Dopo circa un anno dal suo arrivo ho potuto provare abbastanza a fondo, quello che credo sia il sogno di ogni appassionato della volta celeste, un 60 cm in configurazione equatoriale. Uno strumento di queste dimensioni fino a circa 60 anni fa era considerato uno strumento di punta negli osservatori professionali. Per fortuna oggigiorno può essere alla portata di molte persone. Quello che manca però può essere il sito adatto.
Le dimensioni quasi ciclopiche di tali strumenti li rendono da postazione fissa.  Si ci sono dei dobson trasportabili di questi diametri, però un tale strumento va supportato con una robusta montatura, altrimenti non lo si può spingere al limite. I siti in Italia dotati di una buona volta stellata sono ormai pochi, e gli astrofili così come ormai da anni fanno gli astronomi tendono a spostarsi verso cieli bui in altri continenti. Emblematici gli osservatori tedeschi nati in Namibia, o anche quelli nel continente americano comandati anche in remoto. Per fortuna da anni dispongo di una piattaforma in Aspromonte a pochi chilometri da Reggio Calabria a 1200 m di quota, dove il cielo è abbastanza buio, e il numero di notti serene all’anno è molto elevato, in estate supera il 90%. Inoltre il clima è molto mite in inverno di notte non si scende mai sotto -5°. La presenza del mare su 3 lati dell’Aspromonte garantisce inoltre una stabilità termica molto elevata che favorisce un seeing molto buono. La dimora adeguata per un grosso strumento era stata trovata, non restava che scegliere la configurazione ottica e la montatura. Anni di esperienza astrofotografica mi hanno fatto optare per la configurazione Newton, molti astrofotografi usano la configurazione Ritchey-Chretien ma a mio avviso ha un’ostruzione secondaria molto forte e ciò ne pregiudica sia il contrasto fotografico che l’uso visuale. La montatura equatoriale a forcella inoltre, anche se più costosa, è molto più funzionale e fornisce un’ottima piattaforma per l’uso di strumenti in parallelo. Ho scelto di avere un rapporto focale molto spinto, f 3,6 questo per diverse ragioni, una prima fotografica, per aver un campo molto esteso e tempi di posa veloce, ottimi per riprese cometarie o di nebulose, poi per un uso pratico, la lunghezza del tubo ottico sarebbe stato simile a un classico 40 cm, e nel visuale sarebbe stato abbastanza agevole raggiungere l’oculare. Il telescopio puntato allo zenith raggiunge solo i 2,5 m di altezza.
Fissati i parametri dello strumento non restava che pensare alla sua casa. La soluzione più bella e romantica, che però in costi eguagliava quello del telescopio, era la cupola; ma per un uso pubblico è da sconsigliare. Uno strumento del genere a alta risoluzione risente fortemente della turbolenza prodotta dal calore delle persone, con conseguente effetto camino nella piccola apertura della cupola. La soluzione migliore, ma anche più economica risultò essere il tetto scorrevole, con soli 4.000 euro e olio di gomito ho attrezzato una struttura di 4,5 X 6 metri, un decimo circa del costo di una cupola di 5 metri, ma con un ulteriore vantaggio, la possibilità per i visitatori di ammirare interamente la volta stellata. E posso garantire che molti neofiti sono rimasti affascinati da questa soluzione, un tetto di stelle è veramente accattivante, una visitatrice si è persino sdraiata per terra per ammirarlo al meglio. Poi durante il periodo delle stelle cadenti, è un piacere sentirle contare mentre si osserva al telescopio. Il pavimento naturalmente è in materiale gommoso per attutire la caduta dei preziosi accessori ottici, e effettivamente fino al momento ha funzionato!

Le mie aspettative su tale strumento erano grandi. Sul piano osservativo mi aspettavo di riuscire a cogliere i colori sulle nebulose più brillanti e risolvere le strutture a spirale delle galassie.

Nebulosa Trifida
Nebulosa Trifida

A dire il vero la prima luce è stata un po’ deludente, Giove basso sull’orizzonte lasciava intravedere poco o niente, la Nebulosa Trifida era si evidente in estensione come in foto, ma i colori erano elusivi. Devo però ammettere che ho osservato frettolosamente e senza un adeguato adattamento al buio, qualche mese dopo difatti, il mio amico Michele mi ha fatto notare che sulla parte bassa a sud di M 20 erano visibili, per contrasto, dei delicati colori: sì, con facilità si poteva notare il viola e il rosato di questa parte della nebulosa. Lo stesso Giove osservato altre volte, in 3 occasioni nonostante fosse a soli 25° dall’orizzonte ha fornito una ricchezza di dettagli impressionante. Le bande più chiare erano percorsi da festoni sottilissimi che non avevo mai notato prima se non in foto, gli stessi satelliti medicei venivano risolti in piccoli dischetti. La correzione del primario è attorno a Lambda/10, e quando il seeing lo permette si notano tutti i decimi di correzione.
L’immagine di Saturno a una prima occhiata sembra simile a quella dei migliori telescopi apocromatici da 15 cm, ma poi si capisce che i colori sono molto più vividi e gli stessi anelli sono distinguibili per la loro differenza cromatica, che appare molto evidente.
Osservando gli oggetti nebulari con tale strumento anche se la loro colorazione è quasi assente, appaiono estesi e ricchi in dettaglio come nelle foto riprese da strumenti dell’ordine dei 20cm di diametro. In occasione dell’osservazione di M 42 il visuale supera la fotografia, infatti il maggiore range dinamico dell’occhio umano fornisce una visione della zona centrale del Trapezio mozzafiato. Le 4 stelle del trapezio, sembrano situarsi all’interno di una caverna rischiarata dalla loro straordinaria luce. Qui i chiaroscuri sono forti e i colori vanno dal grigio al verde al rosa. Usando un oculare a bassissimo ingrandimento, tutta l’intera spada di Orione si mostra in tutto il suo splendore, usando un Plossl da 56 mm ho una pupilla d’uscita di circa 15 mm! Ma vedere tutte le nebulose così come in foto è davvero incredibile. Ma questo strumento è soprattutto galattico ed è qui che si nota maggiormente il salto con un 40 cm. La prima della serie NGC 891 non lascia dubbi, è netta come in foto. Poi in inverno la rivelazione: M51 la galassia vortice, completamente risolta in tutta la sua bellezza. La spirale è ovvia e sembra quasi pulsare di vita, è davvero una visione impagabile.

Una cosa che non mi aspettavo in tale strumento è la sua potenza ottica, abituato con un Meade da 35 cm credevo che l’ingrandimento utile fosse, si legato allo strumento, ma soprattutto al seeing, e ritenevo che l’ingrandimento massimo idoneo fosse il 200X. Il 60 invece si muove agevolmente tra le anse delle planetarie o dei globulari a 400X! Sembrano i 70-80 X di uno strumento di 20cm. E’ davvero la lavorazione dell’ottica a fare la differenza.

Velo del Cigno
Velo del Cigno

Un altro oggetto ricco di colori può essere il Velo del Cigno, (visibile agevolmente anche senza filtro interferenziale), qui molti appassionati dicono già di percepire il giallo, il verde o il rosa con un 40 cm. Effettivamente si nota una differenza cromatica ma è difficile stabilire l’esatto colore, una signora mi ha fatto notare che ha un bel rosato; ma mi riservo di abbuffarmi di mirtilli (si sa ottimi per aumentare l’acuità visiva notturna) per poter osservare al meglio tale sfumatura. Comunque a prescindere dalla sua elusiva colorazione la nebulosa Velo rivaleggia visualmente con le migliori foto per ricchezza e finezza dei dettagli.

Helix
Helix

Sulle planetarie in genere tale strumento è eccezionale, facili le nane al centro di M 57, di M27, della Helix, qui addirittura è visibile l’arco esterno all’ ”elica”. Inizialmente credevo fosse un riflesso dell’oculare, ma poi spostando il tele, si notava che era una struttura del fondo cielo. Su M27 la visione è da 3D le orecchiette sono evidentissime così come la stellina centrale. Un’altra piacevole sorpresa è la Eskimo, risolta nei suoi 3 differenti gradi di luminosità o gusci di espansione (naso, faccia, cappello) la cosa inusuale è osservare i 3 distinti salti di brillantezza poiché in generale le nebulose possiedono un’omogenea distribuzione di luminosità.
Però a dire il vero non mi sono mai messo a spingere l’osservazione visuale al massimo, ho sfruttato pochissimo la visione distolta e ho lasciato adattare al buio il mio occhio solo per pochi minuti. Il 60 cm è comandato in remoto tramite Pc e lo schermo LCD del computer anche se messo alla minima luminosità incide negativamente sull’adattamento al buio. Come si sa dopo circa 15 minuti si ha la dilatazione massima della pupilla, dopo di che ci vogliono altri 15 minuti per far produrre all’occhio una speciale proteina che spinge i bastoncelli a guadagnare ulteriori 2 magnitudini in sensibilità.
Però il campo dove il telescopio mi ha lasciato senza parole è l’astrofotografia. Già dal singolo scatto digitale si nota l’incredibile risoluzione e contrasto dello strumento. Dove con strumenti della classe dei 20-30 cm prima erano visibili delle macchie o delle striature nere, ora sono risolte in nubi galattiche in 3 dimensioni. Lo stesso gas nebulare ha una plasticità incredibile. E poi i tempi di posa; allo zenith già con 4 minuti di posa si raggiunge il limite di saturazione del fondo cielo. Inoltre ho paragonato la puntiformità stellare delle mie astrofoto con le riprese effettuate dai migliori astrofotografi americani, anche se loro utilizzano una configurazione Ritchey-Chretien con una focale attorno ai 4000 mm, il mio Newton con soli 2200 mm di focale garantisce una puntiformità superiore a parità di campo inquadrato. Tale performance però richiede una guida automatica con CCD, infatti nonostante abbia provato a guidare in manuale a più di 300X risulta difficile ottenere stelle perfettamente puntiformi, l’eccellente qualità ottica non ammette errori. Per gli scatti utilizzo una Canon modificata accoppiata con uno spianatore di campo Televue. Però non oso immaginare cosa possa venir fuori con un CCD a largo campo dotato di filtri e ottica attiva e uno spianatore di campo più sofisticato. Le foto che fino adesso ho realizzato sono perciò solo un primo risultato, che lasciano intravedere le grandi potenzialità di questo 60 cm.
Una mia amica però mi ha detto che non è giusto che tenga tale strumento sia solo per me, è infatti conto di renderlo accessibile al pubblico in breve tempo. L’osservatorio è situato all’interno di un agriturismo dove si può alloggiare in confortevoli camere o gustare i prodotti aziendali. Credo che poche strutture in Italia possano permettere agli ospiti di dormire a soli 20 metri da un piccolo mostro di 60 cm sotto un cielo trapuntato di stelle. E se si è troppo stanchi dalla montagna si può fare sempre un tuffo nel mare cristallino di Reggio Calabria distante appena 20 km dall’osservatorio “Notte Stellata”.
Ho deciso di dare questo nome alla struttura, in ricordo del quadro di Van Gogh che tra le stelle del suo celeberrimo dipinto, ha riprodotto quello che Lord Ross per primo aveva osservato e disegnato grazie al suo nuovo telescopio di 180 cm: la struttura a spirale di M51, che come detto questo telescopio è in grado di rendere appieno.

russoMassimo Russo, nato nel 1971, sono un astrofotografo mi occupo di astronomia sin da bambino, ho pubblicato articoli astronomici nelle maggiori riviste italiane del settore, le mie foto sono state pubblicate anche su riviste internazionali e dalla BBC. Attualmente gestisco l’agriturismo “Notte Stellata” in Aspromonte e faccio parte della commissione tecnico scientifica del Planetario Pitagora di Reggio Calabria. Amo viaggiare per il mondo in cerca di eventi rari come eclissi, stelle cadenti, comete.