Leonida Rosino (al centro) con Francesco Bertola (a sinistra nella foto) e il prof. Taffara, ad Asiago, nel 1968. Cortesia Francesco Bertola.

Il 31 luglio scorso [n.d.r. del 1997], in prossimità del Suo 82° compleanno, è scomparso il Prof. Leonida Rosino, una delle figure più illustri dell’astronomia italiana e internazionale di questa seconda metà del secolo.

I risultati scientifici da Lui ottenuti e la Sua azione incisiva volta allo sviluppo dell’astronomia sono destinati a lasciare una profonda traccia negli anni a venire.

Nato a Treviso, Rosino si laurea in Fisica all’Università di Padova nel 1938 con una tesi sulle atmosfere stellari. Relatori furono il Prof. Bruno Rossi, fondatore dell’Astronomia X, e il Prof. Giovanni Silva, all’epoca intensamente impegnato ad Asiago nella realizzazione del telescopio più grande d’Europa, e alla cui successione Rosino sarà più tardi chiamato.

Appena laureato Rosino inizia la sua attività all’Università di Bologna, dotata del telescopio riflettore da 60 cm posto a Loiano.

Leonida e Rosalia Rosino in compagnia di Guido Horn D'Arturo a Bologna nel settembre 1950. Cortesia della signora Rosalia Rosino.

Rimane come assistente a Bologna fino al 1953, e nel giro di quindici anni, alcuni dei quali purtroppo resi difficili dalla guerra, Rosino riesce a sfruttare al massimo la capacità di un telescopio che anche allora non poteva essere certo considerato di grandi dimensioni, ottenendo tuttavia risultati scientifici che lo impongono subito all’attenzione internazionale. Egli si rende conto che il miglior uso del telescopio, che gli veniva messo a completa disposizione, era quello di intraprendere studi sistematici che richiedevano un impiego quasi giornaliero dello strumento. Rosino inizia tutto un filone di ricerca sulle stelle variabili, che si dirama negli studi delle U Geminorum, variabili a guizzo senza periodicità, delle variabili erratiche T Tauri, situate nella zona di presequenza del diagramma H-R, e infine delle regolarissime RR Lyrae degli ammassi globulari.

Esaminando ora dal punto di vista storico le ricerche svolte a Loiano ci si accorge del grande impatto che esse hanno avuto sullo sviluppo dell’astronomia italiana. Con questo tipo di ricerca Rosino diventa il pioniere in Italia dell’astrofisica di osservazione. E se oggi siamo una comunità astronomica molto vivace, che si è imposta a livello internazionale realizzando il telescopio Galileo e a breve scadenza, speriamo, il binoculare con due specchi di otto metri di diametro, lo dobbiamo alla tradizione iniziata da Rosino a Loiano, e dal Suo collega ed amico Livio Gratton, che negli stessi anni a Merate conduceva ricerche spettroscopiche di primo piano sulle stelle novae.

Nel 1953, all’età di 38 anni, Rosino vince la cattedra universitaria, che lo porterà prima a Cagliari, poi a Bologna ed infine a Padova nel 1956. Che la sua destinazione finale fosse Padova era già chiaro fin dal 1953, quando Gli venne affidato l’incarico della direzione dell’osservatorio di Asiago. Ciò che attraeva fortemente Rosino verso Padova non era il ritorno ai luoghi di origine, all’università dove si era laureato. A Bologna si trovava molto bene, la città era ospitale e nel 1944 aveva sposato una bolognese, la signora Rosalia, che svolgerà un ruolo di grande rilievo accanto a Lui, sensibile a tutte le esigenze di un uomo completamente dedicato alla scienza.

I coniugi Rosino in occasione del 7° raduno IAU a Zurigo nell'agosto del 1947. Alla destra di Rosino, M. Cimino e signora. La delegazione italiana, presieduta dal Prof. G. Abetti, era inoltre composta da: G. Armellini, G. Cassinis, G. Cecchini, G. Conti, A. Colacevich, G. De Strobel, M. G. Fracastoro, A. Gennaro, L. Gratton, E. Krüger, E. Martin, G. Righini, G. Silva, L. Volta, F. Zagar. Cortesia signora Rosalia Rosino.

Rosino è attratto da Padova perché l’Università aveva posto sull’altopiano di Asiago, nel 1942, un grande telescopio, con cui avrebbe potuto compiere delle ricerche ancora più spinte, già intraprese usando i telescopi dell’osservatorio di Yerkes (Chicago) alla fine degli anni ‘50.

A Padova l’attività di Rosino diventa duplice. Da una parte continua le ricerche iniziate a Loiano, aggiungendovi anche lo studio sistematico delle novae e delle supernovae (ne scoprirà una quindicina nel volgere di pochi anni). Dall’altra si dedica intensamente allo sviluppo delle capacità osservative dell’osservatorio di Asiago.

Il riflettore Schmidt da 65-90 cm di Asiago.

Nel 1958 entra in funzione il telescopio Schmidt di 40-50 cm. Nel 1967, nel secondo centenario della fondazione della Specola di Padova, un nuovo telescopio Schmidt, più potente, con ottiche di 65-90 cm, viene inaugurato ad Asiago. Infine nel 1973, a celebrazione del 5° centenario della nascita di Copernico, viene installato a Cima Ekar, sempre sull’altopiano di Asiago, ma in posizione più isolata per evitare gli effetti dell’inquinamento luminoso, il grande riflettore di 182 cm. Ovviamente tutti questi telescopi, e anche l’originale metro e venti, vennero man mano dotati delle più sofisticate attrezzature ausiliarie e al tempo stesso affiancati da strumenti di riduzione e di calcolo. A completamento di questo fervore strumentale, nel 1968, Rosino ottiene l’istituzione del Corso di Laurea in Astronomia, primo in Italia, che attira verso l’Università di Padova studenti di tutta la Penisola.

Visto in retrospettiva, questo secondo periodo dell’attività di Rosino, il periodo padovano che va dal 1953 al 1985, data del collocamento a riposo, è da considerarsi quello dell’affermazione di Padova come uno dei centri astronomici di più alto livello scientifico. Se oggi decine e decine di ricercatori svolgono la loro attività in un ambiente di alto prestigio, trovandosi così sin dall’inizio in una posizione di grande vantaggio, questo è dovuto all’opera illuminata di Leonida Rosino, che ha creato una delle capitali dell’astronomia di osservazione, per la quale merita la gratitudine di tutta la comunità astronomica italiana.

Tra le doti umane di Rosino, che non vanno considerate disgiunte da quelle scientifiche, ne ricorderò una in particolare: la grande disponibilità verso gli altri, soprattutto verso coloro che con lui condividevano la passione per la scienza. Rosino è stato per tutta la sua vita, giorno dopo giorno, anche successivamente al collocamento a riposo, sempre sul posto di lavoro, con una regolarità eccezionale. In qualsiasi momento si poteva bussare alla Sua porta sicuri di essere immediatamente ricevuti. Non aveva nessun problema nell’interrompere il lavoro che stava svolgendo per poter discutere dei progetti che gli venivano sottoposti, per dare consigli sul modo migliore di portare avanti la ricerca e spesso anche per parlare di questioni che esulavano dal campo astronomico e che andavano dai grandi problemi di natura filosofica a quelli della vita di tutti i giorni. Va ricordata inoltre la sua disponibilità verso gli astrofili, perché anche Lui in fondo era un astrofilo nel suo intimo. Partecipava con interesse ai loro convegni ed era prodigo di consigli ed incoraggiamenti.

Lascio al lettore il compito di cogliere gli altri elementi della grande personalità umana di Leonida Rosino, pubblicando nella pagina successiva il testo del discorso da Lui pronunciato nell’Archivio Antico dell’Università a conclusione della cerimonia celebrativa del suo 80° compleanno nel novembre del 1995. Pur nella sua brevità e nella sua asciuttezza, lo considero il più bel testamento che Egli potesse lasciarci.

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Francesco Bertola dal 1974 professore di Astrofisica presso l’Università di Padova. In precedenza ha lavorato presso l’Osservatorio Astronomico di Padova (1963-72) ed è stato professore di Astronomia all’università di Lecce (1972-74). È socio della Società Italiana di Fisica e di diverse società scientifiche internazionali, tra cui l’American Astronomical Society e la International Astronomical Union. Dal 1987 è socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Si è interessato, tra l’altro, di fotometria e dinamica delle galassie, di morfologia dell’universo e di diversi problemi connessi alla strumentazione astronomica.

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