L'importanza di Le Verrier nella storia dell’astronomia è testimoniata dalla presenza davanti l’entrata dell’osservatorio di Parigi di una statua in bronzo eretta nel 1889.

Urbain Jean Joseph Le Verrier nacque nella cittadina normanna di Saint-Lô l’11 marzo del 1811, esattamente due secoli fa.
Il padre Louis Baptiste, un modesto impiegato del demanio, credeva fermamente nel valore degli studi ed era ambiziosissimo per suo figlio. A 17 anni Urbain fu mandato all’Università di Caen per frequentarvi un corso di matematica della durata di 3 anni; diplomatosi con il massimo dei voti, nel 1831 entrò all’École Polytechnique di Parigi. Qui lavorò con impegno, lasciando l’impressione di uno studente serio ed ingegnoso, forse più dotato di tenacia che non di una naturale inclinazione per la scienza, tanto che durante i suoi anni di università non mostrò alcuna netta preferenza per qualche campo particolare della ricerca.
Dopo la laurea, iniziò la sua carriera di scienziato come chimico sperimentale. Nel 1837 il famoso chimico L. J. Gay-Lussac si trovò a dover scegliere fra due assistenti: Le Verrier e H. V. Regnault. Scelse quest’ultimo, consigliando a Le Verrier di accettare l’offerta di “répétiteur” di astronomia. Con una disinvoltura che può sembrare incredibile, il promettente giovane chimico accettò di cambiare carriera, e si gettò con il consueto impegno nello studio della meccanica celeste che nel 1846 sfociò nella determinazione della posizione del pianeta che poi sarebbe stato chiamato Nettuno.
Nel frattempo si sposò con Marie Lucile Choquet, da cui ebbe tre figli: Louis Paul, Jean Charles e Lucille.
Gli ultimi anni della sua vita furono dedicati alla soluzione del problema dell’avanzamento del perielio di Mercurio che pensava di poter spiegare con l’influenza gravitazionale di “Vulcano”, un ipotetico piccolo pianeta vicinissimo al Sole (vedi su Coelum n. 61 l’articolo “In cerca del pianeta Vulcano”).
Morì a Parigi dopo una lunga e dolorosa malattia il 23 settembre del 1877, proprio nel giorno del 31° anniversario della scoperta del pianeta che gli regalò la gloria immortale.

(testo estratto dalla rubrica di Ivano Dal Prete  “Hanc Marginis. Urbain Le Verrier, torti e ragioni di un astronomo tiranno” pubblicata su Coelum n. 145)