Nella sezione Astrofotografia di Coelum Astronomia in ogni uscita sono trattati temi tecnici specifici per gli appassionati di astronomia che amano dedicarsi alle riprese e alla fotografia del cielo notturno.

Per ogni problema tecnico o esigenza la testimonianza di un esperto fornisce suggerimenti e spunti per integrare creatività e abilità alla ricerca delle soluzioni più performanti.

Per il numero 262 ospitiamo con piacere una di queste narrazioni a cura di Simone Lochi, fervente e attivo astrofotografo sempre ad accogliere nuove sfide da superare.

Nel testo l’autore sperimenta soluzioni mini ingegneristiche assolutamente efficaci per affrontare con la propria attrezzatura la fotografia a grande campo, potenziando gli strumenti con applicazioni costruite ad hoc.

Di seguito l’introduzione all’articolo la cui versione completa è pubblicata in Coelum 262 III bimestre 2023.

PICCOLI SETUP PER GRANDI CAMPI Guida alla creazione

Sono sempre stato affascinato dalle grandi nubi molecolari del catalogo di Bernard che permeano la nostra galassia di cui si trovano spesso immagini online. Mi incuriosisce in particolare tutto il complesso nebulare della costellazione del Toro le cui riprese a largo campo invece sono rare. Farsi un’idea generale di tutta l’area compresa tra le Pleiadi e le stelle Nath ed Aldebaran non è semplice e mi sono sempre domandato  quali macro forme e strutture avesse quella iper-nube così vasta da contenere più oggetti di Barnard. Anche lo stesso ammasso delle Pleiadi è avvolto da questa tenue nebulosità che brilla illuminata dal chiarore delle stelle stesse. Con una ricerca approfondita alla fine sono riuscito a trovare delle riprese abbastanza ampie in grado di suggerire la forma della  “Taurus Molecular Cloud” dove collocare le nubi di Barnard che avrei ripreso col mio Newton da 800 mm di focale. Ma oramai nel mio cervello era partito un trip intergalattico che attraversava, in un turbinio di banchi di polveri e la luce di grosse nebulose spazzate e ionizzate da poderosi venti solari, la vastità di quel che avrei potuto riprendere abbinando una buona camera ad un obbiettivo fotografico dalla corta focale. Oramai l’Enterprise era partita e non la potevo fermare. Volevo un setup in grado di riprendere intere costellazioni o quantomeno una buona porzione di esse e lo avrei costruito!

Il Setup finale raggiunto dall’autore per gli scatti ad ampio campo. Crediti Simone Lochi

 

STUDIO DEI COMPONENTI.

Ho iniziato quindi a pensare più seriamente a come poter realizzare un astrografo compatto e probabilmente sarebbe stata un’operazione  abbastanza abbordabile se avessi seguito i passi delle molte persone che in passato si sono già cimentate nell’impresa. Il passaggio sostanziale è semplice: modificare cioè la vecchia reflex e piazzarla su un semplice astro-inseguitore. Tuttavia il sensore della mia reflex oramai datato avrebbe prodotto troppo rumore e se avessi voluto riprendere solo le macro-aree di idrogeno forse sarebbe bastata, ma desideravo fare un passo in più, volevo una configurazione strumentale altamente performante ed abbastanza piccola da essere maneggevole nel trasporto lontano dall’inquinamento luminoso per ottenere in una sola notte d’integrazione, immagini così pulite da rivelare anche le nubi più tenui.

Ho deciso per cui di optare per la mia solita camera astronomica, ASI 294 MC PRO, che abbinata alla focale di 85 mm di un obiettivo Samyang 1.4 interamente manuale avrebbe inquadrato un campo di 12,5° x 8,5°. Un area talmente vasta da contenere in un unico scatto parte della costellazione di Orione con le sue principali nebulose oppure la regione di Rho Ophiuchi vicina allo Scorpione o, appunto, la Taurus Molecular Cloud, quest’ultima tra i miei soggetti maggiormente desiderati.

Per connettere la camera all’obiettivo ho sfruttato un adattatore ZWO dedicato di cui ero già in possesso; perfetto per lo scopo anche perché esso possiede un filetto interno, comodissimo per installare dei filtri in cella da 2”, alternando in pratica un filtro anti inquinamento luminoso ad un filtro dual band per isolare meglio le nebulose di idrogeno ionizzato.

Assemblato il core ho poi fissato tutto su una barra vixen style mediante due anelli ZWO per camere da 78 mm di diametro. Gli anelli, venduti separatamente, oltre alla camera sostengono benissimo anche la parte frontale dell’obiettivo avendo all’incirca lo stesso diametro. Con spessori in gomma o in ferro si possono agevolmente adattare anche anelli di altri tipi che non abbiano esattamente le stesse misure della lente.

In pratica con pochi passaggi ero già pronto per iniziare le mie riprese ma puntavo ad un setup ancora più completo ed in grado di garantirmi il controllo totale di ogni aspetto in fase di ripresa con la possibilità di un’automatizzazione totale.

Vista laterale del blocco ripresa: a sinistra l’obiettivo ZWO, in basso il focheggiatore a destra una maniglia di supporto per la movimentazione. Crediti Simone Lochi

—– fine anteprima

La premessa dell’articolo di Simone Lochi termina qui, con le premesse per un lavoro di autocostruzione che si è rivelato utile anche se da ottimizzare soprattutto nelle ottiche. I dettagli degli elaboratori e le valutazioni finali sono nell’articolo completo pubblicato in Coelum 262 III bimestre 2023