Un cielo di stelle colorate

In una qualunque notte serena e lontana dalle luci delle città, con lo scorrere delle ore potremmo contare fino a circa 3000 astri. Un numero davvero alto, eppure solo meno dell’1% di essi è in grado di mostrare già ad occhio nudo leggere sfumature cromatiche, perché tutti gli altri appaiono invece incolori o grigiastri. È fin dagli albori dei tempi tuttavia che le tenui tracce colorate di questa manciata di oggetti – solitamente luminosi e rossastri – hanno saputo cogliere l’attenzione dell’uomo ed influenzare la sua storia!

Figura1: Orione, Toro e Cane Maggiore ripresi scuotendo uno Huawei P30 pro. ISO5000 – 5s – F1.6, – 2 gennaio 2022 Parco Nazionale del Pollino.

È proprio per il loro colore infatti se il Pianeta Rosso e la stella Antares sembravano interpretare rispettivamente il dio della guerra ed il suo mitologico rivale; ed è ancora per la loro sfumatura rossastra se gli indigeni australiani riconoscevano in Betelgeuse ed Aldebaran due magici fuochi pulsanti; ed è ancora per il giallastro-arancione della sua luce se gli indigeni americani riconoscevano in Arturo gli occhi di quell’allocco che  ogni primavera si metteva a caccia della Grande Orsa appena ri-sorta dal letargo.

Poche e tenui sfumature insomma, che tuttavia sapevano e sanno essere il sufficiente indizio di quanto sia potenzialmente visibile in tutte le altre stelle del cielo, facendo quindi pregustare quanto la volta celeste – per il numero degli astri che contiene – sia un vero tripudio di colori.

L’Albero delle Stelle

Attraverso uno strumento astronomico non solo si percepisce il colore di un maggior numero di astri, ma c’è anche la possibilità di ammirarli contemporaneamente nel campo dell’oculare. Ed allora, armato di un dobson da 30 cm di diametro, circa 10 anni fa ho cominciato a cercare tutti quegli angoli della volta celeste in cui fossero nascoste le stelle più colorate del cielo. E così, di anno in anno, selezionando le doppie e le carbon stars dalle sfumature più intense, mi sono imbattuto nei colori di coppie e tripletti stellari meravigliosamente visibili uno accanto all’altro e talvolta non catalogati da nessuna altra parte.

Figura2: Paolo Palma col suo telescopio dobson da 18” – gioco prospettico.

Da buon visualista, potendo semplicemente raccontare a parole quanto osservavo, un po’ come si faceva nell’800 con l’esempio delle pietre preziose, dei metalli e dei frutti, mi è piaciuto paragonare questi colori a quelli visibili nelle foglie che ammiravo nel periodo autunnale. Per cui, la collezione ottenuta, non potevo che definirla L’Albero delle stelle, l’elenco degli astri più colorati del cielo.

Col passare del tempo ho cominciato ad immortalare queste sfumature con un semplice smartphone avvicinato al telescopio e nella speranza di ottenere il risultato “migliore”, più cercavo di stare fermo, più mi accorgevo che i colori erano più evidenti proprio nelle foto mosse, con gli astri scossi, esattamente come da anni insomma, scuotendoli con piccoli colpi al telescopio, suggerivo di fare per meglio notarli nell’osservazione visuale.

Utilizzare questa tecnica visuale in ambito fotografico sembrava inizialmente un vero azzardo, almeno fino a quando non sono venuto a conoscenza del poeta Filippo Zamboni. Egli infatti già alla fine del 1800, con la suggestiva definizione di Danza delle Stelle, fece dell’osservazione dei colori degli astri col il binocolo scosso un vero e proprio manifesto poetico. Con lui questa via è improvvisamente diventata la strada migliore da percorrere, la tecnica giusta per immortalare i colori stellari e per descrivere l’esperienza che se ne può fare nell’osservazione visuale:

«Appuntate l’occhiale in quella plaga del cielo apparentemente più povera di stelle […] Fatelo tremolare in tutti i versi. Ecco una subita vita nella volta celeste; un’apparizione di mille stelle che tacevano, […] manifestando i loro colori».

 

Il binocolo scosso zamboniano

L’intensa interpretazione che Filippo Zamboni offre di questo gioco visuale infatti, mi ha convinto ed incoraggiato ad intraprendere la piccola impresa di fotografare sistematicamente tutti gli astri dell’Albero delle Stelle proprio facendoli danzare nel campo dell’oculare. Un gioco di colori che difficilmente qualcun altro potrà descrivere con maggior passione e fantasia di lui e di cui ora ho il bell’onore di mettere in scena sistematicamente con gli oltre 400 astri più colorati del cielo visibili dalle latitudini italiane:

«Le stelle aprendo ali di colori, […] fanno un mulinello variopinto, un gioco sorprendente, […] come uno spettro senza prisma; cinture di Venere […]onde, spire, serpeggiamenti, corone rotonde sottili e tremule, nodi e orbite di luce […,]spirali che anelano di ritornare stelle […], ellissi variamente fulgide che impazzano di piacere, ebbre di colori».

Continua..

L’articolo completo è pubblicato in Coelum Astronomia n°260 di febbraio/marzo 2023

 

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