Sembra solo un puntino luminoso e privo di struttura, come tutte le altre stelle del Cosmo. Ma ogni stella ha una sua storia, una sua individualità che si nasconde dietro quel piccolo bagliore di luce. La storia di Gamma Cephei è tra le più interessanti del cielo.
Gamma Cephei dista circa 45 anni luce dalla nostra stella ed è in realtà un sistema stellare binario. La componente principale, Gamma Cephei A, è circa 1,4 volte la massa del Sole, ma è cinque volte più grande. È una subgigante classificata come K1 III-IV, ovvero una stella arrivata quasi alla fine della sua splendente vita percorrendo i vari gradini della serie spettrale e giungendo allo stadio di una lunga vecchiaia. La sua compagna Gamma Cephei B è una nana rossa circa tre volte meno massiva e molto meno luminosa, del tipo spettrale M4V. La piccola compagna fu scoperta da Gordon Walker e Bruce Campbell nel 1987 utilizzando misure di velocità radiali tramite osservazioni spettroscopiche. I due astronomi determinano che la nana rossa si muove intorno alla compagna più luminosa su un’orbita fortemente ellittica con un periodo di circa sei anni, ad una distanza media di circa 20 unità astronomiche.
Poco mesi dopo, come racconta Giovanni Covone nelle pagine di “Altre Terre”, Walker e Campbell trovarono gli indizi del primo pianeta fuori dal Sistema Solare. Ulteriori misure mostravano la possibile presenza di un pianeta più grande di Giove, in orbita intorno alla stella maggiore, su un’orbita di circa due anni. Sarebbe stata una scoperta storica (infatti il primo pianeta estrapolare confermato fu scoperto sette anni dopo, nel 1995). Al candidato pianeta fu perfino dato un nome proprio, Tadmor, ma le prove non erano ancora sufficienti per dichiarare una scoperta.
“Tra i pianeti perduti, quello intorno a Gamma Cephei A occupa un posto particolare. Non era un pianeta inventato, non era un falso segnale nei dati immaginato da un astronomo troppo speranzoso. Era un vero pianeta, ma non era stato riconosciuto. Oggi è uno dei pochi tra gli oltre cinquemila noti che ha persino un nome: Tadmor, l’antico nome semitico della città di Palmira, in Siria, patrimonio dell’umanità.” (“Altre Terre”, pag. 187).
Al gruppo di Gordon e Campbell mancarono le risorse per compiere ulteriori osservazioni. Lo stesso Bruce Campbell, all’età di quarant’anni era ancora un astronomo precario presso la Victoria University (Toronto): in assenza di certezze sul suo futuro e preso dallo sconforto, “a un metro dal suo traguardo decise di lasciare il gruppo e l’astronomia.”
Nuove osservazioni nel 2003 confermarono la presenza del pianeta nel sistema binario, sulla stessa orbita misurata quindici anni prima da Campbell e Gordon. Chissà: con un pizzico di fortuna e di determinazione di più, la storia avrebbe potuto essere diversa. Ma è una storia che merita di essere ricordata perché, come ricorda Covone, “il lavoro degli scienziati poggia sulle generazioni dei giganti che ci hanno preceduto e ci permettono di guardare un po’ più lontano. Bruce Campbell, Gordon Walker sono tra i giganti verso cui tutti gli odierni cacciatori di pianeti hanno un debito.”