Bentornati su Marte! (puntata n°4)
In questo aggiornamento partiamo dall’ultimo volo di Ingenuity, con un “passeggero” inaspettato, e da lì vi racconterò per immagini alcune particolari osservazioni che Perseverance ha svolto negli scorsi mesi.
3, 2, 1…decollo
Era il Sol 567 per Mars 2020, 24 settembre sulla Terra. Alle 16:18 locali, dopo un’intera giornata passata a ricaricare le proprie batterie, Ingenuity ha energia sufficiente e decolla per il suo 33esimo volo. Lo spostamento è di routine e, similmente agli ultimi due già compiuti, prevede di coprire una distanza di 111 metri in circa 55 secondi.
Poche ore dopo vengono trasmessi a Terra come di consueto gli ultimi 5 frame relativi all’atterraggio, per confermare la riuscita del volo, e qualche giorno dopo buona parte degli altri fotogrammi della camera di navigazione è resa disponibile.
Il volo sembra partire come di consueto, ma a pochi istanti dal decollo si capisce subito che c’è qualcosa di strano.
Un oggetto non identificato resta impigliato a una delle gambe dell’elicottero, rimanendo a sbandierare per qualche secondo soffiato dall’intenso flusso d’aria delle eliche. L’oggetto si stacca solo nel momento in cui Ingenuity si inclina leggermente per iniziare lo spostamento verso ovest (la parte superiore della telecamera è rivolta verso sud) e precipita al suolo. Sono riuscito a seguirlo per alcuni frame indicandolo nel video con una freccia.
Di cosa si tratta? Non è del tutto chiaro perché queste sono le uniche immagini a disposizione, l’oggetto non era presente durante il precedente volo. Tuttavia il modo in cui si comporta fa pensare che possa trattarsi di un brandello del paracadute che a febbraio dello scorso anno ha svolto una parte importante nell’atterraggio del rover Perseverance.
Questa osservazione da parte di Ingenuity non costituisce la prima volta che, nel corso di Mars 2020, abbiamo testimonianza di frammenti degli stadi di atterraggio sparpagliati in giro per il cratere Jezero.
Possiamo dire che le prime foto a riguardo risalgano addirittura al Sol 0.
Un po’ di “spazzatura” in giro per Marte
Le foto del nostro rover sono iniziate subito “col botto”. Oltre che in senso figurato, il botto è stato anche quello della Skycrane, la maestosa gru dotata di razzi che ha adagiato il rover al suolo prima di mettere al massimo i suoi propulsori e andare a schiantarsi il più lontano possibile.
Non è la prima volta che un rover scatta delle foto agli apparati di atterraggio che l’hanno portato su Marte, ma la qualità delle fotocamere di Perseverance fa sì che anche i più piccoli dettagli non sfuggano all’occhio attento del robot e soprattutto dei controllori di missione.
Come visto in apertura di news, gli occhi a disposizione sono anche quelli di Ingenuity. Nel corso del suo volo numero 27 ha sorvolato e fotografato lo stadio EDL (Entry, Descent and Landing) che ha custodito rover ed elicottero durante il viaggio interplanetario e nelle prime concitate fasi dell’ingresso in atmosfera.
Ma ci sono anche elementi decisamente più piccoli e meno vistosi che si stanno facendo vedere in questi mesi, probabilmente trasportati dal vento marziano, e che mostrano una tendenza ad accumularsi a nord delle aree di atterraggio. Gli avvistamenti infatti sono stati frequenti nelle settimane che il rover ha trascorso in queste aree, e sono tutti frammenti dell’EDL!
I primi avvistamenti sono cominciati a inizio giugno, con un piccolo elemento brillante individuato dapprima da grande distanza e poi ripreso più da vicino una settimana più tardi. Le sue caratteristiche superficiali, soprattutto la particolare punteggiatura, non lasciano spazio a dubbi: si tratta dell’isolamento multi-strato a protezione di alcune parti della Skycrane.
Passano solo 10 giorni e il rover si trova di fronte un altro frammento di rivestimento termico, stavolta un pezzo di una fibra sintetica chiamata Dacron impiegata comunemente nelle “coperte spaziali”.
Tre settimane dopo c’è un altro avvistamento, stavolta di un frammento all’apparenza molto più usurato e di identificazione più incerta. La trama a rete con dimensione 2x2mm fa propendere per l’idea che si tratti di un altro pezzo di Dacron. Il team di imaging non fa in tempo a riprenderlo in dettaglio con lo zoom della MastCam-Z perché purtroppo qualche soffio di vento lo sposta prima che ci sia il tempo di scattare delle foto in alta risoluzione.
All’inizio del mese di agosto, pochi Sol dopo la raccolta del 12esimo campione, nuove immagini fanno preoccupare i tecnici della NASA. Come da procedure, tutta la raccolta del campione è stata documentata con delle serie di foto, e c’è stato qualcosa che ha spinto la squadra del JPL a richiedere al rover dei set aggiuntivi di foto.
Le immagini arrivano a Terra il 5 agosto, e si scopre che ci sono due intrusi negli apparati di Perseverance.
Si tratta di due detriti, probabilmente delle fibre, di cui il primo si trova sulla punta di foratura e il secondo all’interno del carousel, la struttura rotante dove il rover ripone le punte del suo trapano.
Le attività di quei giorni hanno richiesto analisi fotografiche molto approfondite, una movimentazione degli apparati coinvolti e l’induzione di vibrazioni per cercare di “scrollarsi” di dosso questi oggetti, che nel frattempo si è chiarito che fossero di origine esterna e non originatisi dai meccanismi del rover. Si è tenuto d’occhio anche il suolo, con le HazCam e le NavCam, per rilevare l’eventuale caduta di queste piccole fibre.
Dopo aver eseguito anche le operazioni di cambio punte senza problemi e aver constatato di essere ancora in presenza di questi cosiddetti FOD (foreign object debris), il team a capo delle operazioni ha valutato che non rappresentavano un disturbo per il rover e si poteva procedere con le attività senza troppe preoccupazioni.
Le ultimissime operazioni del rover
Il ritorno al Lago Incantato è avvenuto a inizio settembre, dove Perseverance ha già eseguito nuove analisi oltre che prelevato e sigillato un campione (Shuyak dalla roccia denominata Amalik).
In questa immagine d’insieme si vede il lavoro delle ultime settimane da parte di Perseverance. Osserviamo un’abrasione fallita e risultata nella frantumazione della roccia (Chiniak) e il secondo tentativo di successo (Novarupta). Sono seguiti i due carotaggi Shuyak e Mageik. Purtroppo solo il primo dei due è risultato in un campione correttamente sigillato.
Per ragioni ancora da chiarire e su cui non abbiamo informazioni specifiche dal team della missione, non è stato possibile chiudere la fiala #073 con il campione Mageik, sebbene il suo prelievo sia avvenuto correttamente come testimoniato dall’immagine qui sotto.
Al momento possiamo solo fare speculazioni, e le ipotesi sembrano convergere sul fatto che questo campione risulti eccezionalmente lungo al punto quasi da uscire dal vano ricavato all’interno della punta del trapano.
Sono seguiti alcuni giorni di tribolazioni e analisi fotografiche, finché nel Sol 586 (14 ottobre) si è deciso di rinunciare al prelievo e di sigillare la fiala designata sebbene con un “semplice” campione atmosferico.
Anche per questo aggiornamento marziano è tutto, appuntamento tra due settimane!