Bentornati su Marte con il quinto appuntamento delle nostre news!
Oggi vi voglio aggiornare sugli ultimi progressi dei due rover della NASA e su delle recentissime pubblicazioni rese possibili dai dati raccolti dal lander Insight la vigilia di Natale dello scorso anno. Si parte!
Un compleanno in viaggio
Ad agosto abbiamo celebrato 10 anni dal suo atterraggio nel cratere Gale. Il tempo è volato, ma Curiosity è su Marte addirittura dal 2012. Durante questi anni ha percorso quasi 29 km, scattato foto incredibili dei panorami marziani e delle lune del pianeta rosso in transito davanti al Sole, ma soprattutto posto delle pietre miliari nella nostra conoscenza di Marte. Tra le scoperte più importanti ci sono quelle che hanno determinato l’antica presenza di acqua allo stato liquido sul pianeta insieme, per almeno decine di milioni di anni, ai nutrienti potenzialmente in grado di sostenere la vita.
Negli ultimi mesi Curiosity è stato impegnato in uno spostamento che l’ha visto attraversare paesaggi di transizione mentre risale lentamente la formazione chiamata Aeolis Mons, una montagna che si solleva per 5500 metri dal centro del cratere Gale.
Si ipotizza che le regioni attualmente percorse si siano formate in seguito all’evaporazione dell’acqua, che ha lasciato dietro di sé minerali salati come solfato di magnesio e solfato di calcio, nonché il ben familiare cloruro di sodio.
Unendo la visuale dall’alto che traccia gli spostamenti di Curiosity con le immagini scattate dal rover, possiamo provare a immergerci nei paesaggi che il rover ha attraversato. Nel farlo vi propongo tre momenti che vanno dal Sol 3549 al 3572 (dal 31 luglio al 24 agosto).
Durante questi giorni marziani Curiosity si è spostato verso sud valicando il Paraitepuy Pass, un piccolo canyon che si allunga in mezzo alle collinette Deepdale e Bolivar.
Lo spostamento non è stato privo di rischi: così come rocce dure e taglienti danneggiano le ruote del rover, il terreno sabbioso è altrettanto insidioso perché può portare Curiosity a perdere trazione e restare fatalmente bloccato. Ecco perché questo spostamento di poche decine di metri ha richiesto quasi un mese di caute pianificazioni sul percorso da compiere.
Un’attenzione particolare è stata rivolta anche alle comunicazioni radio, che rischiavano di essere ostruite dalle alte colline adiacenti. Questo ha richiesto che il rover restasse sempre orientato nella direzione più favorevole per puntare la propria antenna verso la Terra per comunicazioni dirette, e qualche rallentamento si è avuto nel corso delle trasmissioni con gli orbiter satellitari (che grazie alla loro potenza e alle grandi antenne permettono data rate molto maggiori svolgendo il ruolo di nodo nelle comunicazioni tra Terra e rover).
Al termine dell’attraversamento e nei primi giorni di esplorazione dell’area, i piloti del rover hanno istruito il robot per fargli eseguire il 36esimo foro con il suo trapano, avvenuto con successo il 3 ottobre sulla roccia battezzata Canaima.
A differenza di Perseverance, Curiosity non è sviluppato per conservare i campioni che preleva ma piuttosto per svolgere analisi in situ con gli strumenti CheMin e SAM.
In seguito all’usura di alcuni meccanismi di blocco degli snodi del braccio robotico, l’operazione di foratura della roccia è diventata ulteriormente complessa. Attualmente si vuole minimizzare l’uso dell’azione percussiva del trapano su rocce troppo dure per non sollecitare il braccio. Per il momento questa strategia non sta dando problemi, e quest’ultimo campione è stato prelevato persino senza alcuna percussione.
Curiosity ha davanti a sé un nuovo capitolo di esplorazione molto interessante in questa regione, con nuove sfide che si apriranno ai controllori della missione. “Più i risultati scientifici diventano interessanti, maggiori sono gli ostacoli che Marte sembra metterci davanti” ha commentato Elena Amador-French, coordinatrice delle operazioni scientifiche del rover.
Perseverance può gioire: NASA ed ESA confermano gli impegni
Con un accordo formale finalizzato il 19 ottobre, l’agenzia spaziale statunitense e quella europea hanno confermato i reciproci impegni con la grande missione per portare sulla Terra campioni di roccia marziana.
Il prossimo passo è così la creazione, figurata ma non solo, del deposito dei campioni. Prossimamente Perseverance prenderà la strada verso la regione Three Forks, designata per le sue caratteristiche fisiche come luogo ideale per il rilascio al suolo delle preziose fiale.
Il momento della deposizione al suolo dei campioni sarà una tappa fondamentale nella missione di Sample Return. Marcherà in modo forte l’impegno scientifico a tornare in un luogo ben preciso, con un nuovo lander e obiettivi ambiziosi.
“Il fatto che possiamo implementare il piano [di rilascio campioni] così presto nella missione è la prova delle competenze della squadra internazionale di ingegneri e scienziati al lavoro su Perseverance e sulla Mars Sample Return” ha commentato David Parker, direttore del dipartimento Human and Robotic Exploration dell’ESA.
Il rilascio al suolo delle fiale è anche una sorta di assicurazione, finalizzata a mettersi al riparo da eventuali malfunzionamenti che dovessero colpire il rover Perseverance rendendolo impossibilitato a liberarsi delle fiale con i preziosi campioni.
Un meteoroide da record per Insight
Nella terza uscita di questa rubrica vi avevo raccontato come gli scienziati fossero riusciti, analizzando i dati registrati dal lander NASA, prima a stimare con buona precisione e poi a individuare quattro eventi di impatto con i loro relativi crateri.
Come descritto in due recenti pubblicazioni, uscite sulla rivista Science il 27 ottobre, la scoperta si ripete per la quinta volta e adesso è da record.
Il 24 dicembre 2021 un meteoroide di dimensione stimata tra i 5 e i 12 metri è penetrato nella sottile atmosfera marziana e ha impattato nella regione Amazonis Planitia generando un cratere di circa 150 metri di diametro e profondo 20. Parte del materiale è stato catapultato sino a 37 km di distanza. Quello stesso giorno Insight registrò un movimento sismico catalogato col quarto grado di magnitudine, ma al tempo non si poteva conoscere la causa della scossa.
La scoperta è giunta in seguito al confronto tra le immagini rilevate dal Mars Reconnaissance Orbiter, con il nuovo cratere che è stato individuato l’11 febbraio.
Da lì si è poi andati a ritroso nelle immagini della camera MARCI che quotidianamente osserva, con risoluzione modesta ma sufficiente agli scopi, l’intera superficie di Marte. Questo ha permesso di individuare una finestra di appena 24 ore per l’evento, e correlare così l’osservazione visuale con la rilevazione strumentale di Insight.
Si tratta dell’evento di impatto più violento nell’intero sistema solare che abbiamo potuto vedere avvenire quasi davanti ai nostri occhi.
Un risvolto molto interessante ci è offerto dalla ripresa in alta risoluzione della camera HiRISE, sempre a bordo di MRO.
Le zone bianche sono ghiaccio d’acqua emerso in seguito all’impatto, e si tratta del suo ritrovamento più vicino all’equatore marziano mai compiuto sinora. Questo offre interessanti riflessioni nell’ottica di una futura missione umana su Marte, perché la presenza del prezioso composto a latitudini temperate e più agevoli per un atterraggio rappresenta un indubbio vantaggio.
Dal punto di vista sismologico questa è stata la prima rilevazione extraterrestre di onde sismiche superficiali, un tipo di oscillazione che si propaga sulla parte esterna della crosta di un pianeta. Si tratta di un’osservazione preziosissima, che permette di avere nuovi dati a disposizione con cui caratterizzare la superficie di Marte anche in regioni lontane da quella immediatamente sottostante al lander.
Lo studio della stratificazione della crosta marziana aggiungerà informazioni con cui comprendere i processi di formazione ed evoluzione del pianeta, rivelandoci qualcosa di più sulle condizioni di Marte miliardi di anni fa.
La situazione energetica di Insight, come raccontato nelle precedenti news, continua a essere molto precaria. La colossale tempesta di sabbia delle scorse settimane ha portato il team a controllo della missione a spegnere temporaneamente anche l’ultimo strumento scientifico ancora operativo, il sismometro, che è stato riattivato solo recentemente in seguito alla riduzione dell’oscuramento atmosferico. In un breve aggiornamento del primo novembre è stato comunicato che i pannelli del lander stanno producendo tra i 280 e i 290 Wh di energia al giorno, con un calo drammatico rispetto ai già pochi 420 di metà settembre. Per avere un riferimento, al momento dell’atterraggio i Wh/Sol prodotti erano 5000.
Di questo passo pare che a Insight non restino che pochissime altre settimane di funzionalità. Il termine della missione sarà decretato quando il lander mancherà l’appuntamento con due comunicazioni programmate di fila, ma comunque per scrupolo il Deep Space Network della NASA resterà in ascolto ancora per qualche tempo prima di dichiarare ufficialmente conclusi i lavori.
Anche per questo aggiornamento dal pianeta rosso è tutto, alla prossima!
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