Artemis I rilancia la corsa alla Luna, ma in tutti gli anni trascorsi dalla prima missione di successo, l’umanità è riuscita a regolamentare l’utilizzo del suolo lunare? Lo abbiamo chiesto Antonino Salmeri, avvocato, esperto di Space Governance

 

Come si gestiscono la Luna e le risorse spaziali?

Non vi è dubbio che la Luna costituisca una delle più importanti fonti di ispirazione nella storia dell’umanità. Fin dai primi albori della civiltà, gli esseri umani sono sempre stati affascinati e quasi magneticamente attratti dal nostro unico satellite naturale. Per millenni, storie e leggende da tutto il mondo hanno raccontato il sogno condiviso di poter raggiungere la luna. E poi un giorno d’estate del 1969 il modulo EAGLE della missione Apollo 11 ha raggiunto la superficie lunare e trasformato sogni e leggende in realtà. Gli storici primi passi di Neil Armstrong sul suolo lunare hanno condizionato per sempre la nostra concezione della Luna, da luogo mitologico a nuova frontiera dell’esplorazione umana. E come in tutti i luoghi di frontiera, anche sulla Luna è naturale e necessario domandarsi: quali sono le sue leggi, e chi la gestisce?

Date le sue implicazioni cruciali per il futuro dell’umanità, le indicazioni per la risposta a questa domanda sono state date in modo unanime dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ben prima che Armstrong raggiungesse la Luna “in pace e a nome di tutta l’umanità”. La storica frase incisa sulla placca depositata sul suolo lunare dall’equipaggio dell’Apollo 11 è infatti un’espressione densa di significato giuridico, basata sul principio fondamentale che l’esplorazione e l’uso dello spazio sono sanciti dal diritto internazionale quale “provincia di tutta l’umanità”.

📌📌In questo articolo andremo ad esplorare il regime giuridico che regolamenta le attività spaziali con particolare attenzione alla Luna e alle risorse spaziali.📌📌

Partiamo subito chiarendo che lo spazio non è affatto paragonabile al “selvaggio west”, come alcuni potrebbero essere portati a pensare. Tutte le attività spaziali sono regolamentate dal diritto internazionale spaziale ed in particolare dall’“Outer Space Treaty” (o più brevemente “OST”), il Trattato sullo Spazio Extra-Atmosferico che ne definisce i principi fondamentali. Secondo quanto disposto dall’Articolo I dell’OST:” tutti gli Stati sono liberi di esplorare ed utilizzare lo spazio, inclusa la Luna e gli altri corpi celesti,senza discriminazioni di alcun tipo, su base eguale ed in conformità al diritto internazionale. Al tempo stesso, l’esplorazione e l’uso dello spazio devono essere condotte per il bene e nell’interesse di tutti i Paesi, indipendentemente dal loro grado di sviluppo economico e/o scientifico. Per proteggere lo spazio e i corpi celesti quali luoghi di condivisione e cooperazione per tutta l’umanità “, l’Articolo II dell’OST stabilisce che essi non sono suscettibili di appropriazione pubblica o privata. Con riferimento specifico alla Luna e agli altri corpi celesti, l’Articolo IV del Trattato dispone inoltre che questi possano essere utilizzati esclusivamente per scopi pacifici, vietandone la militarizzazione e/o trasformazione in luoghi di conflitto armato. Per quanto riguarda gli astronauti, l’Articolo V OST li caratterizza quali inviati di tutta l’umanità, imponendo su tutti gli Stati il dovere di assisterli in caso di emergenza. Allo scopo di assicurare il rispetto del diritto internazionale, secondo l’Articolo VI del Trattato tutte le attività spaziali sono condotte sotto la responsabilità dello Stato di relativa nazionalità, che ha il dovere di autorizzare precedentemente e supervisionare continuativamente quelle condotte dai privati. Al fine di distribuire gli alti rischi comportati dalle attività spaziali, l’Articolo VII OST inoltre dispone che ogni Stato che lanci o contratti il lancio di oggetti spaziali debba rispondere oggettivamente ed illimitatamente per tutti i danni cagionati dagli stessi.[1] Per incentivare trasparenza e responsabilità, l’Articolo VIII del Trattato stabilisce che lo Stato di lancio mantenga la giurisdizione ed il controllo su ogni oggetto spaziale immatricolato all’interno di un apposito registro nazionale.[2]

Sessione Plenaria del COPUOS nel Giugno 2022

In ragione dello status giuridico dello spazio quale bene condiviso da tutta l’umanità, l’Articolo IX OST dispone che le attività spaziali debbano essere guidate dai principi di cooperazione e mutua assistenza e condotte col dovuto riguardo ai corrispettivi interessi di tutti gli Stati. Questo principio, meglio noto come “due regard”, ossia “dovuto riguardo” limita significativamente la libertà di esplorazione ed utilizzo dello spazio vietando comportamenti monopolisti o comunque autoreferenziali. Per il medesimo ordine di ragioni, lo stesso Articolo IX OST stabilisce inoltre che ove uno Stato abbia ragione di ritenere che le sue attività spaziali possano interferire con quelle degli altri, gli è fatto obbligo di condurre appropriate consultazioni internazionali prima di procedere. Per assicurare la più ampia cooperazione e trasparenza nell’esplorazione ed utilizzo dello spazio, l’Articolo XI OST prevede che gli Stati consentano a condividere informazioni su natura, luoghi, modalità e risultati delle proprie attività spaziali, mentre l’Articolo XII OST dispone che tutte le basi e gli oggetti sulla Luna e sui corpi celesti siano visitabili da parte di appositi rappresentanti su base di reciprocità. Per concludere, è opportuno precisare che i principi brevemente richiamati in questo paragrafo hanno lo status di consuetudini istantanee ed internazionalmente riconosciute, formalizzate già nel 1959 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e successivamente enunciate nel 1967 con la stipula dell’OST. Ciò significa che sono in vigore da sempre e si applicano a tutti gli Stati del mondo comunque formati, passati, presenti e futuri.

[1]La responsabilità finanziaria per danni cagionati a seguito di incidenti verificatisi nello spazio extra-atmosferico è stata successivamente temperatadalla Convenzione sulla Responsabilità Finanziaria (conosciuta come Liability Convention).

[2]L’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio è stata successivamente trasformata in obbligo dalla Convenzione sull’Immatricolazione degli oggetti spaziali.

Continua..

L’articolo completo è pubblicato in Coelum Astronomia n°260 di febbraio/marzo 2023

 

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