differenti e non ho intenzione di fermarmi.

Credo sia doveroso dedicare qualche riga alla descrizione del luogo in cui opero. Si tratta di una abitazione con giardino, in una zona residenziale extra urbana con a Sud il mare. L’inquinamento luminoso è di valore 5 sqm 19.38 circa a seconda della limpidezza del cielo, ad Ovest sono presenti le luci della città di Quartu S.Elena. Le condizioni atmosferiche del Sud Sardegna sono spesso favorevoli.

Una farfalla nell'Unicorno NGC2346, PK215 + 03.1 Distanza circa 2000 a.l. Costellazione Unicorno Luna presente 77%
Una farfalla nell’Unicorno NGC2346, PK215 + 03.1 Distanza circa 2000 a.l. Costellazione Unicorno Luna presente 77%

Sintesi del processo di elaborazione immagini

Le immagini astronomiche sono il risultato di diverse sessioni notturne seguite e sommate in giorni differenti. L’ideale è almeno tre sessioni per soggetto, dalle 20 alle 5 del mattino se il target è accessibile in cielo per tutta la notte o nella prima parte della serata. A condizionare le tempistiche concorrono le condizioni meteo che consulto su alcuni siti specifici tenendo d’occhio il seeing che potrebbe avere un valore sufficiente oppure essere condizionato da molta umidità o turbolenza in quota, tutti parametri che spesso e volentieri concorrono alla buona prestazione del telescopio nel catturare le stelle puntiformi ad esempio. Una volta avviato il telescopio sono in grado di lasciarlo andare da solo nel caso che per gran parte della notte sia previsto sereno, meteo che verifico tramite alcune procedure automatiche presenti nell’Asi Air pro e con un pc che tengo nel box collegato alla linea centrale wi-fi. Poi inizia l’acquisizione ma finché non sono pienamente soddisfatto del segnale raccolto, continuo ad raccogliere dati in base alla luminosità del soggetto, regolando il guadagno, cioè la sensibilità della camera per catturare più o meno luce.  Terminata la fase di acquisizione che, come detto, può durare anche per tutta la notte, ritrovo il telescopio in posizione di parcheggio mentre i dati acquisiti saranno stati inviati direttamente al pc dello studio di casa. Per una maggiore sicurezza nella movimentazione ed archiviazione dei dati ho optato per una doppia memorizzazione che avviene su un supporto usb esterno.

La Nebulosa Cono Costellazione dell'Unicorno. Distanza circa 2450 a.l. Data 24.11.22
La Nebulosa Cono Costellazione dell’Unicorno. Distanza circa 2450 a.l. Data 24.11.22

Conclusa la fase di raccolta delle informazioni inizia quella della lavorazione dei dati. Inizialmente seleziono le singole immagini che a mio avviso sono le migliori e che poi andranno unite a formare un unico scatto finale tramite alcuni software dedicati come Deep Sky Stacker (programma semplice, veloce e gratuito), oppure il programma Astro Pixel Processor (invece a pagamento) e capace di fondere più velocemente sessioni diverse anche frutto dell’utilizzo di setup differenti, un fattore che può risultare molto importante. I software attuali ormai sono diventati sempre più potenti e tramite diversi algoritmi (come riconoscimento delle stelle ecc) uniscono e allineano le fotografie senza particolari difficoltà ma il ragionamento non è più valido se applicato al mio caso specifico. Passando alla focale lunga nativa infatti, mi sono imbattuto in un problema legato al riconoscimento delle stelle soprattutto in soggetti come le nebulose planetarie, dove nel campo inquadrato erano presenti poche stelle, l’ottica è più buia e nella somma mi riconosceva una sola immagine.

Nebulosa Planetaria doppia bolla NGC2371-2. Primo esperimento assoluto a piena focale anche come integrazione con tempi di acquisizione brevi su soggetti così luminosi. Distanza circa 3900 a.l. Costellazione dei Gemelli. Luna presente 92%. Data 21-22.01.24
Nebulosa Planetaria doppia bolla NGC2371-2. Primo esperimento assoluto a piena focale anche come integrazione con tempi di acquisizione brevi su soggetti così luminosi. Distanza circa 3900 a.l. Costellazione dei Gemelli. Luna presente 92%. Data 21-22.01.24

Ho ovviato a questo problema tramite l’ultimo software menzionato. Dopo la somma finale lo stacking così definito viene elaborato con tecnica e attenzione, procedura che può durare da alcune ore a tutto un pomeriggio in base alla riuscita delle sessioni fotografiche. Altri programmi che utilizzo per la post produzione sono Photoshop e Astropanel in base alle diverse esigenze e fotografie (paesaggistiche, deep sky ecc). Come risultato finale cerco di ottenere immagini fortemente naturali, come stelle, fondo cielo e soggetto, senza eccessive forzature che snaturerebbero la bellezza e il fascino di ciò che ho fotografato. Per il confronto dei soggetti ripresi, negli ultimi cataloghi on line non ho grossi riferimenti, ma ho acquistato volumi in lingua originale Inglese, dove sono riportati tutti i soggetti che compongono questi archivi, con fotografie per lo più in bianco e nero o in negativo,  che seleziono in base all’orario e in base alla stagione, creando un criterio più logico riferito alla mia location di ripresa. Sono aprofondimenti interessanti che mi permettono di conoscere sempre più il fascino del profondo cielo ( e magari di scoprire una supernova!).

L’articolo completo è su COELUM ASTRONOMIA N°267 prenotalo finché disponibile.