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Studiare le rocce terrestri per aiutare il rover Perseverance con il suo lavoro su Marte
È Agosto 2021 e, con grande emozione, Perseverance sta per esaminare il suo primo campione di roccia estratto dal cratere Jezero.
Peccato che, di quel carotaggio, non rimanga che polvere. Perché?
Una bella domanda, visto che, al secondo tentativo, Perseverance è riuscito a raccogliere con successo un campione di roccia delle dimensioni di un gessetto, senza che questo si sbriciolasse.
Il team del JPL (il Jet Propulsion Laboratory della NASA) ha così concluso che la prima roccia che avevano scelto era così friabile che il trapano a percussione del rover probabilmente l’aveva polverizzata.
Quel primo campione di roccia, denominata Roubion, è subito divenuto oggetto di accurate indagini da parte dei ricercatori. Prima della partenza di Perseverance erano state testate dozzine di rocce di consistenza e composizione differenti e nessun tipo di queste era stata polverizzata in quel modo dal trapano in dotazione al rover.
È così che è iniziata la campagna esplorativa e una nuova serie di test su rocce terrestri per aiutare Perseverance con il suo lavoro su Marte.
Alla ricerca del “Roubion terrestre”
Ricreare le proprietà fisiche uniche di Roubion è la chiave della campagna di test.
«Tra tutte le rocce testate, Roubion è quella che ha mostrato prove evidenti di interazione con l’acqua. Motivo per cui si è sbriciolata sotto l’azione del trapano» spiega Ken Farley, geochimico del California Institute of Technology. Le rocce alterate dall’azione dell’acqua tendono infatti a disintegrarsi più facilmente: bisognerà imparare a maneggiarle con cura, in quanto sono molto preziose per la missione NASA.
Ricordiamo che Perseverance sta esplorando il cratere Jezero – un antico lago alimentato da un fiume – a caccia di segni di vita microscopica.
Per trovare rocce terrestri simili al Roubion, ai ricercatori è stato concesso il permesso di cavare alcune rocce nella Ecological Reserve di Santa Margarita, a due ore di auto dal JPL. Dopo un bel lavoro di squadra per estrarre rocce di dimensioni sufficienti per diversi tipi di sperimentazione, queste sono state trasferite presso l’Extraterrestrial Materials Simulation Lab: una sorta di centro servizi che prepara i materiali per i test al JPL.
Sono state formate due squadre: un team ha lavorato con un trapano da costruzione – non da carotaggio – insieme ad altri strumenti, mentre un altro team ha utilizzato un trapano simile a quello in dotazione a Perseverance.
Sperimentando si impara
Le prove svolte sono state diverse, specialmente con il trapano simile a quello del rover. Gli ingegneri hanno modificato la velocità di percussione del trapano e il peso posizionato sulla punta. Hanno anche provato a perforare la roccia orizzontalmente anziché verticalmente, nel caso in cui l’accumulo di detriti fosse un fattore determinante. Hanno anche verificato che, riducendo la forza della percussione per evitare di polverizzare il campione, la punta del trapano non riusciva a penetrare la superficie. A questo punto è stato concluso che, nel caso in cui un campione di roccia dovesse resistere a percussioni più forti, questo significherebbe la sua interazione con l’acqua è stata minima.
Grazie a tutti questi test terrestri, finora Perseverance è riuscito a raccogliere con successo ben sei campioni di rocce altamente alterate dall’acqua. Le sperimentazioni su rocce terrestri continuano e gli ingegneri del JPL si tengono pronti a tutte le nuove sfide che si presenteranno!
Fonti
Testing Rocks on Earth to Help NASA’s Perseverance Work on Mars